Carissimo Gianluca Vacchi,

chi ti scrive è Ricky Farina, ti ho scoperto da poco e già sei uno dei miei eroi, ho visto tantissimi tuoi video, mi sembra di conoscerti personalmente, di conoscere i tuoi amici e le tue amiche, mi piace tanto il video in cui vai in bicicletta con Borriello, è notte, siete a Milano se non sbaglio, e tu dici: “Enjoy, anche perché questa notte nessuno potrà ridarcela indietro”. Tu avverti il brivido della mortalità sulla tua pelle, ma non ne hai paura, anche la morte per te è una carezza, un sospiro che verrà, forse l’ultimo, chissà.

Ti sembrerà strano o forse no, ma io nel tuo esibizionismo vedo il tuo candore e anche la tua timidezza, il tuo pudore, tu metti in scena la tua ricchezza per pudore, non per umiliare il prossimo, vuoi spartire in tante bollicine dorate la tua ricchezza e donarla al mondo sotto forma di sogno, e non sai che cosa sia la volgarità perché in te prevale la dimensione del gioco, come nei bambini.

C’è tanta gentilezza, profonda gentilezza nei tuoi occhi… ecco perché ora arrivo al punto di questa mia lettera aperta, c’è un mio caro amico, si chiama Silvano Agosti, è un bambino di 82 anni, da 40 anni gestisce l’Azzurro Scipioni, un cinema nel quartiere Prati di Roma; più che un cinema è un rifugio di bellezza, Silvano proietta incessantemente i capolavori del cinema di tutti i tempi, ogni giorno, instancabilmente, donando l’entrata gratuita ai netturbini.

Tu ami la pelle, tu sai che la pelle è la cosa più profonda che abbiamo, tu Gianluca, sicuramente non puoi non amare anche la pellicola. Il cinema di Silvano è in pericolo, rischia di chiudere, il Covid è stata una mazzata, non riesce più a pagare l’affitto, il suo Azzurro rischia le tenebre, e tu puoi salvarlo con un batter di ciglia, se solo lo volessi. Pensaci. Pensa che bomba: Gianluca Vacchi salva l’Azzurro. Che titolo!

Non saresti più associato solo alla Costa Smeralda, a Briatore, al lusso, a Bobo Vieri, ma anche a Fellini, Bergman, Kurosawa, Dreier, Monicelli, Kubrick… pensa che splendore, che medaglia da appuntarsi al petto con infinita dolcezza, facendo stillare una goccia di sangue puro: il tuo. Uomo tra gli uomini. Non solo i principi sono azzurri, anche gli imprenditori.

Sarebbe un segnale bellissimo, anche per i giovani ai quali ti rivolgi con le tue acrobazie scintillanti, sempre in bilico tra la vertigine e la fuga, tra l’abisso e il cielo, caro, carissimo Gianluca, sono un sognatore, ma non sono il solo, anche tu lo sei. Immaginiamo. Immaginiamo un mondo in cui Gianluca Vacchi salva l’Azzurro. Ora ti lascio, in ogni caso spero che leggerai questa lettera come segno della mia stima e tenerezza.

Solo una cosa, un’ultima cosa: mi dedicheresti un “enjoy”? Un enjoy speciale, solo per me, non ti ho ancora mai visto leggere un libro, sarebbe fantastico vederti leggere un libro, magari Moby Dick, sfogliarlo pagina dopo pagina, e poi dire “enjoy” con il tuo sorriso fanciullesco da imprenditore che gioca, gioca con la vita, e anche con le balene bianche.

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