Dopo appena una settimana dal via, la campagna vaccinale è già popolata da ritardi, inefficienza e polemiche, con immancabili accuse tra governo centrale e regioni. Epicentro, tanto per cambiare, la Lombardia. Dopo la parata simbolica del V-day, i dati della prima prova – quella che in teoria doveva essere più facile perché coinvolge sanitari e ospiti delle Rsa – sono impietosi: in virtù della maggiore popolazione, al 31 dicembre la Lombardia ha ricevuto 80mila dosi, più di tutte le altre regioni, ma in tre giorni ne ha somministrate soltanto 3126 cioè il 3,4% delle fiale a disposizione. Il Lazio, per contro, ne ha ricevute 46mila e ne ha somministrate 22.314 (48,7%), che oggi sono arrivate oltre il 50%, 15.566 su 40mila il vicino Veneto (40,6%). Insomma, Roma batte Milano sette a uno.
SCARICABARILE TRA ROMA E MILANO – Perché? Il dato ha fatto infuriare il commissario Domenico Arcuri che ieri ha chiamato la Regione governata da Fontana e Gallera sollecitando un cambio di passo. A questo ritmo, l’obiettivo minimo delle 65mila al giorno in tutta Italia è una chimera. Gallera ci ha poi messo del suo, giustificando il ritardo con le sacrosante ferie dei personale medico (che “non faccio rientrare in servizio per un vaccino nei giorni di festa”) e invitando a guardare i dati dei prossimi giorni. Solo oggi, a suo dire, l’operazione vaccini in Lombardia entrerà nel vivo, con l’attivazione nei 65 hub regionali che dovranno somministrare 10mila dosi al giorno per concludere la prima fascia di popolazione da vaccinare entro febbraio. “Dopo una partenza lenta di una macchina molto complessa, oggi la macchina va a buon ritmo”, ammette Giacomo Lucchini, responsabile del piano di vaccinazioni anticovid della Lombardia. “Sappiamo che dovremo vaccinare 340mila persone. Settimanalmente ci vengono consegnate le dosi e il regime di vaccini al giorno è 10mila, oggi forse qualcosa in meno, e poi ci immaginiamo di arrivare a 13-15 mila vaccini al giorno con picchi di 20mila”. Ma anche questo numero non sembra sufficiente. E dunque? Politici e giornali di centrodestra accusano del fiasco lombardo Arcuri e il governo, questi ultimi rispediscono al mittente. Il solito copione che ha intrattenuto l’Italia per un anno su ogni fronte: mascherine, tamponi, tracciamento, app e così via. I detrattori di Roma argomentano le ragioni (delle regioni) con la mancanza di personale: solo l’11 dicembre, dicono, Arcuri si sveglia e attiva un bando da 25 milioni di euro per selezionare le cinque agenzie che dovranno reperire 3mila medici e 12mila infermieri.
IL CASO VIRTUOSO: LA PUGLIA – La tesi però è in qualche modo fuorviante rispetto al vero tema della falsa partenza di questi giorni. A spiegarlo è qualcuno che non sta in Lombardia ed è riuscito a superare la prova. “Non voglio polemizzare con un’altra Regione o un collega assessore, ma quel che ho sentito proprio non sta in piedi”, dice il coordinatore dell’emergenza in Puglia, l’assessore alla Sanità ed epidemiologo Pier Luigi Lopalco. In tre giorni la Puglia ha vaccinato 6.800 pazienti, vale a dire il doppio della Lombardia. “L’inizio della campagna era previsto a gennaio, abbiamo anticipato i tempi dando il via alla Fase 1 già il 31 dicembre con 26 punti di vaccinazione attivati in tutta la regione, 1558 le dosi somministrate nella prima giornata, il triplo rispetto al V-Day del 27 dicembre”. Dunque è possibile? E i medici che mancano? E il bando in ritardo? “Intanto non esiste un problema di ferie perché anche qui ci sono medici con arretrati importanti ma corrono a farsi vaccinare, tanto che c’è una certa polemica in queste ore perché abbiamo diviso la platea in quattro fasce a seconda del rischio espositivo e chi è quarto o terzo vorrebbe essere vaccinato subito”.
“CARENZA DEL PERSONALE? FALSO” – La storia della carenza di personale, dice l’assessore, in questa fase è relativa, perché si tratta di vaccinare i medici stessi, quindi “basta montar su due-tre ambulatori vaccinali con 3 medici e 9 infermieri. In due o tre giorni si vaccina un ospedale, basta un po’ di organizzazione. Sono persone in servizio, non le devi neanche chiamare”. E infatti “non stiamo avendo questo problema che si proporrà semmai dopo, quando a febbraio-marzo arriveranno i vaccini Moderna e forse AstraZenaca, perché li faremo i conti con vaccinazioni di massa e vediamo se avremo bisogno di rinforzi. In caso, ricorreremo a questo aiuto aggiuntivo da parte del governo”. E allora? “Come in tutte le cose ci vuole buona volontà, competenza e organizzazione. La Lombardia sconta il fatto di avere una sanità “ospedalocentrica” senza servizi territoriali. Le campagne vaccinali devono essere organizzate e gestite proprio dai Dipartimenti di prevenzione dei servizi territoriali. Sono loro che devono avere la regia di questa macchina, se sono in affanno, chiaro che hanno difficoltà a partire”.
MEDICI ASSUNTI: LA LOMBARDIA IN TESTA (MA NON BASTA) – Proviamo però a seguire la traccia dei medici. Toti dalla Liguria fa sapere che non sono le regioni che rallentano la distribuzione dei vaccini ma “la carenza di personale che il Governo deve assumere e mandare nelle regioni”. Che manchino medici è la scoperta dell’acqua calda, visto che la categoria lo dice da prima ancora del Covid. Ma in Lombardia, ne sono stati assunti più che altrove. Secondo il monitoraggio settimanale di Altems da marzo ad oggi la Lombardia ha assunto 1217 camici (+8% rispetto a 2018), il doppio del Lazio. Ma è vero anche che al Lazio tanti ne sono bastati per segnare un analogo 8% in più. Il problema è che non bastano mai. Già a ottobre 2019 (pre covid) in Lombardia ne mancavano 2mila, Fontana-Gallera hanno rintuzzato con gli specializzandi in corsia (la scorciatoia impugnata dal governo che ha perso la partita al Consiglio di Stato) che però non sono assunzioni e contratti a termine. E infatti, seguendo la stessa tabella, emerge che a livello nazionale sono stati assunti 5.703 camici bianchi con una media di contratti a tempo indeterminato pari al 55%, in pratica uno su due. La Lombardia è tra le regioni che hanno fatto invece un uso prevalente di contratti a termine (57%) e contratti in libera professione (7%). In pratica, solo un’assunzione su quattro è stabile, le altre prima o poi cessano. Il Veneto, giusto per fare un paragone il 99% del personale reclutato (796) è a tempo indeterminato, in Emilia il 58%. E questo dato, forse, può spiegare perché a ogni emergenza – ora siamo sul fronte vaccini – la Lombardia si ritrova ciclicamente, puntualmente, senza il personale necessario.
Cronaca
Vaccini, partenza flop in Lombardia: ferie e mancanza di personale sono una scusa. Puglia caso virtuoso, Lopalco: ‘Bastava organizzarsi’
Dopo le polemiche sulle poche somministrazioni, la regione guidata da Fontana e Gallera spera nel recupero con l'attivazione da oggi dei 65 hub. Dal Sud il modello che dimostra che si poteva fare meglio. L'assessore alla Sanità pugliese: "Anche qui abbiamo medici con molte ferie arretrate. E' solo questione di organizzazione dei servizi territoriali. Noi abbiamo vaccinato il doppio e non avremo neppure bisogno del personale aggiuntivo offerto dal governo"
Dopo appena una settimana dal via, la campagna vaccinale è già popolata da ritardi, inefficienza e polemiche, con immancabili accuse tra governo centrale e regioni. Epicentro, tanto per cambiare, la Lombardia. Dopo la parata simbolica del V-day, i dati della prima prova – quella che in teoria doveva essere più facile perché coinvolge sanitari e ospiti delle Rsa – sono impietosi: in virtù della maggiore popolazione, al 31 dicembre la Lombardia ha ricevuto 80mila dosi, più di tutte le altre regioni, ma in tre giorni ne ha somministrate soltanto 3126 cioè il 3,4% delle fiale a disposizione. Il Lazio, per contro, ne ha ricevute 46mila e ne ha somministrate 22.314 (48,7%), che oggi sono arrivate oltre il 50%, 15.566 su 40mila il vicino Veneto (40,6%). Insomma, Roma batte Milano sette a uno.
SCARICABARILE TRA ROMA E MILANO – Perché? Il dato ha fatto infuriare il commissario Domenico Arcuri che ieri ha chiamato la Regione governata da Fontana e Gallera sollecitando un cambio di passo. A questo ritmo, l’obiettivo minimo delle 65mila al giorno in tutta Italia è una chimera. Gallera ci ha poi messo del suo, giustificando il ritardo con le sacrosante ferie dei personale medico (che “non faccio rientrare in servizio per un vaccino nei giorni di festa”) e invitando a guardare i dati dei prossimi giorni. Solo oggi, a suo dire, l’operazione vaccini in Lombardia entrerà nel vivo, con l’attivazione nei 65 hub regionali che dovranno somministrare 10mila dosi al giorno per concludere la prima fascia di popolazione da vaccinare entro febbraio. “Dopo una partenza lenta di una macchina molto complessa, oggi la macchina va a buon ritmo”, ammette Giacomo Lucchini, responsabile del piano di vaccinazioni anticovid della Lombardia. “Sappiamo che dovremo vaccinare 340mila persone. Settimanalmente ci vengono consegnate le dosi e il regime di vaccini al giorno è 10mila, oggi forse qualcosa in meno, e poi ci immaginiamo di arrivare a 13-15 mila vaccini al giorno con picchi di 20mila”. Ma anche questo numero non sembra sufficiente. E dunque? Politici e giornali di centrodestra accusano del fiasco lombardo Arcuri e il governo, questi ultimi rispediscono al mittente. Il solito copione che ha intrattenuto l’Italia per un anno su ogni fronte: mascherine, tamponi, tracciamento, app e così via. I detrattori di Roma argomentano le ragioni (delle regioni) con la mancanza di personale: solo l’11 dicembre, dicono, Arcuri si sveglia e attiva un bando da 25 milioni di euro per selezionare le cinque agenzie che dovranno reperire 3mila medici e 12mila infermieri.
IL CASO VIRTUOSO: LA PUGLIA – La tesi però è in qualche modo fuorviante rispetto al vero tema della falsa partenza di questi giorni. A spiegarlo è qualcuno che non sta in Lombardia ed è riuscito a superare la prova. “Non voglio polemizzare con un’altra Regione o un collega assessore, ma quel che ho sentito proprio non sta in piedi”, dice il coordinatore dell’emergenza in Puglia, l’assessore alla Sanità ed epidemiologo Pier Luigi Lopalco. In tre giorni la Puglia ha vaccinato 6.800 pazienti, vale a dire il doppio della Lombardia. “L’inizio della campagna era previsto a gennaio, abbiamo anticipato i tempi dando il via alla Fase 1 già il 31 dicembre con 26 punti di vaccinazione attivati in tutta la regione, 1558 le dosi somministrate nella prima giornata, il triplo rispetto al V-Day del 27 dicembre”. Dunque è possibile? E i medici che mancano? E il bando in ritardo? “Intanto non esiste un problema di ferie perché anche qui ci sono medici con arretrati importanti ma corrono a farsi vaccinare, tanto che c’è una certa polemica in queste ore perché abbiamo diviso la platea in quattro fasce a seconda del rischio espositivo e chi è quarto o terzo vorrebbe essere vaccinato subito”.
“CARENZA DEL PERSONALE? FALSO” – La storia della carenza di personale, dice l’assessore, in questa fase è relativa, perché si tratta di vaccinare i medici stessi, quindi “basta montar su due-tre ambulatori vaccinali con 3 medici e 9 infermieri. In due o tre giorni si vaccina un ospedale, basta un po’ di organizzazione. Sono persone in servizio, non le devi neanche chiamare”. E infatti “non stiamo avendo questo problema che si proporrà semmai dopo, quando a febbraio-marzo arriveranno i vaccini Moderna e forse AstraZenaca, perché li faremo i conti con vaccinazioni di massa e vediamo se avremo bisogno di rinforzi. In caso, ricorreremo a questo aiuto aggiuntivo da parte del governo”. E allora? “Come in tutte le cose ci vuole buona volontà, competenza e organizzazione. La Lombardia sconta il fatto di avere una sanità “ospedalocentrica” senza servizi territoriali. Le campagne vaccinali devono essere organizzate e gestite proprio dai Dipartimenti di prevenzione dei servizi territoriali. Sono loro che devono avere la regia di questa macchina, se sono in affanno, chiaro che hanno difficoltà a partire”.
MEDICI ASSUNTI: LA LOMBARDIA IN TESTA (MA NON BASTA) – Proviamo però a seguire la traccia dei medici. Toti dalla Liguria fa sapere che non sono le regioni che rallentano la distribuzione dei vaccini ma “la carenza di personale che il Governo deve assumere e mandare nelle regioni”. Che manchino medici è la scoperta dell’acqua calda, visto che la categoria lo dice da prima ancora del Covid. Ma in Lombardia, ne sono stati assunti più che altrove. Secondo il monitoraggio settimanale di Altems da marzo ad oggi la Lombardia ha assunto 1217 camici (+8% rispetto a 2018), il doppio del Lazio. Ma è vero anche che al Lazio tanti ne sono bastati per segnare un analogo 8% in più. Il problema è che non bastano mai. Già a ottobre 2019 (pre covid) in Lombardia ne mancavano 2mila, Fontana-Gallera hanno rintuzzato con gli specializzandi in corsia (la scorciatoia impugnata dal governo che ha perso la partita al Consiglio di Stato) che però non sono assunzioni e contratti a termine. E infatti, seguendo la stessa tabella, emerge che a livello nazionale sono stati assunti 5.703 camici bianchi con una media di contratti a tempo indeterminato pari al 55%, in pratica uno su due. La Lombardia è tra le regioni che hanno fatto invece un uso prevalente di contratti a termine (57%) e contratti in libera professione (7%). In pratica, solo un’assunzione su quattro è stabile, le altre prima o poi cessano. Il Veneto, giusto per fare un paragone il 99% del personale reclutato (796) è a tempo indeterminato, in Emilia il 58%. E questo dato, forse, può spiegare perché a ogni emergenza – ora siamo sul fronte vaccini – la Lombardia si ritrova ciclicamente, puntualmente, senza il personale necessario.
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Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi americani in Yemen sono "un avvertimento per gli Houthi e per tutti i terroristi". Lo ha detto a Fox News il vice inviato degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Morgan Ortagus, sottolineando che "questa non è l'amministrazione Biden. Se colpisci gli Stati Uniti, il presidente Trump risponderà. Il presidente Trump sta ripristinando la leadership e la deterrenza americana in Medio Oriente".
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Steve Witkoff, ha definito "inaccettabili" le ultime richieste di Hamas in merito al cessate il fuoco a Gaza. Riferendosi alla conferenza del Cairo di inizio mese, l'inviato statunitense per il Medio Oriente ha detto alla Cnn di aver "trascorso quasi sette ore e mezza al summit arabo, dove abbiamo avuto conversazioni davvero positive, che descriverei come un punto di svolta, se non fosse stato per la risposta di Hamas".
Hamas avrebbe insistito affinché i negoziati per un cessate il fuoco permanente iniziassero lo stesso giorno del prossimo rilascio di ostaggi e prigionieri palestinesi. Secondo Al Jazeera, Hamas ha anche chiesto che, una volta approvato l'accordo, i valichi di frontiera verso Gaza venissero aperti, consentendo l'ingresso degli aiuti umanitari prima del rilascio di Edan Alexander e dei corpi di quattro ostaggi. Inoltre, il gruppo ha chiesto la rimozione dei posti di blocco lungo il corridoio di Netzarim e l'ingresso senza restrizioni per i residenti di Gaza che tornano dall'estero attraverso il valico di Rafah.
"Abbiamo trascorso parecchio tempo a parlare di una proposta di ponte che avrebbe visto il rilascio di cinque ostaggi vivi, tra cui Edan Alexander, e anche, tra l'altro, il rilascio di un numero considerevole di prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane", ha detto Witkoff. "Pensavo che la proposta fosse convincente: gli israeliani ne erano stati informati e avvisati in anticipo". "C'è un'opportunità per Hamas, ma si sta esaurendo rapidamente", ha continuato Witkoff. " Con quello che è successo ieri con gli Houthi, ciò che è successo con il nostro ordine di attacco, incoraggerei Hamas a diventare molto più ragionevole di quanto non sia stato finora".
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - L'esercito israeliano ha scoperto un nascondiglio di armi nel campo profughi di Nur Shams, fuori Tulkarem, nella Cisgiordania settentrionale. Lo ha reso noto l'Idf, precisando che sono state rinvenute diverse borse contenenti armi, una delle quali conteneva anche un giubbotto con la scritta 'Unrwa'. Le armi confiscate sono state consegnate alle forze di sicurezza per ulteriori indagini.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Un missile lanciato dagli Houthi è caduto a Sharm el-Sheikh, nella penisola egiziana del Sinai. Lo ha riferito la radio dell'esercito israeliano, aggiungendo che l'Idf sta indagando per stabilire se il missile fosse diretto contro Israele.
Passo del Tonale, 15 mar.(Adnkronos) - Che l’aspetto competitivo fosse tornato ad essere il cuore pulsante di questa quinta edizione della Coppa delle Alpi era cosa già nota. Ai piloti il merito di aver offerto una gara esaltante, che nella tappa di oggi ha visto Alberto Aliverti e Francesco Polini, sulla loro 508 C del 1937, prendersi il primo posto in classifica scalzando i rivali Matteo Belotti e Ingrid Plebani, secondi al traguardo sulla Bugatti T 37 A del 1927. Terzi classificati Francesco e Giuseppe Di Pietra, sempre su Fiat 508 C, ma del 1938. La neve, del resto, è stata una compagna apprezzatissima di questa edizione della Coppa delle Alpi, contribuendo forse a rendere ancor più sfidante e autentica la rievocazione della gara di velocità che nel 1921 vide un gruppo di audaci piloti percorrere 2300 chilometri fra le insidie del territorio alpino, spingendo i piloti a sfoderare lo spirito audace che rappresenta la vera essenza della Freccia Rossa.
Nel pomeriggio di oggi, dalla ripartenza dopo la sosta per il pranzo a Baselga di Piné, una pioggia battente ha continuato a scendere fino all’arrivo sul Passo del Tonale, dove si è trasformata in neve. Neve che è scesa copiosa anche in occasione del primo arrivo di tappa a St. Moritz e ieri mattina, sul Passo del Fuorn. Al termine di circa 880 chilometri attraverso i confini di Italia, Svizzera e Austria, i 40 equipaggi in gara hanno finalmente tagliato il traguardo alle 17:30 di oggi pomeriggio all’ingresso della Pista Ghiaccio Val di Sole, dove hanno effettuato il tredicesimo ed ultimo Controllo Orario della manifestazione.
L’ultimo atto sportivo dell’evento è stato il giro nel circuito, all’interno del quale le vetture si sono misurate in una serie di tre Prove Cronometrate sulla neve fresca valide per il Trofeo Ponte di Legno, vinto da Francesco e Giuseppe Di Pietra. L’altro trofeo speciale, il Trofeo Città di Brescia, ovvero la sfida 1 vs 1 ad eliminazione diretta di mercoledì sera in Piazza Vittoria, era stato anch’esso vinto da Aliverti-Polini.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.