Papa Francesco affronta il 2021 da una posizione rafforzata, pronto a intraprendere a marzo una missione internazionale di primo piano: il viaggio in Iraq e la visita all’antichissima città di Ur, culla leggendaria di Abramo.

Un anno fa, accerchiato da un opposizione variegata ai risultati del sinodo sull’Amazzonia, era stato costretto a rinunciare a varare l’esperimento di un clero sposato nelle regioni dove un prete arriva a celebrare la messa soltanto ogni anno, ogni anno e mezzo. Un vasto fronte, di cui facevano parte i cardinali Burke, Mueller, Ruini, Sarah e lo stesso papa dimissionario Benedetto, lo avevano messo con le spalle al muro, impedendogli la svolta.

Si poteva persino temere che la dinamica propulsiva del pontificato bergogliano si fosse arenata. E invece il succedersi degli eventi nel corso del 2020 lo ha reso più forte. Lui direbbe che sono più forti i processi che sono stati messi in movimento. Ed avrebbe ragione. Perché nel corso dell’autunno passato sono state tracciate delle linee di netta discontinuità rispetto alle quali nessun successore potrà tornare in dietro.

Sono ben tre i campi in cui Francesco ha impresso una svolta definitiva.

1) La rinnovata dichiarazione che gli omosessuali sono “figli di Dio” e hanno diritto a vivere “in una famiglia” spazza via per sempre il magistero omofobico del passato e manda in soffitto la sottile distinzione ratzingeriana secondo cui gli omosessuali come persone vanno rispettati, ma se vivono la loro sessualità sono intrappolati in un “grave disordine”.

Francesco segna il principio che si è buoni cristiani in rapporto al proprio comportamento verso la parola di Dio e verso il prossimo e che questo vale a prescindere da come si vive la propria sessualità. Sì, l’Antico Testamento (e anche san Paolo) usa parole di fuoco verso gli omosessuali, ma l’Antico Testamento ammette anche la schiavitù, la poligamia, il concubinato, la vendetta. Riflessi culturali legati a specifiche epoche storiche.

Francesco non si preoccupa di scrivere saggi di revisione teologica, gli basta sottolineare il principio che ciascun essere umano si qualifica non per come fa all’amore ma per come si pone dinanzi al bene e al male. D’ora in avanti, se nella Chiesa e nella società continueranno ad esserci correnti omofobiche, non potranno più richiamarsi al magistero papale. Il pontefice ormai ha indicato un altro orizzonte.

2) Anche lo scandalo dei circa 300 milioni di euro gettati nell’investimento del palazzo londinese di Sloane Avenue, con il suo contorno di opache manovre di “mediatori” e l’annesso affare Becciu con i suoi risvolti di interessi familisti e l’improbabile finanziamento di una sedicente esperta di intelligence, ha portato Francesco ad una svolta rispetto al modo con cui il Vaticano per decenni ha trattato quanto di marcio affiorava in casa propria nel maneggio dei soldi.

Papa Bergoglio 1. ha dato piena libertà di indagine agli inquirenti vaticani Gian Piero Milano e Alessandro Diddi, incluso il sequestro di computer negli uffici della Segreteria di Stato; 2. ha dimostrato che se un cardinale prefetto di un dicastero di Curia (nella terminologia laica un ministro di stato) perde la fiducia del pontefice per mancanza di trasparenza e mala amministrazione è rimosso immediatamente dalla sua carica e viene anche allontanato dal collegio cardinalizio; 3. Trasferendo i fondi riservati dalla Segreteria di Stato all’Apsa (Amministrazione patrimonio sede apostolica) e sostenendo le competenze di supervisione dei bilanci delle varie amministrazioni vaticane da parte della Segreteria per l’Economia, ha rafforzato la politica di trasparenza nell’uso del denaro in seno al Vaticano.

Per capire la differenza abissale relativamente agli scandali finanziari del passato basti ricordare la totale chiusura vaticana, all’epoca di Giovanni Paolo II, rispetto al crack del banco Ambrosiano (culminato nello strano auto-impiccamento di Roberto Calvi al Ponte dei Frati Neri di Londra) e alle compromettenti lettere di patronage firmate da monsignor Marcinkus. All’epoca il Vaticano si chiuse a riccio e si limitò a pagare ai creditori internazionali 250 milioni di dollari a titolo di “contributo volontario”. L’ipocrisia ufficiale fu rotta soltanto nel 2017 dal cardinale Pell, allora prefetto della Segreteria per l’Economia, che rivelò come sottobanco la somma pagata dal Vaticano fosse arrivata a 406 milioni di dollari.

3) Il terzo elemento di svolta. La pubblicazione della ponderosa documentazione riguardante la carriera del cardinale McCarrick ha portato alla luce il sistema di protezioni che ha permesso la scalata nella gerarchia statunitense ad un disinvolto seduttore di seminaristi smascherato successivamente anche come pedofilo. Nel caso specifico i due pontificati di Wojtyla e Ratzinger, che gli oppositori di Francesco agitano sempre strumentalmente come autentici baluardi della “vera dottrina”, sono stati impietosamente smascherati nei loro tragici silenzi di insabbiamento.

L’entourage di Giovanni Palo II, ora è provato, ha tenacemente rifiutato di raccogliere le denunce sui comportamenti di McCarrick, favorendolo, in un clima di sostanziale omertà. Ratzinger, da parte sua, pur avendo potuto avviare un’indagine, preferì affidarsi all’oblio. Così il guanto di sfida lanciato dall’ex nunzio a Washington Viganò contro Francesco, accusato di protezionismo nei confronti di McCarrick, si è mutato nella disfatta dell’ex ambasciatore vaticano. E nella sconfitta è stata trascinata la credibilità di gran parte del partito anti-bergogliano.

Per giunta alcuni dei suoi esponenti di punta – il cardinale Mueller e ancora una volta mons. Viganò – si sono compromessi con il ridicolo appello per la libertà della Chiesa minacciata da una cospirazione mondiale sotto le vesti delle misure anti-Covid.

L’anno passato ha rilanciato d’altronde il protagonismo di Papa Francesco con l’irrompere della pandemia. Il rito impressionante del 27 marzo in piazza San Pietro ha evidenziato presso l’opinione pubblica mondiale – tra credenti e non credenti – la figura del Papa come personalità in grado di rispecchiare le angosce e il bisogno di solidarietà e speranza delle masse colpite dalla pandemia.

Ma soprattutto il suo appello ad una ricostruzione che che ristabilisca un meccanismo di mercato veramente “sociale”, superando l’esistente economia finanziaria di rapina e combattendo le disuguaglianze, lo ha riproposto come leader religioso-politico che interpreta le scelte che attendono l’umanità.

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