Attivismo ambientalista, accordi internazionali sui cambiamenti climatici e comportamenti ecologici non sono mai davvero riusciti a invertire la crescita di emissioni di CO2 a livello mondiale. C’è riuscito il Covid-19.
Ha causato la più rapida diminuzione annuale delle emissioni di anidride carbonica mai registrata nella storia. Nel 2020, le emissioni globali di anidride carbonica dai combustibili fossili e dall’industria dovrebbero diminuire del 7%. Le emissioni sono diminuite del 12% negli Stati Uniti, dell’11% nell’Unione Europea, del 9% in India e dell’1,7% in Cina. Ulteriori momenti storici in grado di causare significative riduzioni di CO2 a livello globale sono state primariamente le crisi economiche come quella del 2008. Capito?
Mentre il mondo si prepara a sconfiggere la pandemia attraverso vaccinazioni di massa (che però dovranno essere coadiuvate da interventi non farmacologici per molto tempo) dovremmo chiederci cosa significa tornare alla normalità. Nessuno sa esattamente se siamo ancora in tempo per evitare il “punto di non ritorno” relativo al cambiamento climatico irreversibile.
Secondo alcune analisi, come quella apparsa su Scientific Reports, abbiamo già superato il punto di non ritorno del cambiamento climatico ed è già troppo tardi. Utilizzando un modello matematico i ricercatori hanno simulato ciò che accadrebbe in un mondo ipotetico in cui le emissioni di gas serra sono state interrotte nel 2020. Le conclusioni dell’articolo indicano che il mondo continuerebbe a riscaldarsi a causa di cicli di feedback positivi come il disgelo del permafrost anche se smettessimo oggi di emettere gas serra.
L’articolo ha ricevuto numerose critiche, tuttavia. Come afferma il prof. James Renwick, direttore della Scuola di Geografia, Ambiente e Scienze della Terra presso la Victoria University di Wellington, “i risultati presentati nel documento sono interessanti, ma sono davvero in contrasto con la comprensione della comunità scientifica di come sta cambiando il clima”.
Il ricercatore aggiunge: “L’ultimo ciclo di simulazioni di modelli climatici mostra che se le emissioni di gas serra dovessero cessare immediatamente, è probabile che ci sarà un ulteriore aumento delle temperature molto esiguo e nessun segno di ripresa del riscaldamento in futuro”.
Speriamo che le critiche all’articolo siano giustificate. Tuttavia, non si tratta certamente del primo articolo che mette in guardia l’umanità rispetto al punto di non ritorno climatico. Dello stesso tema si sono occupati di recente anche riviste prestigiose come Nature e Science, oltre alle Nazioni Unite e alle analisi dell’Intergovernmental Panel on Climate Change.
C’è ancora molta incertezza sull’argomento ed è giusto non disperare in assenza di evidenza definitiva. Una cosa è certa però: “tornare alla normalità,” sperando in un successo delle campagne di vaccinazione, significherebbe non aver imparato nulla dalla crisi pandemica proprio perché il problema era la normalità. Come scrive David Quammen in Spillover: “Siamo stati noi a generare l’epidemia di Coronavirus. Potrebbe essere iniziata da un pipistrello in una grotta, ma è stata l’attività umana a scatenarla”.
Come? Alla radice del problema c’è un modello di sviluppo economico globale che intensifica il rischio pandemico attraverso vari meccanismi inclusa la deforestazione, l’intensificazione e espansione dell’agricoltura, il commercio e consumo di animali selvatici, i viaggi commerciali e turistici.
Come ho scritto in un libro pubblicato nel 2013 e intitolato Progress or Collapse, il nostro modello di sviluppo, primariamente guidato da principi e teorie economiche neoclassiche e neoliberiste, è una specie di treno in corsa verso il collasso ecologico.
Come spiega questo articolo su Lancet, è necessario riordinare le priorità (salute vs. profitto) della nostra società globale al fine di evitare di entrare in collisione con i limiti dell’ecosistema. Se invece torneremo alla normalità, c’è il rischio di dover affrontare una crisi di salute globale ben più grave e letale di quella causata dal Covid-19. Sperando di essere ancora in tempo per evitarne le conseguenze più catastrofiche.