L’adagio poco zen “a pensar male si fa peccato ma non si sbaglia” purtroppo ancora una volta ha funzionato. Ho letto la corposa seconda bozza governativa sul Piano di Rilancio e Resilienza del 29 dicembre (costituita da 158 pagine): basta andare a pag. 31 per constatarlo. Addirittura, in proposito, si coniano ossimori come “carburanti circolari” ricavati da rifiuti plastici per staccare un assegno di circa 6 miliardi di euro (mica bruscolini!), soprattutto per Eni e consociate (Versalis).
Non importa se il riciclo chimico non è incluso dalla Ue nei dettami dell’economia circolare assunta come “foglia di fico” ma… della serie ‘ci provano’. E la mappa geografica tracciata all’interno della Scheda M2C1 riguarda Mantova, Livorno, Vercelli, Vicenza, Ravenna, dove Eni vuole “decarbonizzarsi” utilizzando combustibili derivati da rifiuti (il fantasma dal defunto Cdr ritorna spudoratamente!).
Da pagina 31 a pag. 35 è un susseguirsi di servizi resi ad Eni con la chicca del maggiore esempio di decarbonizzazione di tutta l’Europa meridionale, che dovrebbe situarsi nella raffineria (ovviamente ribattezzata bio-raffineria visto che le parole in Italia sono gratuite come le fake news!) di stagno a ridosso di Livorno.
Così Eni potrebbe avere finanziato con i soldi dei contribuenti (alla faccia del “liberista” rischio d’impresa!) un impianto lanciato 2 anni fa insieme alla compiacente Regione Toscana per produrre metanolo da rifiuti attraverso una variante tecnologica dell’incenerimento (gassificazione catalitica).
Ovviamente altre amenità sono previste impunemente nonostante i “niet” della Ue in merito a “prilolizzare” (altra variante creativa dell’incenerimento) le plastiche di Corepla a Mantova.
No, non ci siamo. Vogliamo che i soldi vengano investiti per recuperare materia da restituire ai cicli produttivi sia industriali-manifatturieri, sia agricoli, nel caso di scarti organici. Ovviamente qua e là, nel documento, si trovano aspetti anche positivi, ma per esempio per quanto riguarda il recupero dei Raee (Rifiuti elettrici ed elettronici) vengono appena menzionati e dotati di spiccioli.
Si apra davvero, seppure in modalità urgenti e contingentate, una consultazione paritetica con tutti i soggetti portatori di interessi e di… democrazia. Si rammenti che la centralità da attribuire agli investimenti è quella ambientale, che anche secondo le normative europee non si conciliano assolutamente con inceneritori e ricicli chimici.
Proprio su questi temi, il 5 gennaio dalle 17,30 alle 20, Zero Waste Italy, Zero Waste Europe e il Movimento politico ecologista Terra terra per la rivoluzione ecologica svolgeranno un’approfondita valutazione di tutto il documento che si articola su moltissimi aspetti, dall’agricoltura, alla tutela idrica e del territorio, alla scuola e alla sanità passando ovviamente per la digitalizzazione. Ma non solo criticheremo: inonderemo i decisori politici di concreti progetti davvero coerenti coi drivers europei, per poter disporre senza i soliti trucchetti delle “oligarchie” dell’industria sporca italiana.
A questo bivio non possiamo tornare ad imboccare la via sbagliata, che ci ha fatto finire in un vicolo cieco.