Tutte contro il consigliere leghista accusato di maschilismo. Un folto gruppo di professioniste siciliane chiede ufficialmente le dimissioni del consigliere regionale Vincenzo Figuccia, che “con la violenza frutto di una orribile subcultura di cui è intriso, esprime supporto alla scelta di un rimpasto regionale che escluderebbe una rappresentanza femminile. Del resto un fatto così grave non può essere difeso se non con strumenti lontani dal ragionamento civile”, sottolineano in documento pubblicato anche sui social. L’occasione è il rimpasto della giunta di Nello Musumeci, che prevede la sostituzione dell’unica donna in giunta con l’ennesimo collega uomo, regalando alla Sicilia un triste primato: regione più maschia d’Italia, assieme al Molise che però conta un minore numero di assessori (5 contro i 12 siciliani, adesso tutti maschi). Rimpasto che aveva scatenato subito le polemiche e al quale Figuccia aveva risposto con un riferimento perlomeno ardito: “Ciò che conta non è ciò che gli assessori hanno in mezzo alle gambe ma ciò che hanno in mezzo alle orecchie”, così si era espresso in comunicato il consigliere regionale approdato alla Lega dall’Udc da appena un mese.
Un’esternazione che aveva da subito provocato la reazione di colleghi e colleghe: “Dal leghista Figuccia un linguaggio volgare, non giustificabile per un rappresentante delle istituzioni democratiche. Me ne dispiaccio per lui. Certamente non sentivamo il bisogno di una metafora di così cattivo gusto. C’è da chiedersi se le tante donne che lo avranno votato sentano di avere il cervello al posto giusto”, aveva subito risposto la consigliera regionale dell’Udc Eleonora Lo Curto capo del gruppo dal quale è di recente uscito Figuccia per abbracciare quello salviniano. Adesso anche la reazione di 500 “siciliane”. Attrici come Donatella Finocchiaro e Lucia Sardo. Ex deputate come Angela Bottari, o consigliere comunali come Antonella Monastra. Poi anche docenti universitarie, editrici, giornaliste. Sono in tutto 500 donne “Siciliane” (così hanno intitolato la pagina creata ad hoc su fb) che hanno sottoscritto un documento di fuoco contro una cultura “patriarcale e machista” e per chiedere le dimissioni del consigliere Figuccia. “L’arroganza al potere. L’arroganza, l’avidità e l’ignoranza di chi si crede impune. Di chi alimenta la cultura patriarcale e machista rendendola pregiudizio morale di una visione plurale, che accoglie tutte le sensibilità e le valorizza. Ma il potere deve essere maschio. Il potere di decidere della vita degli altri deve essere maschio”, esordiscono nel documento sottoscritto e pubblicato anche sulla pagina social.
“La Sicilia è una delle ultime regioni rimaste in cui non esiste la doppia preferenza di genere, ragione per cui soltanto 14 dei 70 deputati all’Ars sono donne – si legge nel documento – Dal 1947, a sedere sugli scranni di Sala d’Ercole sono state appena 46 donne sul totale degli 811 deputati eletti all’Assemblea. Poco più del 5 per cento. La nostra Isola è ultima per disponibilità di posti al nido (meno di 10 bambini su 100) e al tempo pieno (meno di 6 bambini su 100). È fanalino di coda su scala europea per occupazione femminile. Anche in Sicilia abbiamo più laureate e diplomate rispetto ai coetanei uomini, eppure quasi 8 donne su 10 non lavorano. Evidentemente la politica tutta maschile non funziona”. Per questo chiedono le dimissioni del consigliere leghista: “Non vogliamo solo piangere l’ennesimo corpo di donna trafitto e umiliato. Vogliamo invece ribellarci sempre e con forza ad azioni, linguaggi, decisioni che provano a umiliare le donne, il loro protagonismo sulla scena politica e a relegarle al buio della sconfitta sociale. Ma noi non ci stiamo. Non basteranno le scuse, non stavolta. Il leghista Figuccia si dimetta”.