Cronaca

Covid, il caso Treviso e l’allarme per gli “evasi” dalla quarantena. Zaia: “Abbiamo persone che si danno alla macchia”

Sono almeno 30 in casi accertati nella provincia, ma si pensa che possano essere circa 100 a livello regionale. Il direttore generale del settore Sanità della Regione Veneto: "Non rispondere alla chiamata ripetutamente o aver dato il numero sbagliato temo comporterà la segnalazione all'autorità giudiziaria”

Qualcuno è arrivato al punto da fornire alle autorità sanitarie, al momento di sottoporsi al tampone, un numero di telefono fasullo. Per non essere rintracciato, in caso di positività. Altri non rispondono alle chiamate periodiche che arrivano dagli uffici dell’Ulss competente, segno che in quel momento non sono in casa. In altri casi, persone risultate positive al Covid sono state rintracciate all’esterno della propria abitazione, in barba ai divieti. A lanciare l’allarme degli evasi dalla quarantena è stato per primo il direttore generale dell’Ulss Marca Trevigiana, Francesco Benazzi, che durante una conferenza stampa ha quantificato in almeno una trentina i casi accertati. Ma in tutto il Veneto si arriverebbe a qualche centinaio, al punto che si è fatto portavoce dell’allarme anche il presidente della giunta regionale, Luca Zaia.

Treviso è stata particolarmente bersagliata nell’ultima settimana, arrivando a contabilizzare fino a 999 nuovi positivi in una sola giornata. “Arrivano segnalazioni preoccupanti dai nostri tracciatori. – ha dichiarato il dottor Benazzi – Purtroppo il numero di contagi dipende anche dalle uscite di casa durante la quarantena. Ci sono state segnalazioni di gente che va tranquillamente in giro, o che non risulta reperibile alle telefonate periodiche che facciamo. O perfino qualcuno la cui identità non corrisponde al numero di telefono che ha fornito. Tutto questo espone la comunità a un numero di contagi elevatissimo”. Di qui l’appello del direttore generale trevigiano: “Da un punto di vista etico e morale, se siete in quarantena dovete farvi trovare al momento delle nostre verifiche. Chi esce mette a rischio tutta la popolazione e trasforma chi entra in contatto con lui un’ulteriore fonte di contagio. Per questo ho chiesto al prefetto e alle forze dell’ordine di attuare maggiori controlli sul territorio”.

Inizialmente le verifiche erano più stringenti, considerando il numero ridotto di positivi. Ma adesso nella provincia di Treviso è stata superata la soglia delle 16mila unità e in Veneto si è arrivati a quota 10 mila, il che rende tutto più problematico, costringendo le strutture a delegare i medici di base per le telefonate. Il governatore Zaia ha dichiarato: “Abbiamo persone in quarantena che si danno alla macchia. Invito tutti a rispettare le regole. È una preghiera, la velocità di uscita dalla pandemia è direttamente proporzionale all’impegno dei cittadini. Credo che sia cambiata la percezione del virus nei cittadini, rispetto alla prima fase. Abbiamo raggiunto una sorta di familiarità con il Covid, sempre rispetto a marzo, quando tutto era una incognita. Serve il senso civico dei cittadini”. Sull’argomento interviene anche il dottor Luciano Flor, direttore generale del settore Sanità della Regione Veneto. “Nella prima fase dell’epidemia le persone isolate a casa erano contattate 2 volte al giorno, trovavamo tutti. Oggi contattiamo tutti i giorni o a giorni alterni, ma abbiamo una percentuale di persone che non risponde al telefono. Sono centinaia i casi di questo tipo accumulati nelle ultime settimane. Non rispondere alla chiamata ripetutamente o aver dato il numero sbagliato temo comporterà la segnalazione all’autorità giudiziaria”. Il positivo trovato fuori casa rischia la contestazione del reato di epidemia colposa (pena da sei mesi a tre anni), oppure la violazione dei decreti-legge, con la reclusione fino a 18 mesi e l’ammenda fino a 5 mila euro.