Il profondo rosso dell'automotive in Italia è dovuto principalmente alla pandemia, anche se pure prima del lockdown si registrava una certa stagnazione. Le perdite sono state limitate dagli incentivi statali, che fortunatamente sono stati riconfermati anche per il 2021. Ma le immatricolazioni si sono comunque fermate a quota 1.381.496, il che ha comportato una perdita di 12,17 miliardi di fatturato e di quasi 10 miliardi di gettito Iva per lo Stato
Con un crollo vertiginoso delle immatricolazioni: è così che passerà alla storia il 2020 dell’auto. Nel nostro Paese quelle immatricolate sono state 1.381.496: il che equivale a un pesante -27,9%, a cui ha contribuito pure il mese di dicembre col suo – 14,95% e 119.454 registrazioni contro le 140.448 di dicembre 2019.
Nella voragine del 2020 sono finite circa 535 mila vetture: tante sono quelle che mancano all’appello rispetto al 2019. A mitigare lievemente il disastro sono stati gli ecoincentivi, velocemente esauriti ma, fortunatamente, riconfermati per l’anno appena iniziato. Con il calo del 2020, il fatturato delle immatricolazioni di autovetture in Italia, secondo le stime del Centro Studi Promotor, ha subito una contrazione di 12,17 miliardi rispetto al 2019, mentre il gettito Iva è calato di 9,97 miliardi.
“Archiviamo il 2020 come l’anno più difficile del dopoguerra per il nostro settore ma guardiamo al 2021 con fiducia, grazie alle misure entrate in vigore con l’inizio del nuovo anno, su cui c’è stata intesa tra tutte le forze politiche, e che, oltre a sostenere la domanda, favoriranno la ripartenza della produzione industriale di autoveicoli e componenti a beneficio dell’intera filiera automotive, con ricadute positive sui livelli occupazionali e sugli investimenti per la transizione green e digitale”, dichiara in una nota ufficiale il Presidente di Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), Paolo Scudieri.
“I dati di dicembre mostrano la realtà del mercato auto in epoca Covid-19: senza incentivi la propensione agli acquisti si riduce drasticamente, mettendo in crisi una intera filiera, la filiera che più incide sulla crescita economica del Paese”, aggiunge Adolfo De Stefani Cosentino, Presidente di Fedeauto, che rappresenta i concessionari del nostro Paese: “L’Automotive italiano chiude il 2020 con tutti i numeri in rosso: mercato, fatturato, profitti sono tutti espressione di un anno disastroso che, purtroppo ricorderemo a lungo. Fintanto che non saremo certi di essere usciti dalla pandemia, la sopravvivenza delle aziende e dei posti di lavoro resteranno sospese nell’incertezza”.
“Il Parlamento recepisce, in larga parte, quanto da noi auspicato e riconosce l’importanza degli incentivi pubblici per l’acquisto di autovetture nuove in sostituzione di mezzi fortemente inquinanti”, conclude Michele Crisci, presidente di Unrae (Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri, che rappresentano tre quarti del mercano): “Si tratta di un investimento i cui benefici vanno a vantaggio dell’occupazione, dell’ambiente e di uno dei settori industriali che più contribuisce al PIL del Paese. È un grande risultato per il quale abbiamo lavorato con convinzione in questi mesi, ottenendo l’approvazione unanime del Parlamento che ha compreso la rilevanza economica del settore. Per noi è un passo avanti, dal quale bisogna partire per lavorare insieme ai decisori politici a una nuova stagione della mobilità”.