“Siamo profondamente preoccupati per le condizioni precarie in cui si trovano attualmente i migranti e i richiedenti asilo che hanno perso il rifugio e gli altri che sono rimasti bloccati lungo il confine in edifici abbandonati e campi di fortuna in questo periodo dell’anno. Con le forti nevicate recenti e le temperature sotto lo zero sicurezza, salute e protezione di queste persone sono a rischio immediato. Se non si agisce con la massima urgenza, si mettono a rischio delle vite umane“. E’ il nuovo appello lanciato dall’Unhcr, l’Agenzia Onu per i Rifugiati, per un intervento in favore dei circa 3mila profughi bloccati al gelo nel nordovest della Bosnia-Erzegovina, al confine con la Croazia, dopo che la tendopoli di Lipa è stata data alle fiamme.
Il campo di accoglienza è stato evacuato il 23 dicembre dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni, dato che le autorità bosniache non avevano rispettato la promessa di attrezzarlo per i rigori dell’inverno. In seguito gli stessi migranti gli hanno dato fuoco, come era accaduto a settembre sull’isola di Lesbo. Ora circa 3mila profughi della rotta balcanica vagano all’aperto esposti al gelo invernale, dormendo nei boschi e in ricoveri di fortuna a temperatura sotto lo zero. Il rappresentante in Bosnia dell’Oim Peter van der Auverart ha parlato di una autentica “catastrofe umanitaria“.
La rete RiVolti ai Balcani, composta da oltre 36 realtà e singoli impegnati a difesa dei diritti delle persone e dei principi fondamentali sui quali si basano la Costituzione italiana e le norme internazionali, in una nota diffusa da Amnesty chiede “l’immediato e urgente intervento di istituzioni europee, internazionali e locali nell’area di Bihac, e una soluzione di sistema a lungo termine che assicuri a migranti, richiedenti asilo e rifugiati il rispetto dei diritti umani fondamentali”.
Questa mattina il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in una lettera inviata alla Stampa parla di “quadro inquietante di quanto sta avvenendo alle porte dell’Europa”. “Stiamo seguendo da vicino – assicura il titolare della Farnesina – la situazione che si è venuta a creare a seguito della chiusura del campo di accoglienza di Lipa. La condizione umanitaria dei migranti e richiedenti asilo che sono al momento privi di alloggio e di accesso ai servizi essenziali ci preoccupa e come ministero degli Esteri abbiamo disposto uno stanziamento fino a 500.000 euro a favore della Croce Rossa che sta operando sul terreno. Inoltre, abbiamo chiesto alla Commissione dell’Ue di attivarsi per alleviare le sofferenze delle persone coinvolte. D’altronde è impensabile che degli esseri umani in questo inverno gelido e ostile siano obbligati al dolore e alla sopravvivenza. Serve una risposta unitaria al tema dell’immigrazione”. Le Autorità della Bosnia-Erzegovina, centrali e locali, dovrebbero “individuare con assoluta urgenza una soluzione” ma “anche l’Ue ha una responsabilità morale enorme”. I corridoi umanitari “sono una strada da percorrere. La redistribuzione per quote, anche lavorative (coniugando le capacità professionali dei richiedenti asilo alle necessità de singoli Stati Membri), ne è un’altra. Tutti gli altri sono binari morti come già morti, perché privati della loro anima, sono i corpi di quei tremila esseri umani perennemente in fuga”.
Ylva Johansson, commissario europeo per gli Affari interni, questa mattina ha parlato con Zoran Tegelttija, presidente del Consiglio bosniaco, dopo il colloquio di ieri con Mustafa Ruznic, primo ministro del cantone di Una-Sana. “È chiaro che la soluzione pratica e immediata è riaprire il centro di accoglienza Bira”, ha detto, accogliendo “con favore la decisione di questa mattina del Consiglio dei ministri di confermare Bira come l’opzione preferita. Questo centro dispone di riscaldamento, elettricità, acqua corrente e può ospitare 1.500 persone. Grazie ai finanziamenti dell’Ue, forniti e promessi, questa è una soluzione immediata e ovvia per alleviare le sofferenze di chi è bloccato nella neve”. L’Ue rilancia quindi l’appello “alle autorità nazionali e locali bosniache di lavorare insieme per fornire il rifugio che questi esseri umani meritano”.
Diritti
Migranti, 3mila bloccati in Bosnia al gelo. Unhcr: “A rischio vite umane”. Di Maio: “Ue si attivi, corridoi umanitari o redistribuzione”
Il campo di accoglienza di Lipa è stato evacuato perché le autorità bosniache non avevano rispettato la promessa di attrezzarlo per i rigori dell’inverno. In seguito gli stessi migranti gli hanno dato fuoco. Ora circa 3mila profughi della rotta balcanica vagano all’aperto, dormendo nei boschi e in ricoveri di fortuna con una temperatura sotto lo zero. Il rappresentante in Bosnia dell’Oim Peter van der Auverart ha parlato di "catastrofe umanitaria"
“Siamo profondamente preoccupati per le condizioni precarie in cui si trovano attualmente i migranti e i richiedenti asilo che hanno perso il rifugio e gli altri che sono rimasti bloccati lungo il confine in edifici abbandonati e campi di fortuna in questo periodo dell’anno. Con le forti nevicate recenti e le temperature sotto lo zero sicurezza, salute e protezione di queste persone sono a rischio immediato. Se non si agisce con la massima urgenza, si mettono a rischio delle vite umane“. E’ il nuovo appello lanciato dall’Unhcr, l’Agenzia Onu per i Rifugiati, per un intervento in favore dei circa 3mila profughi bloccati al gelo nel nordovest della Bosnia-Erzegovina, al confine con la Croazia, dopo che la tendopoli di Lipa è stata data alle fiamme.
Il campo di accoglienza è stato evacuato il 23 dicembre dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni, dato che le autorità bosniache non avevano rispettato la promessa di attrezzarlo per i rigori dell’inverno. In seguito gli stessi migranti gli hanno dato fuoco, come era accaduto a settembre sull’isola di Lesbo. Ora circa 3mila profughi della rotta balcanica vagano all’aperto esposti al gelo invernale, dormendo nei boschi e in ricoveri di fortuna a temperatura sotto lo zero. Il rappresentante in Bosnia dell’Oim Peter van der Auverart ha parlato di una autentica “catastrofe umanitaria“.
La rete RiVolti ai Balcani, composta da oltre 36 realtà e singoli impegnati a difesa dei diritti delle persone e dei principi fondamentali sui quali si basano la Costituzione italiana e le norme internazionali, in una nota diffusa da Amnesty chiede “l’immediato e urgente intervento di istituzioni europee, internazionali e locali nell’area di Bihac, e una soluzione di sistema a lungo termine che assicuri a migranti, richiedenti asilo e rifugiati il rispetto dei diritti umani fondamentali”.
Questa mattina il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in una lettera inviata alla Stampa parla di “quadro inquietante di quanto sta avvenendo alle porte dell’Europa”. “Stiamo seguendo da vicino – assicura il titolare della Farnesina – la situazione che si è venuta a creare a seguito della chiusura del campo di accoglienza di Lipa. La condizione umanitaria dei migranti e richiedenti asilo che sono al momento privi di alloggio e di accesso ai servizi essenziali ci preoccupa e come ministero degli Esteri abbiamo disposto uno stanziamento fino a 500.000 euro a favore della Croce Rossa che sta operando sul terreno. Inoltre, abbiamo chiesto alla Commissione dell’Ue di attivarsi per alleviare le sofferenze delle persone coinvolte. D’altronde è impensabile che degli esseri umani in questo inverno gelido e ostile siano obbligati al dolore e alla sopravvivenza. Serve una risposta unitaria al tema dell’immigrazione”. Le Autorità della Bosnia-Erzegovina, centrali e locali, dovrebbero “individuare con assoluta urgenza una soluzione” ma “anche l’Ue ha una responsabilità morale enorme”. I corridoi umanitari “sono una strada da percorrere. La redistribuzione per quote, anche lavorative (coniugando le capacità professionali dei richiedenti asilo alle necessità de singoli Stati Membri), ne è un’altra. Tutti gli altri sono binari morti come già morti, perché privati della loro anima, sono i corpi di quei tremila esseri umani perennemente in fuga”.
Ylva Johansson, commissario europeo per gli Affari interni, questa mattina ha parlato con Zoran Tegelttija, presidente del Consiglio bosniaco, dopo il colloquio di ieri con Mustafa Ruznic, primo ministro del cantone di Una-Sana. “È chiaro che la soluzione pratica e immediata è riaprire il centro di accoglienza Bira”, ha detto, accogliendo “con favore la decisione di questa mattina del Consiglio dei ministri di confermare Bira come l’opzione preferita. Questo centro dispone di riscaldamento, elettricità, acqua corrente e può ospitare 1.500 persone. Grazie ai finanziamenti dell’Ue, forniti e promessi, questa è una soluzione immediata e ovvia per alleviare le sofferenze di chi è bloccato nella neve”. L’Ue rilancia quindi l’appello “alle autorità nazionali e locali bosniache di lavorare insieme per fornire il rifugio che questi esseri umani meritano”.
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Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - La Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) accoglie con interesse l'approvazione definitiva della riforma dell'accesso ai corsi di laurea in Medicina e chirurgia, odontoiatria e Medicina veterinaria e si rende disponibile a collaborare con il ministero dell'Università e della Ricerca (Mur) per l'attuazione delle iniziative di orientamento nelle scuole secondarie superiori. Uno degli aspetti qualificanti della riforma - spiega la società scientifica in una nota - è proprio l'attività di orientamento, che rappresenta un'opportunità concreta per avvicinare gli studenti alle discipline sanitarie, promuovendo la consapevolezza dell’importanza e il fascino di specialità mediche come l'Anestesia e rianimazione. Siaarti ritiene fondamentale sensibilizzare i giovani sulla necessità di coltivare una vocazione verso queste specializzazioni, cruciali per il sistema sanitario e per la gestione delle emergenze ad alta complessità.
"Siamo pronti a offrire il nostro contributo nell'ambito dell'orientamento scolastico - afferma Elena Bignami, presidente Siaarti - affinché gli studenti possano maturare scelte più informate e motivate verso le professioni sanitarie, in particolare quelle dell'area critica". Accanto alle opportunità offerte dalla riforma, permangono tuttavia alcune preoccupazioni. La presidente Siaarti esprime dubbi sulla capacità delle università di garantire una didattica di qualità e un'adeguata formazione pratica con l'incremento degli studenti ammessi. "Numeri così elevati - osserva Bignami - rischiano di compromettere la qualità della didattica frontale e della formazione pratica nei tirocini, con possibili ripercussioni sul livello di preparazione dei futuri medici e specialisti. Non siamo convinti che questo nuovo assetto organizzativo possa realmente garantire un effettivo diritto allo studio e una formazione equa per tutti, soprattutto per la parte pratica".
A destare ulteriori timori è il combinato disposto tra questa riforma e le disposizioni del cosiddetto 'Decreto Calabria' e dei successivi provvedimenti, che consentono ai medici specializzandi, già dal secondo anno di corso, di partecipare ai concorsi per le assunzioni nelle aziende sanitarie. "Se non si pone un'adeguata attenzione alla qualità della formazione - avverte la presidente Siaarti - il rischio è che i giovani medici vedano ridotti non solo gli anni di formazione effettiva, ma anche la loro preparazione a causa del sovraffollamento e della necessità di entrare subito in mondo del lavoro caratterizzato dalla carenza di organico. Ciò - aggiunge - potrebbe avere ripercussioni negative sulla qualità dell'assistenza sanitaria, specialmente nelle discipline ad alta complessità come la nostra".
Siaarti ritiene che sia il momento di aprire una riflessione più ampia sulla durata del percorso formativo in Medicina e Chirurgia e sulla specializzazione. "Potremmo immaginare un corso di laurea in Medicina ridotto a 4 anni, con un percorso di specializzazione della durata di altri 4 anni: i primi 2 senza possibilità di assunzione e gli ultimi 2 con una crescente autonomia professionale - suggerisce Bignami - Questa potrebbe essere una strada per garantire una formazione più mirata e di qualità, evitando il rischio di medici formati in tempi ridotti ma con competenze non adeguate".
Siaarti auspica che i decreti legislativi attuativi della riforma tengano conto di queste criticità e si rende disponibile a un confronto costruttivo con le istituzioni per individuare soluzioni che possano coniugare l'aumento dell'accesso con la necessaria garanzia di qualità formativa.
Gaza, 18 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas ha dichiarato di attribuire la responsabilità dei nuovi raid aerei a Gaza al "supporto politico e militare illimitato" dell'amministrazione statunitense a Israele. "Con il suo illimitato sostegno politico e militare all'occupazione (Israele), Washington ha la piena responsabilità dei massacri e dell'uccisione di donne e bambini a Gaza", ha affermato Hamas in una dichiarazione.
Roma, 18 mar (Adnkronos) - Intesa trovata nel Pd sul testo della mozione che i dem si apprestano a presentare in occasione delle comunicazioni della premier Meloni in Parlamento in vista del Consiglio Ue. Nel documento, che ora viene sottoposto all'Assemblea dei Gruppi dem, sono confermate le critiche al piano ReArm Eu con un via libera al 'Libro bianco sulla difesa'. Nessun riferimento esplicito a un no al piano di Difesa Ue, invece.
Caltanissetta, 18 mar. (Adnkronos) - E’ ripreso all’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta la deposizione del pentito Pietro Riggio, sentito come teste assistito, nel processo a carico di due ex generali dei carabinieri in pensione accusati del reato di depistaggio. Alla sbarra ci sono gli ufficiali Angiolo Pellegrini, 82 anni, storico collaboratore del giudice Giovanni Falcone, e Alberto Tersigni, 63 anni, entrambi per anni in forza alla Dia. Secondo la procura di Caltanissetta, rappresentata oggi in aula da pm Pasquale Pacifico, gli ufficiali avrebbero ostacolato le indagini della Procura a riscontro delle dichiarazioni del pentito Pietro Riggio, ex agente della polizia penitenziaria poi arrestato con l’accusa di essere legato clan mafiosi. Secondo l’accusa, non avrebbero dato il giusto peso alle rivelazioni di Riggio che avrebbero potuto portare alla cattura dell’allora latitante Bernardo Provenzano e a quelle relative a un progetto di attentato all’ex giudice del pool antimafia Leonardo Guarnotta.
Alla sbarra anche l’ex poliziotto Giovanni Peluso, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo la Procura avrebbe agevolato Cosa Nostra favorendo la latitanza del boss corleonese. Già nella scorsa udienza Riggio aveva deposto per diverse ore.
Gaza, 18 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas ha confermato la morte del capo del suo governo nella Striscia di Gaza, Essam al-Dalis, tra i funzionari che sono stati uccisi durante un'ondata di attacchi israeliani sul territorio palestinese. "Questi leader, insieme alle loro famiglie, sono stati martirizzati dopo essere stati presi di mira direttamente dagli aerei delle forze di occupazione sioniste", si legge nella dichiarazione del gruppo islamista, che nomina tra le vittime anche il capo del ministero dell'Interno Mahmud Abu Watfa e Bahjat Abu Sultan, direttore generale del servizio di sicurezza interna.
Il Cairo, 18 mar. (Adnkronos/Afp) - Il ministero degli Esteri egiziano ha condannato gli attacchi aerei notturni condotti da Israele sulla Striscia di Gaza, definendoli una "flagrante violazione" del cessate il fuoco entrato in vigore il 19 gennaio.
Gli attacchi costituiscono una "pericolosa escalation che rischia di avere gravi conseguenze per la stabilità della regione", si legge nella dichiarazione dell'Egitto, che ha mediato il cessate il fuoco a Gaza insieme al Qatar e agli Stati Uniti.
Varsavia, 18 mar. (Adnkronos) - Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania vogliono ritirarsi dall'accordo internazionale che mette al bando le mine antiuomo, noto anche come Trattato di Ottawa. "Le minacce militari agli Stati membri della Nato che confinano con Russia e Bielorussia sono aumentate in modo significativo - si legge in una dichiarazione rilasciata dai ministri della Difesa di quattro Paesi - Riteniamo che nell'attuale contesto di sicurezza sia fondamentale garantire alle nostre forze di difesa flessibilità e libertà di scelta per utilizzare potenzialmente nuovi sistemi e soluzioni d'arma per rafforzare la difesa del vulnerabile fianco orientale dell'Alleanza".
Il Trattato di Ottawa del 1997 è sottoposto a crescenti pressioni a causa della guerra di Mosca contro l'Ucraina, mentre gli Stati in prima linea stanno rafforzando i loro confini con la Russia. All'inizio del mese, il primo ministro polacco Donald Tusk ha detto che la Polonia avrebbe iniziato a prendere misure per uscire dal trattato. I quattro Paesi avevano a lungo meditato un ritiro e volevano prendere una decisione regionale congiunta. Si tratta di un segnale politico per Mosca, più che del riflesso di un'immediata necessità militare, sottolinea Politico.
"Le decisioni riguardanti la Convenzione di Ottawa dovrebbero essere prese in solidarietà e coordinamento all'interno della regione. Allo stesso tempo, al momento non abbiamo piani per sviluppare, immagazzinare o utilizzare mine antiuomo precedentemente vietate", ha affermato il ministro della Difesa estone Hanno Pevkur. All'inizio del mese, il capo di stato maggiore della difesa lettone, il maggiore generale Kaspars Pudāns, ha dichiarato a Politico che le priorità del Paese restano le mine anticarro e i proiettili di artiglieria. Il ministro della Difesa finlandese Antti Hakkanen ha affermato che anche Helsinki sta valutando la possibilità di abbandonare il Trattato, ma non è tra i firmatari della dichiarazione odierna.