La malattia bipolare di una giovane donna che si fonde in una storia d’amore. Usando registri diversi. Prima terza persona con una scrittura incisiva, alternata da mail e poesie.

È quanto troviamo nel libro Maddalena bipolare, Golem editore, fresco di stampa. Lo ha scritto Ornella Spagnulo, tarantina di 38 anni che risiede a Roma dopo aver vissuto a Firenze e Madrid. Maddalena bipolare è il romanzo d’esordio della Spagnulo, poetessa e curatrice (per Einaudi) di una raccolta di poesie e racconti inediti di Alda Merini. Che nel libro è citata, spesso.

Un accenno di trama. La protagonista di Maddalena bipolare è una trentenne che si chiama Sabrina ma che spesso fantastica o addirittura crede di essere Maddalena che segue e insegue il suo perduto amore: Gesù, che in realtà è lo psichiatra.

A Sabrina dice due cose. La prima: “Comunque Maddalena non era una puttana, se questo può farti stare meglio: è una falsa credenza”. La seconda:Era la più amata da Cristo”. Sabrina-Maddalena, che è ricoverata, s’innamora delle sue parole, della sua barba, dei suoi strani calzini, anche.

“Nella ‘clinica dei matti’ a volte mi sentivo sola ma non durava tanto, perché appena sentivo dei passi pensavo-speravo con tutte le mie forze che fosse lui, il giovane primario”.

Sabrina dunque racconta e fa i conti con il suo bipolarismo (“Siamo così malati che facciamo discorsi di una coerenza di gran lunga superiore a quella di tanti discorsi che ho ascoltato fuori. Ci sono più strani fuori che dentro, dice qualcuno. Io ripeto che ci dovrebbe essere un ricambio”) e il suo innamoramento per lo psichiatra.

Che una donna bipolare – ma potrebbe avere altre patologie psichiatriche – possa innamorarsi del proprio medico è cosa risaputa e avviene. Ma vale anche il processo inverso? In fondo anche uno psichiatra, con le sue imperfezioni “mentali” (chi è perfetto alzi la mano) può essere attratto da una paziente… Oppure: quand’è che deve fermarsi?

Un romanzo particolare, insomma, che affronta due temi importanti – bipolarismo e giusta distanza tra malato e guaritore – con una scrittura gradevole ed elegante, senza orpelli. Che “tocca”.

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