Il Lazio è al 23%, Piemonte e Veneto al 15%. Secondo il Corriere i motivi del ritardo lombardo sono diversi. Parte del personale sanitario (prima categoria da immunizzare) in questi giorni è di riposo. Secondo il responsabile regionale del piano la struttura di Arcuri non ha ancora inviato sufficienti siringhe, problema riscontrato anche nelle Marche. Gallera: "Chi utilizza graduatorie riferite a tre giorni, di cui uno festivo, per cavalcare polemiche pretestuose, dimostra assenza di responsabilità istituzionale e politica”. Il 6 gennaio atteso il via libera al vaccino di Moderna
Mentre in Gran Bretagna, dove il suo vaccino è già stato approvato, Oxford-AstraZeneca si prepara a distribuire 2 milioni di dosi a settimana da metà gennaio, l’Italia cerca di accelerare sulle somministrazioni ma fa i conti con i ritardi di alcune regioni. Stando ai dati del portale governativo, aggiornati in tempo reale, la Lombardia che è prima per numero di dosi consegnate (oltre 80mila) ne ha inoculate solo 2.171, meno del 3%, contro il 23% del Lazio e il 34% della provincia autonoma di Trento che finora risulta la più veloce. L’Umbria è quasi al 20%, Bolzano al 17, il Friuli Venezia Giulia oltre il 16%, mentre tra le Regioni più grandi il Piemonte è vicino al 15% e il Veneto – dove questa mattina il virologo Andrea Crisanti si è vaccinato in diretta facebook – poco sopra. In coda Valle D’Aosta, Sardegna e Molise con somministrazioni sotto il 2% delle dosi ricevute.
In totale i vaccinati alle 17 del 2 gennaio erano 46.506 a fronte di quasi 470mila dosi consegnate. Secondo la sottosegretaria Sandra Zampa “le regioni devono correre, nessuna dose utilizzabile può attendere di essere usata anche solo per qualche ora. Usiamo anche le ore serali ma corriamo”. “Occorre una poderosa accelerazione”, risponde Zampa a un utente che su Twitter osserva “di questo passo faccio prima io a entrare nella categoria degli over 80 per riuscire ad avere” il vaccino. L’assessore regionale lombardo al Welfare Giulio Gallera si difende ricordando che in realtà “la vaccinazione del personale delle Asst, Irccs, Spedalità privata e Rsa partirà da lunedì 4 gennaio, secondo la programmazione originaria della Direzione Generale Welfare. Si prevede una capacità di somministrazione iniziale fino ad un massimo di 10.000 dosi al giorno, che potrà essere successivamente incrementata fino a 15.000”. Numeri che “saranno in grado di rispondere al fabbisogno di coprire la popolazione sanitaria delle strutture con l’obiettivo di raggiungere il requisito di “covid free”, rispettando la scadenza fissata per tutte le regioni, entro la fine del mese di febbraio, con la dose di richiamo da effettuare dopo 21 giorni. Chi utilizza delle graduatorie riferite a tre giorni, di cui uno festivo, per continuare a cavalcare polemiche pretestuose, dimostra assenza di responsabilità istituzionale e politica”.
In generale gli enti locali fanno sapere che scontano anche carenze di personale sanitario e di siringhe, a cui cercano di sopperire anche con medici in pensione o volontari e utilizzando le scorte degli ospedali.
Lombardia: “I medici di riposo hanno rinviato. E mancano siringhe” – Giacomo Lucchini, responsabile operativo regionale del piano vaccinale della Lombardia, al Corriere spiega che l’arrivo scaglionato dei lotti complica la pianificazione e inoltre va considerato il periodo festivo: “Contando che il personale sanitario si vaccina a fine turno, chi è di riposo non si sposta”. Così, per esempio, “a Niguarda tra il 28 e il 30 abbiamo vaccinato 620 operatori: per gli altri 3.500 di questa prima fase ripartiremo lunedì, contando di raggiungerne 10.500 entro tre settimane”, dice il dg Marco Bosio. Idem per San Paolo e San Carlo dove le dosi sono arrivate solo il 31 ma in un giorno ci sono state oltre 3mila prenotazioni online su un totale di 4.200 dipendenti. Secondo Lucchini l’altro problema è che in questa prima fase scarseggiano le forniture di siringhe di precisione e diluenti dalla struttura del commissario straordinario Arcuri e gli ospedali stanno procedendo con loro materiale.
Gallera dal canto suo spiega che “dal 30 dicembre, giorno in cui abbiamo ricevuto le nuove dosi si è comunque proceduto in alcune Asst alla somministrazione di vaccini, prevedendo di proseguire, in modo massiccio e puntuale, dal 4 gennaio. Una scelta ponderata e attenta, motivata anche dal fatto che nei giorni delle festività parte del personale ha goduto di un sacrosanto riposo, visto che dal mese di febbraio, come in nessun altra regione italiana, è sotto pressione per la violenza con cui il virus ha colpito il nostro territorio. Ci auguriamo per questo che dal Governo arrivi, soprattutto per la fase che coinvolgerà la popolazione, il personale aggiuntivo promesso”.
Il Corriere poi evidenza che la struttura messa in campo dalla regione non è l’ideale nell’accelerare i tempi: su 65 hub individuati “solo 34 ricevano direttamente da Pfizer le consegne. Una strategia che pagherà nel lungo periodo, quando il ritmo delle vaccinazioni aumenterà per raggiungere la popolazione. In questa fase con numeri più ridotti, le Regioni che hanno concentrato i poli di vaccinazione riescono ad accorciare i tempi”.
In Calabria i medici vaccinano fuori orario, in Sardegna personale in ferie – I problemi organizzativi non mancano nemmeno in altre regioni come la Calabria, dove i medici sono costretti a somministrare le dosi anche fuori dall’orario di lavoro, mentre oltre che in Lombardia anche nelle Marche non sarebbero ancora arrivate le siringhe di precisione: si è ricorso in alcuni casi alle scorte degli ospedali. In alcune strutture della Sardegna le vaccinazioni della ‘fase 1’, partiranno il 7 gennaio, a causa del personale in ferie. In diversi punti vaccinali, il personale – anche alle prese con i tamponi – è pronto a fare i doppi turni mentre in altri è stato necessario richiamare medici in pensione.
Magrini: “Il 6 gennaio aspettiamo Moderna” – La speranza ora è nel vaccino di Moderna che dovrebbe essere approvato il 6 gennaio e non richiede la complessa catena del freddo necessaria per quello di Pfizer. “I test hanno portato dati ottimi”, ricorda in un’intervista a Repubblica il direttore dell’Agenzia italiana del farmaco, Nicola Magrini. Anche se Moderna darà solo 160 milioni di dosi. “Le disponibilità maggiori erano attese da tre ditte. Sanofi ha posposto i risultati e arriverà dopo l’estate. Johnson&Johnson è attesa per fine marzo. AstraZeneca sembrava essere in anticipo, ma ha incontrato alcune difficoltà, imputabili solo a lei, che l’hanno rallentata. L’Agenzia europea dei medicinali, l’Ema, ha ricevuto i suoi dati, ma avrà bisogno di almeno tre settimane per valutarli. Servirà cautela nella loro analisi”.
L’agenzia del Regno Unito invece lo ha già approvato e oggi il Times, che cita un “membro chiave” del team di AstraZeneca, riporta che l’obiettivo sono 2 milioni di consegne a settimana. Secondo la fonte un milione di dosi saranno pronte già la settimana prossima: “Poi il piano prevede un incremento abbastanza rapido. Entro la terza settimana di gennaio dovremmo arrivare a due milioni alla settimana”.