Venticinque posti letto nel reparto Covid 2, altri otto “di emergenza” in una tenda, messa a disposizione dall’Esercito e dalla Protezione civile, montata nel piazzale dell’ospedale “San Giovanni di Dio”. E poi percorsi differenziati di “vestizione” e “svestizione”, per evitare contaminazioni. E, ancora, operatori e personale sanitario e logistico preparati per agire in emergenza. Dal 2 dicembre il pullman di Emergency è arrivato a Crotone, in Calabria, per dare una mano per la seconda ondata di coronavirus. Senza il personale di Gino Strada, infatti, vista la carenza di organico della struttura, il rischio era quello di non riuscire ad affrontare la pandemia.
“Rimarremo in Calabria fino a quando ci sarà bisogno di noi e siamo pronti a dare supporto ulteriore qualora le autorità locali lo ritenessero necessario”. È questa la filosofia con cui Emergency si sta facendo carico di un’ala dell’ospedale, lavorando in stretta sinergia con il personale sanitario e infermieristico dipendente del “San Giovanni di Dio”.
“L’esigenza dell’ospedale e della provincia di Crotone – spiega il dottore Paolo Grosso che guida i medici di Emergency – era quella di implementare le attività dal punto di vista di come fare le cose. E poi il numero del personale sanitario forse non era sufficiente per affrontare l’epidemia. Noi abbiamo avuto in Sierra Leone l’emergenza Ebola e su quella esperienza, in maniera molto veloce, siamo riusciti a proporre un progetto alla Protezione civile e ai colleghi di Crotone, condividendo il suo essere rigido per quanto riguarda i processi di lavoro e i percorsi assistenziali, e ancora più rigido per quanto riguarda i percorsi relativi alla nostra sicurezza e a quella dei nostri pazienti e di chi collabora con noi”. “Credo – aggiunge il medico Luca Beringheli – che il Covid non abbia fatto altro che portare in evidenza e al pettine dei nodi che già esistevano. È la programmazione e la strategia, quella che deve essere migliorata”.
Eemergency è riuscita a portare nove medici, quattro infermieri, due fisioterapisti e diversi operatori socio sanitari, per rendere la degenza dei pazienti Covid il più accogliente possibile. “Il medico fa e l’infermiere fa – sottolinea il dottor Grosso – Ma non potrebbe fare se non ci fosse una logistica così importante come quella di Emergency”. Nell’immediato, evidenzia, “oggi abbiamo numeri di tranquillità lavorativa”. Ma a spaventare è il futuro: “La grossa paura è quello che verrà. Per questo siamo pronti”. Utile l’esperienza di Ebola e anche “quella accumulata a marzo scorso all’ospedale di Bergamo”, come ricorda il responsabile del settore logistica dell’associazione umanitaria Lorenzo Siracusano: “La cosa bella è stato il calore e l’accoglienza delle persone di Crotone”.
“Quello di Emergency è un modello che prende il paziente in carico nella sua globalità”. Per anni il primario del pronto soccorso di Genova, una volta in pensione il dottore Beringheli non ha mai smesso di fare il medico e con l’associazione di Gino Strada ha partecipato ha molte missioni umanitarie in giro per il mondo: “Emergency attua protocolli e procedure di tipo clinico condivise con lo staff infermieristico che si occupa della riabilitazione di pazienti, della fisioterapia e anche la comunicazione ai parenti”. “Fare il medico in condizioni di emergenza è un vecchio vizio. – conclude Beringheli – Mettere alla prova se stessi e scoprirsi ancora utili è sicuramente una spinta notevole”.
L’arrivo di Emergency a Crotone è stato accolto positivamente dalla struttura ospedaliera e dall’Azienda sanitaria provinciale. Nei giorni scorsi, infatti, il direttore generale Francesco Masciari lo ha definito “motivo di profonda soddisfazione per la nostra Asp. L’implementazione di un modello di proficua integrazione tra il nostro personale sanitario ed il personale sanitario di Emergency consentirà il potenziamento della nostra offerta di salute, a vantaggio dei cittadini della provincia crotonese”.
Per il direttore sanitario dell’ospedale Lucio Cosentino: “Emergency è arrivata nel momento opportuno, dandoci un valido contributo per affrontare il corposo arrivo di pazienti da ricoverare all’interno del nostro pronto soccorso, soprattutto considerando che in questi giorni non è facile reperire personale medico in tempi rapidi. La collaborazione è stretta, costante e quotidiana, senza alcuna difficoltà a operare insieme”.