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Caso vaccini Germania, Conte: “Dosi extra per l’Italia? Il contratto Ue lo vieta”. Ecco cosa dice l’articolo 7 che parla di “acquisto anticipato”

Durante la conferenza stampa di fine anno, il presidente del Consiglio ha sottolineato che "c'è il divieto di approvvigionarsi a livello bilaterale" ma non ha voluto accusare Berlino di aver violato le norme. Nel testo si parla di "non avviare proprie procedure per l'acquisto preliminare", che si conclude con la firma del contratto. Proprio a questo si appiglia il ministero della salute tedesco, spiegando di aver iniziato i colloqui con Biontech solo una volta conclusi gli accordi a livello europeo. Di certo, però, l'iniziativa non è stato gradita dagli altri Stati membri e l'acquisto di altre 100 milioni di dosi da parte di Bruxelles ha contribuito a evitare lo strappo

“L’Italia non ha tentato di assicurarsi altre commesse anzitutto perché le dosi contrattualmente negoziate nel quadro Ue sono centinaia di milioni, assolutamente sufficienti, con varie ditte”. Ma anche perché “all’articolo 7 del contratto della Commissione europea, c’è il divieto di approvvigionarsi a livello bilaterale”. Durante la conferenza stampa di fine anno, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha risposto così alla domanda sul perché l’Italia non abbia seguito l’esempio di Berlino, acquistando dosi extra del vaccino realizzato da Pfizer-Biontech (l’unico finora autorizzato dall’Ema) al di fuori del recinto stabilito dall’accordo europeo. “Io non ho detto” che la Germania ha violato il piano vaccinale, ha però poi precisato il premier: “Ho letto anche io i giornali, non ho elementi di conoscenza dettagliati”, ha specificato.

Berlino ha quindi violato il contratto Ue decidendo di garantirsi tramite una trattativa bilaterale le 30 milioni di dosi extra di vaccino Pfizer? Per rispondere bisogna partire appunto dall’articolo 7 citato dal premier Conte, intitolato “Obbligo di non negoziare separatamente“. Nel testo, in inglese, si legge che “firmando il presente Accordo, gli Stati Membri confermano la loro partecipazione alla procedura e accettano di non avviare proprie procedure per l’acquisto anticipato (advance purchase, ndr) di quel vaccino con gli stessi produttori”. Che cosa significa? Nelle “Domande e risposte” fornite da Bruxelles sulla strategia Ue si legge: “Gli Stati membri si sono impegnati, nell’ambito della strategia dell’Ue sui vaccini, a non avviare negoziati paralleli con gli stessi produttori di vaccini con i quali sono in corso negoziati a livello dell’Ue”. L’acquisto preliminare, si legge ancora, “è concluso quando entrambe le parti hanno ultimato la fase contrattuale. L’accordo è discusso in seno al comitato direttivo, che deve esprimere il proprio accordo. La conclusione di un accordo preliminare di acquisto richiede l’approvazione della Commissione”. A quel punto si arriva alla firma del contratto, “solo se almeno 4 Stati membri sono disposti a esserne vincolati”.

Le spiegazioni ufficiali – È proprio a questo che si è appigliata la Germania per giustificare la sua iniziativa: dal ministero della Salute tedesco spiegano di aver iniziato i colloqui con Biontech solo una volta conclusi gli accordi a livello europeo. E garantiscono che la produzione delle dosi “tedesche” non intaccherà o rallenterà la distribuzione garantita a tutti gli Stati membri dell’Unione europea. “Ne ho già parlato anche col ministro Speranza, perché in Italia c’è un dibattito su questo. Era da sempre chiaro che non si potesse trattare parallelamente al pacchetto europeo, ma che fosse possibile trattare per dosi aggiuntive“, ha sostenuto ieri il ministro della Salute tedesco Jens Spahn. Un portavoce di Bruxelles, interpellato dall’Adnkronos, ha fornito invece una ulteriore spiegazione: “Il punto di partenza per l’allocazione delle dosi agli Stati membri è la chiave di distribuzione, basata sulla popolazione. Tuttavia sono possibili aggiustamenti tra gli Stati membri, a seconda dei loro bisogni e delle loro richieste, poiché alcuni Stati potrebbero essere interessati ad avere più dosi, mentre altri potrebbero non esserlo”.

Secondo questa versione, la Germania quindi avrebbe semplicemente opzionato delle dosi aggiuntive che altri Paesi non erano interessati a comprare, rimanendo perfettamente all’interno del quadro congiunto Ue. Non sono noti, allo stato, i motivi che hanno spinto alcuni Paesi (né quali siano) a rinunciare all’opzione di comprare altri vaccini da Pfizer e BionTech, ma potrebbe aver influito la prospettiva che altri vaccini stanno per essere autorizzati, come ha ricordato ieri Ursula von der Leyen. Il vaccino sviluppato da Moderna potrebbe arrivare all’Epifania, se l’Ema lo autorizzerà, e c’è attesa per quello di AstraZeneca dopo il via libera nel Regno Unito (nonostante gli avvertimenti dell’Ema). Potrebbero aver influito anche considerazioni di ordine economico: il vaccino di Pfizer e BionTech, che utilizza una tecnologia nuova, l’Rna messaggero, è tra i più costosi.

Il retroscena di Der Spiegel C’è anche un’altra spiegazione, che deriva dai retroscena rivelati da Der Spiegel. Poco prima di Natale, inoltre, un articolo del settimanale tedesco aveva dato conto del disappunto di Berlino per la decisione della Commissione di limitare gli acquisti del vaccino di Pfizer-BioNTech, che è arrivato primo nella corsa al vaccino anti-Covid, scrivendo di un’offerta fatta dai produttori per l’acquisto di 500 milioni di dosi, che sarebbe stata declinata dalla Commissione. Secondo Der Spiegel, il rifiuto di Bruxelles serviva a evitare di togliere troppo spazio al vaccino di Sanofi/Gsk, che però è in ritardo. La Commissione ha precisato che gli accordi con le case farmaceutiche sono stati siglati prima dell’inizio dei trial clinici o prima che i risultati degli stessi fossero disponibili. In altre parole, Bruxelles non poteva sapere, all’epoca, quale farmaco avrebbe avuto per prima il via libero.

Così Bruxelles ha ricucito lo strappo – Una certezza, però, resta: l’iniziativa della Germania è stata di fatto uno strappo rispetto alla strategia comune e al principio di solidarietà concordato tra i Paesi europei. Per questo martedì la Commissione europea ha deciso di evitare una crisi, annunciando l’acquisto di altre 100 milioni di dosi del farmaco di Pfizer che erano già state opzionate. Come evidenzia il Corriere della Sera, la quota che spetta a Berlino è di 27 milioni di dosi (molto vicina alle 30 annunciate). L’Italia invece ne riceve altre 13,5 milioni. Una mossa, quella decisiva dall’esecutivo di Von der Leyen, che ha placato l’irritazione di Roma e delle altre cancellerie europee. Ma che permette anche al governo di Angela Merkel di poter spendere con l’opinione pubblica interna l’annuncio dell’arrivo di nuove dosi. La pressione politica infatti è enorme: la Germania è fortemente colpita dalla pandemia – mercoledì più di mille morti Covid – e i tedeschi si aspettano che le vaccinazioni procedano spedite per arrivare all’immunità di gregge entro l’estate. Senza le dosi extra, Berlino rischia di non centrare l’obiettivo.