Dalle prime luci dell’alba di ieri, in Argentina l’aborto sicuro e gratuito è legge. Era da diciotto anni che le donne e non solo chiedevano che si legiferasse in favore dell’interruzione volontaria di gravidanza. E quando due anni fa sembrava essere vicina l’approvazione (la legge era passata alla Camera), la normativa si arenò al Senato sotto la Presidenza del conservatore Mauricio Macri. Una delusione che rende la vittoria di queste ore ancora più emozionante, per i tanti che hanno passato la notte ad aspettare in piazza il risultato della votazione.
Nell’aula del Senato sono risuonate parole commoventi, sincere ma anche da Inquisizione. C’è chi ha ricordato le trentotto donne morte solo questo anno per aver praticato un aborto in condizioni sanitarie disastrose, chi ha continuato a dirsi contrario ma ha votato a favore, perché ha riconosciuto la necessità di legalizzare una pratica clandestina che causa fortissimi danni, e chi invece si è rifatto a leggi del 1300 o addirittura ha invocato la maledizione sul paese dal momento che “gli occhi di Dio stavano guardando i cuori di ogni senatore”.
L’Argentina entra quindi tra quei pochi paesi dell’America latina ad avere una legislazione in materia di aborto, insieme a Cuba, Uruguay, Guyana e lo stato di Città del Messico.
La lotta delle donne del panuelo verde (il fazzoletto verde che contraddistingue chi è a favore dell’aborto) non è terminata: già si preannunciano una serie di esposti giudiziari per dichiararne la incostituzionalità. Per ora nelle strade si festeggia, ma il percorso sarà lungo, per far sì che la legge venga promulgata, regolamentata e soprattutto applicata.
Il presidente Alberto Fernandez sulla presentazione di una legge sull’aborto si era giocato parte della sua campagna elettorale un anno fa. In questi ultimi giorni si è speso molto nel cercare di convincere personalmente parecchi senatori della parte più conservatrice, se non a votare a favore, almeno ad astenersi. Solo un senatore si è astenuto, la legge è passata con 38 voti a favore e 29 contrari.
L’interruzione volontaria di gravidanza sarà possibile entro la quattordicesima settimana. Fino ad oggi vigeva una legge del 1921 che considerava l’aborto un delitto, con due sole eccezioni: la violenza sessuale e il rischio per la vita della madre. Di fatto però queste due eccezioni sono state ben poco applicate, soprattutto nelle regioni più interne e ad ovest dell’Argentina, Salta, Tucuman, Jujuy, Formosa Chaco, dove c’è un’altissima percentuale di adolescenti di 11-15 anni incinte.
Aveva fatto molto scalpore il caso di una bimba di 11 anni, violentata dal compagno della nonna di 65 anni e costretta a partorire, dopo che la sua procedura di richiesta di aborto era stata ritardata e dopo che le erano stati iniettati dei corticosteroidi per far crescere il feto.
Human Rights Watch nel novembre del 2019, in un viaggio per l’Argentina intervistando molte ragazze e donne che avevano cercato di abortire – perché incluse in quelle due uniche eccezioni previste dalla legge – aveva indicato come venissero messi in atto gravissimi ostacoli per chi intendeva abortire: mancanza di informazioni pubbliche sulla portata dei motivi legali per l’aborto; strutture sanitarie che imponevano ostacoli arbitrari o periodi di attesa; funzionari sanitari che richiedevano illegalmente la produzione di rapporti di polizia o ingiunzioni del tribunale e mancanza di accesso a metodi sicuri e legali o mancanza di strutture sanitarie vicine che fornivano servizi per l’aborto.
Anche l’invocazione dell’obiezione di coscienza da parte di molti medici aveva creato gravi ritardi. Nelle ultime statistiche disponibili per il 2016, 39.025 donne e ragazze sono state ricoverate in ospedali pubblici per complicazioni di salute derivanti da aborti o aborti spontanei.
Il 16% aveva un’età compresa tra i 10 e i 19 anni. Questa è molto probabilmente una frazione del numero totale di donne incinte che devono affrontare le conseguenze per la salute degli aborti illegali, poiché la stigmatizzazione e la paura di procedimenti penali spesso impediscono alle donne che soffrono di complicazioni di cercare cure.
La maggior parte di queste donne sono povere o con pochissime disponibilità economiche, perché anche qui come in tutto il resto del mondo l’aborto è un problema di salute pubblica. A nessuna donna piace abortire, quando è costretta a farlo se lo ricorderà per tutta la vita, soprattutto se sopravvive perché pur essendo povera, ha potuto accedere ad un‘interruzione volontaria di gravidanza in modo sicuro, legale e gratuito e non in un garage con un ferro da calza.