L'aumento dei casi impone il governo Tory a introdurre nuove restrizioni, tra cui la chiusura di elementari e secondarie. L'opposizione Labour appoggia la decisione. Pure la premier scozzese decide il lockdown per "3-4 settimane", mentre gli esperti sono preoccupati dall'ipotetica resistenza al vaccino della variante sudafricana
“Rimanete a casa e salvate il Servizio sanitario nazionale”. Il premier britannico Boris Johnson, parlando al suo Paese in diretta televisiva, ha annunciato il terzo lockdown nazionale per il Regno Unito. Una stretta necessaria per far fronte all’impennata esponenziale di casi di Covid registrata nelle ultime settimane, con 58mila contagi solo nelle ultime 24 ore, e quindi “contenere la nuova variante del virus”. Il capo di Downing Street ha infatti definito “allarmante” la cosiddetta mutazione inglese, più contagiosa “dal 50% al 70%” del precedente ceppo e ha parlato di un aumento dei ricoveri in ospedale del 40% maggiore rispetto alla prima ondata di aprile. Tra le misure previste per l’Inghilterra – il territorio di gran lunga più popoloso del Regno Unito, con oltre 55 milioni di abitanti su 66,5 milioni totali – non c’è solo la chiusura dei negozi non essenziali e lo stop agli spostamenti non necessari, ma anche la serrata a tutte le scuole a partire da domani, sia elementari sia secondarie, con il passaggio alle lezioni a distanza per le prossime settimane.
Nel frattempo, ha chiarito Johnson, l’obiettivo delle istituzioni è quello di rafforzare la copertura vaccinale della popolazione grazie anche al farmaco prodotto da AstraZeneca. A partire dalla metà di febbraio, “se le cose andranno bene”, il governo conta di avere somministrato la prima dose del vaccino a tutti i cittadini che appartengono alle quattro categorie prioritarie. “Ora più che mai”, ha sottolineato Johnson, è fondamentale seguire le regole, che diventeranno “legge” nelle prime ore di mercoledì. E lo stesso accadrà in Scozia, dove Nicola Sturgeon si è detta “più preoccupata che a marzo”. La prima ministra ha infatti annunciato un provvedimento analogo valido per almeno “3-4 settimane”.
Le restrizioni nel Regno Unito – Le misure annunciate da Johnson in diretta tv hanno l’obiettivo di contenere il dilagare dei contagi alimentato soprattutto dalle varianti del virus a diffusione accelerata individuati di recente, in attesa che le campagne di vaccinazione possano produrre gli sperati effetti immunitari a vasto raggio. Si tratta di fatto di un terzo lockdown generale dopo quello della primavera scorsa e quello di un mese imposto in Inghilterra da novembre fino al 2 dicembre scorso. Ma con l’aggiunta di una chiusura totale delle scuole elementari e secondarie – fino a metà febbraio, secondo il Financial Times – inedita nel Regno negli ultimi mesi e del ripristino di lezioni tenute solo a distanza via computer. “Bisogna agire adesso” per evitare che gli ospedali soccombano al “sovraffollamento”, ha insistito il leader Tory, invitando il Paese all’unità e sottolineando di aver condiviso la strategia di una stretta con i governi locali delle nazioni minori del Regno – Scozia, Galles e Irlanda del Nord – nell’ambito di misure restrittive analoghe. La popolazione è quindi invitata a “restare in casa, salvo per limitate ragioni permesse dalla legge come fare shopping essenziale, andare a lavorare per coloro che non possono assolutamente lavorare da casa, fare esercizio fisico, cercare assistenza medica o sottoporsi a test sul Covid, fuggire da abusi domestici“. Il voto del Parlamento britannico sul nuovo lockdown generale nazionale in Inghilterra è previsto per mercoledì 6 gennaio.
Scuole e vaccini – Si chiudono così le tradizionali vacanze natalizie britanniche. Intanto la campagna vaccinale procede speditamente e Johnson si dice fiducioso sulla possibilità di risolvere gli attuali limiti dei produttori sul fronte della quantità immediata di fornitura di dosi. In totale il Regno si è finora assicurato la prenotazione di circa 360 milioni di dosi di 7 diversi candidati vaccini: incluse 100 milioni del siero Oxford/AstraZeneca e 40 milioni di BioNTech/Pfizer. “Siamo alla fase finale della battaglia” contro la pandemia, ha proseguito, evocando passi in avanti “a ogni dose che viene iniettata nelle nostre braccia”. Ma proprio per questo, per evitare di essere travolti prima che i vaccini facciano effetto sulla copertura immunitaria della popolazione, occorre affrontare con restrizioni più severe l’attuale “momento cruciale”, ha insistito.
L’appoggio dei Labour – Una linea condivisa anche dall’opposizione Labour. “La situazione nella quale ci troviamo è ovviamente molto seria, i dati sono molto chiari e queste misure sono necessarie, purtroppo, per questo appoggiamo il pacchetto di misure che il primo ministro ha appena illustrato”, ha dichiarato il leader del partito, Keir Starmer. Al di là delle differenze politiche, ha aggiunto, questo è il momento di “unirci per far funzionare le cose nelle prossime settimane e mesi”.
Le scuole in Scozia – La chiusura fino al 1° febbraio implica due settimane aggiuntive di didattica a distanza per la maggior parte degli alunni. Il governo scozzese aveva infatti esteso le vacanze natalizie fino all’11 gennaio e la didattica a distanza sarebbe poi proseguita fino al 18 gennaio. Le scuole resteranno invece aperte per i figli dei lavoratori in settori essenziali che non possono lavorare da casa.
Le preoccupazioni sulla variante sudafricana – Perplessi circa il funzionamento del vaccino su questa mutazione sono alcuni specialisti britannici citati oggi dal canale tv Itv e anche Matt Hancock, il ministro della Sanità, ha detto di essere “incredibilmente preoccupato” riguardo a questo ceppo. Le ragioni di questo specifico allarme, stando ad Itv, sono probabilmente legate al fatto che “i consulenti scientifici, mentre sono fiduciosi sull’efficacia dei vaccini” sulla cosiddetta ‘variante inglese’ del coronavirus, che nel Regno ha pure contribuito a provocare una nuova impennata recente di contagi, “non lo sono altrettanto” rispetto al ceppo sudafricano (già presente sull’isola e rilevato per ultimo). Il professor John Bell, medico all’Università di Oxford, evoca espressamente al momento “un grande punto interrogativo” al riguardo.