La moglie Corinna ha sempre mantenuto il massimo riserbo sulle sue condizioni di salute. Sull'argomento è tornato Luca Badoer, ex collaudatore e pilota della Ferrari nonché amico intimo della famiglia Schumacher:
Sono passati sette anni da quel 29 dicembre del 2013 quando un terribile incidente con gli sci cambiò la vita di Michael Schumacher. Il super campione di Formula 1 – eguagliato solo quest’anno da Lewis Hamilton – stava sciando con il figlio Mick, all’epoca 14enne, sulle montagne di Meribel, nelle Alpi Francesi, quando cadde sbattendo la testa contro una roccia. Trasportato d’urgenza all’ospedale di Grenoble, fu operato e poi messo in coma farmacologico. Lì rimase per sei mesi, prima del trasferimento in un centro riabilitativo a Losanna e poi nella villa di Gland, sempre in Svizzera, sempre seguito da un’equipe di medici specializzati.
La moglie Corinna ha sempre mantenuto il massimo riserbo sulle sue condizioni di salute. Sull’argomento è tornato Luca Badoer, ex collaudatore e pilota della Ferrari nonché amico intimo della famiglia Schumacher: “È un dramma che mi fa male quando ci penso. Ma per rispetto di Schumi e di tutta la sua famiglia, non ho rivelato né dirò una sola parola delle sue condizioni”, ha detto a Libero. “Solo io, Todt e pochi intimi lo andiamo a trovare. Michael si è sempre allenato duramente ed è un bene che il suo fisico abbia resistito. Quando provavamo nei test a Mugello e a Monza, durante la pausa, si allenava nella palestra Technogym o prendeva la bicicletta e pedalava tra le colline. Michael è Michael! È un combattente e spero possa rimettersi presto”.
Poi si è lasciato andare ai ricordi: “Con Michael e Corinna abbiamo fatto vacanze insieme a mia moglie (Alice Terzi, n.d.r.) e ai miei due figli (Brando e Rocco, n.d.r.) “, ha raccontato. “Noi andavamo a Ginevra, loro venivano a Montebelluna. E ricordo anche il giorno del battesimo di Brando. Schumi è il suo padrino e lo ha tenuto in braccio durante il battesimo nell’aprile 2007. Brando lo adora, è il suo idolo del passato e sogna di diventare pilota della Ferrari, da lui guidata per una vita. Ogni volta che Michael veniva, portava Mick che giocava con i miei figli”.