I pm avevano chiesto 4 anni e 8 mesi di carcere per Oliverio: per la Dda di Catanzaro ci sarebbe stato un “accordo illecito” affinché venissero rallentati i lavori di ristrutturazione di piazza Bilotti a Cosenza. Assolta anche la dirigente regionale Paola Rizzo, rinvio a giudizio per 14 imputati
L’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio è stato assolto dall’accusa di corruzione e abuso d’ufficio perché il fatto non sussiste. Si è concluso stamattina a Catanzaro il processo “Lande Desolate”, celebrato con il rito abbreviato, davanti al gup Giulio De Gregorio che ha prosciolto anche gli altri due politici imputati. Non luogo a procedere, infatti, per l’ex vicepresidente della Regione Nicola Adamo e per la moglie, la deputata del Pd Enza Bruno Bossio che, invece, avevano scelto il rito ordinario.
È stata assolta anche la dirigente regionale Paola Rizzo che aveva chiesto il rito abbreviato. Sono stati rinviati a giudizio, invece, l’imprenditore Giorgio Ottavio Barbieri e altri 13 imputati. Il processo era nato da un’inchiesta della guardia di finanza sulle anomalie riscontrate nella realizzazione di tre opere pubbliche: l’aviosuperficie di Scalea, che doveva avere anche le luci per consentire agli aerei di atterrare ma in realtà era uno sterrato, l’impianto sciistico di Lorica e Piazza Bilotti a Cosenza.
Per la Dda di Catanzaro ci sarebbe stato un “accordo illecito” affinché l’impresa di Giorgio Ottavio Barbieri rallentasse i lavori di ristrutturazione di piazza Bilotti a Cosenza. “L’ordine di scuderia”, stando all’impianto accusatorio, sarebbe partito da Oliverio che avrebbe voluto penalizzare il sindaco Mario Occhiuto e in cambio sarebbe intervenuto in favore dell’imprenditore per fargli ottenere un finanziamento extra per completare, in Sila, i lavori delle piste di sci di Lorica. In sostanza, secondo i pm che avevano chiesto 4 anni e 8 mesi di carcere per Oliverio, quest’ultimo avrebbe garantito a Barbieri “l’indebita percezione di capitale pubblico a fronte di opere ineseguite o comunque non funzionali”. Per bloccare i lavori della piazza centrale cosentina, secondo l’accusa, la parlamentare Enza Bruno Bossio e il marito Nicola Adamo avrebbero fatto pressioni sul direttore dei lavori.
Un disegno questo che non ha convinto il gup il quale ha accolto la tesi difensiva formulata dagli avvocati Armando Veneto ed Enzo Belvedere che hanno assistito il presidente Oliverio. Nel dicembre 2018, nei confronti del governatore il gip aveva disposto l’obbligo di dimora poi annullato dalla Cassazione per “mancanza di gravità indiziaria”.
“Oggi il gup ha stabilito che ‘il fatto non sussiste’ e assolto l’ex presidente Mario Oliverio con la formula più ampia – ha commentato dopo la lettura della sentenza l’avvocato Enzo Belvedere -. Oliverio ovviamente è molto soddisfatto perché da questa assoluzione nasce il riscatto rispetto al danno arrecato alla sua immagine, considerato che era stato raggiunto da un provvedimento cautelare restrittivo proprio mentre era in carica e in seguito la segreteria romana del suo partito, proprio a causa di questo processo, non aveva voluto ricandidarlo. Non meritava questo trattamento dopo tanti anni di politica”.
Soddisfatto l’ex presidente Oliverio secondo cui, quella di oggi, “è una sentenza netta, chiara. La Giustizia finalmente è arrivata, in ritardo ma è arrivata”. “Sono stati due anni di gogna mediatica, nei miei confronti. – scrive su facebook –. Ho speso la mia vita e il mio impegno politico e istituzionale avendo sempre come bussola la legalità, la correttezza amministrativa, il rispetto dei diritti e delle persone. Ho sempre combattuto in prima fila per il riscatto della mia terra e per la liberazione di essa da tutte le mafie e cricche affaristiche. Quella mattina di dicembre del 2018 è come se il mondo si fosse capovolto. Nella mia funzione di massimo responsabile del Governo della Regione venivo sottoposto ad un provvedimento cautelare. Un atto grave non solo per la mia immagine, ma soprattutto per l’immagine della Calabria finita nel tritacarne mediatico e nella macchina del fango. Il solo pensiero che i calabresi, a partire da quelli che avevano riposto in me fiducia, potessero essere indotti a credere che il loro presidente avesse tradito la loro fiducia ed approfittato del ruolo che gli avevano conferito sono stati la più grave ferita e il più grande e insopportabile tormento della mia vita. Sono felice per i miei figli, per i miei cari, ma anche per i calabresi”.
“Ora che si è affermata la verità – conclude Oliverio – e che la giustizia, attesa da me in rispettoso silenzio, si è imposta è necessaria una riflessione approfondita. Non posso non ringraziare quanti mi sono stati vicino in questa fase difficile, ma soprattutto ringrazio i miei avvocati difensori Enzo Belvedere ed Armando Veneto che sin dall’inizio hanno saputo impostare una linea difensiva argomentata e forte non solo della verità quanto della lettura giusta delle carte processuali. Esse tutte sin dall’inizio mostravano la mia totale estraneità agli addebiti mossimi con ‘grave pregiudizio accusatorio’”.