Oggi una mamma giovane, con un figlio piccolo con paralisi cerebrale infantile, mi ha mostrato il video della recita di Natale. Un video che io dopo 22 anni dalla nascita di Diletta ho trovato carino e ben fatto. Belli i bimbi. Tutti. La mamma invece mi chiede di intervenire in suo aiuto e mi spiega che il proprio cucciolo aveva la testa giù e nessuno aiutava, nessuno sosteneva, nessuno era lì a rendere quell’impatto meno terribile. Un solo compagno di classe era stato incaricato di aiutare.

Di botto ho sentito friggere il sangue. In un lampo sono tornata indietro e ho ricordato la mostruosità del male che si prova quando il proprio bimbo è ‘quello lì, poverino’… quello che rovina la scena, quello da mettere fermo nascosto o sotto le decorazioni. Quello che tutti guardano e poi cercano i genitori e tacciono nel migliore dei casi. Quello per cui non esiste il posto giusto perché non è giusto niente di ciò che si vuole rendere normale. Perché non è normale che ad un bimbo sia proibito correre cadere sporcarsi infilare le mani ovunque e il cuore di due genitori non lo possono trovare giusto e neanche normale.

Lei mi urlava il suo dolore e io incontravo di nuovo il mio dopo tanto tempo. Le avrei detto ‘àrmati di coraggio, donna, il peggio neanche lo immagini’. Tuo figlio sarà un orario da coprire e un fardello di competenza da cambiare a turno. Un costo sociale inutile in un teatrino che alcuni chiamano inclusione, altri integrazione, certi altri privilegio e molti manco vedono. Àrmati madre di ogni forza, perché sarai quella che si scordano di chiamare di avvisare di inserire… quella che fa tutto al glh perché il pei sarà il tuo Vangelo, giusto così per permettere al mondo di peccare.

Àrmati di sorrisi o finirai ergastolana quando tuo figlio sbaverà e proveranno schifo. Quando sono solo bambini però figli di adulti stronzi analfabeti e ignoranti – ma questo non si deve dire. Quando i parenti ti giudicheranno per aiutarti e tu saprai che non è vero. Quando un uomo potrà non amarti abbastanza perché sarà comunque eroe se resta o ti sceglie, mentre tu colpevole e infame piegata dal dolore muori alla sola idea di dover fare una doccia. Àrmati di amore e sferra colpi di perdono perché è la sola arma che ti farà vincere.

Non attendere persone sensibili ma pretendi diritti senza aspettarti comprensione. Avrai pena accondiscendenza negazione chiacchiere raggiri silenzi, o monologhi ragione e compassione, e te ne fotterà una mazza quando nonostante la tua vita sia diventata una battaglia vedi sempre te stessa in panchina ad incassare sconfitte.

Lasciati cadere, mamma, e piangi urla e chiama noi anziane che su quelle cicatrici abbiamo ricamato le nostre vite e prova a crederci che te lo prometto: un giorno una mamma ti farà vedere un video e tu vedrai solo bambini perché tuo figlio ti ha donato la maternità vera. Perché il mondo ti ha resa migliore e tu hai reso migliore il mondo. Lascia libera quella panchina per un’altra perché il dolore diventerà amico: a volte ci litigherai ma vincerà lui… altre ti basterà guardare un fiore selvatico e sentirai nel cuore di essere stata fortunata. Oggi mamma mi hai ricordato una me che ha sofferto tanto in silenzio. Non sei sola, mamma.

Ma di chi è la responsabilità di tutto questo?

Innanzitutto della totale assenza di sostegno psicologico ai genitori che da soli devono affrontare tutto e devono farlo immersi nella morsa arida della burocrazia. Poi delle logiche fintamente inclusive che vogliono rendere tutti uguali e tutti abili. Non dobbiamo includere in quanto simuli o adeguati o accettabili. Dobbiamo essere rispettati in quanto persone, non inclusi. Se qualcuno deve includermi o integrarmi vuol dire che io sono inferiore. E questa è discriminazione. Togliere i veti, i forse, i segreti è accogliere.

Ci sono ottime persone e figure professionali di valore inestimabile. Ma non basta. Dobbiamo uscire da questa logica di inclusione e cancellare la diversità. La diversità va vista, è così, difettata senza pregiudizio. I genitori devono essere sostenuti e informati. E basta minimizzare perché sono dolori che segnano famiglie intere per sempre. Si può fare di più. Lo si deve alla società civile alla quale apparteniamo. Tutti possiamo contribuire e a tutti può essere utile .

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