Le abbondanti nevicate di queste ore stanno rallentando anche le consegne dei vaccini anti Covid in alcune regioni d’Italia. E comporteranno qualche piccola modifica al calendario delle immunizzazioni iniziate domenica con il Vaccine day. Intanto il ministro della Salute Roberto Speranza ha ricordato che la prossima tappa cruciale sarà l’autorizzazione per il vaccino di AstraZeneca. Una volta ottenuto il via libera per Moderna e per il farmaco prodotto anche a Pomezia, l’Italia potrebbe avere “già dal primo aprile 13 milioni di vaccinati“. “Così avremmo raggiunto la Fase Uno – spiega Speranza – cioè quella che ci consente di avere il primo impatto epidemiologico”. Le Regioni, stavolta, “non hanno alibi: la gestione è centralizzata sul piano delle forniture e per il resto gli abbiamo dato 15mila assunzioni in più”.
Dopo la prima giornata – simbolica – di vaccinazioni, è in arrivo nei prossimi giorni il secondo carico delle 450mila dosi previste per l’Italia in questa prima settimana. Le abbondanti nevicate di queste ore hanno comportato qualche rallentamento nelle consegne in calendario per martedì: l’arrivo di 40mila dosi in Piemonte slitta a mercoledì mentre il presidente della Liguria Giovanni Toti ha fatto sapere che la fornitura attesa per oggi non è stata recapitata ma comunque entro il 30 dicembre arriveranno in regione circa il 75% delle 16mila dosi previste e il restante 25% dovrebbe arrivare il 31.
Piccoli slittamenti che non cambiano il risultato. “Finalmente abbiamo l’arma per vincere la guerra“, spiega il ministro in un colloquio con La Stampa. Un’arma che nella prima giornata di distribuzione non ha mostrato effetti collaterali: “Oggi siamo credo a 2 milioni di somministrazioni” e su questo totale sono state registrate “8 reazioni” avverse “maggiori, ma che hanno tutte consentito in 24 ore alle persone di riprendere una vita normale“, ha spiegato Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’Agenzia europea dei farmaco Ema, ad Agorà su Rai 3. Il microbiologo dell’università di Roma Tor Vergata ha sottolineato che “se le stesse persone avessero contratto il virus, avremmo 100-120 morti” di Covid-19 in più. Quindi “il rapporto beneficio-rischio è assolutamente evidente e i numeri parlano da soli“, ha tranquillizzato Rasi.
Il piano strategico – Speranza spiega come dovrebbe procedere la campagna di vaccinazione: “Secondo il piano contrattuale, nel primo trimestre noi dovremmo ricevere 8,7 milioni di dosi prodotte da Pfizer e 1,3 milioni prodotte da Moderna“, il cui farmaco dovrebbe essere approvato dall’Ema il 6 gennaio. In totale sono 10 milioni di dosi, “corrispondenti a 5 milioni di persone vaccinate, visto che con un richiamo servono due dosi a persona”, evidenzia Speranza.
Per l’Italia però sarebbe cruciale soprattutto il via libera al vaccino di AstraZeneca e Oxford, realizzato in collaborazione con l’azienda italiana Irbm di Pomezia. La Gran Bretagna dovrebbe autorizzarlo a breve. “Se arriva subito al traguardo anche AstraZeneca – prosegue Speranza – entro il primo trimestre si aggiungeranno altre 16 milioni di dosi, che corrispondono ad altre 8 milioni di persone vaccinate. Risultato finale: noi già dal primo aprile potremmo avere 13 milioni di vaccinati e così avremmo già raggiunto la Fase Uno, cioè quella che ci consente di avere il primo impatto epidemiologico”.
Il via libera ad AstraZeneca darebbe anche un vantaggio strategico al nostro Paese: “Il vettore virale è prodotto a Pomezia, nell’impianto Irbm – prosegue il ministro – l’infialamento avviene ad Anagni e la conservazione delle dosi non ha bisogno di temperature a 75 sotto zero. Vuol dire che per noi, sfruttando Pratica di Mare come hub, sarà tutto più semplice: produzione, distribuzione, conservazione. Le Regioni? Stavolta non hanno alibi, la gestione è centralizzata sul piano delle forniture, e per il resto gli abbiamo dato 15mila assunzioni in più tra il personale medico”.