Aumentano gli studenti che si iscrivono all’università. Nonostante l’Italia, secondo l’ultimo rapporto Eurydice, figuri tra i Paesi con le tasse più alte, con una media di oltre 1.000 euro all’anno, nell’anno accademico 2020/21 si è passati da 447.798 a 479.305 immatricolati, con un incremento del 7,04 per cento.

A fornire i dati che danno un quadro della situazione regione per regione e città per città è il ministero dell’Università e della Ricerca. E se da una parte, l’Unione degli universitari dice che “la combinazione tra gli elevati importi della tassazione e il bassissimo numero di borse di studio influisce pesantemente sul numero degli iscritti all’università, già ampiamente al di sotto della media europea”, dall’altro canto il ministro Gaetano Manfredi snocciola dati che smentiscono chi grida “al lupo, al lupo”.

Osservando le tabelle fornite dagli uffici di viale Trastevere si nota che sono solo due le regioni (Basilicata e Trentino) che hanno un calo degli iscritti. Le altre registrano tutte un più davanti alla cifra. La maglia rosa va all’Umbria dove si passa da 7.123 studenti nel 2019 a 9.470 (+32,95%). Seguono la Liguria (+17,59%); la Sicilia (+14,60%); il Veneto (+11,84%) e il Lazio (+11,34%). Il resto delle regioni ha un incremento al di sotto del 10 per cento.

Quanto agli effetti della pandemia, i governi dei Paesi europei hanno adottato, nel corso del 2020, varie misure amministrative e finanziarie mirate a creare una maggiore flessibilità nelle regolamentazioni sul pagamento delle tasse. “Fra questi Stati figura l’Italia, dove gli studenti – cita il rapporto Eurydice – con un reddito familiare annuo inferiore a 13.000 euro (Isee) sono di solito esentati dal pagamento delle tasse. Nel maggio 2020, il limite del reddito familiare definito nell’Isee che permette l’esenzione dal pagamento delle tasse è stato portato a 20.000 euro, con l’obiettivo di concedere l’esenzione a un maggior numero di studenti in situazioni di precarietà”. Analogamente, in Spagna, gli studenti che, tra giugno e dicembre 2020, hanno ricevuto il beneficio del reddito minimo vitale sono esentati dal pagamento delle tasse per l’anno accademico 2020/21.

Un provvedimento, quello dell’espansione della no tax area, diventato strutturale e inserito nella Finanziaria in via di approvazione grazie ad un fondo di 165 milioni stanziato per il diritto allo studio. Nei giorni scorsi la quinta commissione della Camera ha approvato un emendamento alla Legge di Bilancio (di cui si attende ancora il via libera definitivo), a prima firma Luigi Iovino (5Stelle), che stanzia 15 milioni di euro per il sostegno affitti agli studenti fuori sede con un Isee inferiore a 20.000 euro.

“A beneficiare di questa misura saranno centinaia di migliaia di giovani che, non avendo grosse risorse, fanno enormi sacrifici per proseguire nel loro percorso di studi, spesso costretti a lavorare, sottraendo ore preziose alla loro formazione. Nel Paese che vogliamo costruire non esisteranno più studenti di serie A e studenti di serie B. Questo è un provvedimento – spiega Iovino – che si aggiunge ad altri fondamentali interventi inseriti in Legge di Bilancio, come l’estensione della no tax area e l’incremento del finanziamento alle borse di studio”.

Un aiuto che trova il plauso degli studenti che tuttavia chiedono di più: “L’approvazione di questo emendamento è senza dubbio una vittoria per i tanti studenti fuorisede che in questi mesi sono stati trascurati – dice Enrico Gulluni, coordinatore nazionale dell’Udu – ma ancora non è abbastanza. La soglia Isee è ancora troppo bassa e va innalzata per dare concretamente una mano ai tanti studenti fuori sede. Servono risposte chiare, nessuno deve essere lasciato indietro!”.

Tornando ai numeri delle immatricolazioni, la fotografia che ci consegna il ministero, registra un incremento degli studenti soprattutto negli atenei più piccoli e nelle aree interne del Paese. Un esempio, a Verona si è registrato un +26,71 per cento. A Camerino altro numero positivo: +22,61 per cento. Così a Foggia dove si passa da 3.004 iscritti a 3.810. Tengono i “grandi” atenei mentre il dato peggiore si registra a Bergamo con un -24% di immatricolazioni a distanza di un anno. Il motivo però è la fissazione del numero programmato sulle lauree triennali, per garantire la sostenibilità e assicurare la qualità di istruzione.

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