I piccoli pazienti mostrano febbre alta, vomito, dolore addominale e diarrea e in alcuni casi congiuntivite, eruzioni cutanee, mal di testa, irritabilità. All'inizio nessuno pensa al virus perché sono negativizzati già da tempo
Si chiama Mis-C ed è la sindrome infiammatoria multisistemica correlata al Covid che in questi giorni ha impegnato i medici dell’ospedale pediatrico Santobono di Napoli. I camici bianchi hanno registrato sedici casi – con bambini tra i 4 e gli 11 anni – negli ultimi giorni come riporta Il Mattino. Uno in particolare ha portato il primario del pronto soccorso a scrivere il 3 gennaio scorso un post su Facebook per raccontare la storia a lieto fine di “Luisa”, 5 anni. La piccola era risultata positiva a dicembre, sempre asintomatica si era negativizzata nel giro di poco. Tre settimane dopo, come racconta il medico, “compare febbre altissima, dolori muscolari, cefalea, congiuntivite e un violento dolore addominale”.
Nessuno pensa più a Sars Cov 2 e in ospedale pensano che possa trattarsi di peritonite. Il medico che l’ha in cura però non è convinto e la fa trasferire al Santobono: “Accogliamo la bimba… sta maluccio… esami, radiografie , ecografie, visite specialistiche …. non abbiamo dubbi: MIS-C (sindrome infiammatoria multisistemica correlata al Covid)”. Le terapie convenzionali non funzionano e Luisa peggiora, quindi lo staff medico pensa di usare una terapia off label, cioè utilizzata al di fuori dell’autorizzazione. In questo caso un trattamento per le malattie infiammatorie sistemiche di tipo reumatico. Che funziona e porta a un graduale miglioramento e alla guarigione. Il post del primario però aggiunge anche subito dopo aver tirato un sospiro di sollevo e aver festeggiato “chiama il 118…. si è alzato in volo un elicottero da un’altra regione… ci stanno portando F., 12 anni, febbre alta… troponina alle stelle, dolori addominali violenti, già positivo sl Covid, … sta male….un’altra MIS-C… affiliamo le armi. Dal PS ci sta salendo T., 4 anni, stessa storia”.
La sindrome, ha poi spiegato il primario a Il Mattino, può rimanere latente anche quattro o sei settimane. Dopo che il virus è quasi dimenticato. I sintomi quindi possono portare fuori strada chi ha il compito di stilare una diagnosi. Per questo il dottor Tipo ha ritenuto di informare i pediatri del territorio che si sono trovati di fronte la sindrome. Il Covid mette scompiglio nel sistema immunitario. L’infiammazione che si scatena può andare avanti “raggiungendo tutti gli organi. E quando prende il cuore, i reni o il pancreas, la situazione diventa molto seria”. A Bergamo i medici dell’ospedale Papa Giovanni XXIII tra marzo e aprile si erano trovati davanti casi simili con l’ipotesi che il coronavirus scatenasse la malattia di Kawasaki. Successivamente indicata come simil Kawasaki.
Di fronte a febbre alta, vomito, dolore addominale e diarrea e in alcuni casi congiuntivite, eruzioni cutanee, mal di testa, irritabilità, la prescrizione degli specialisti del Santobono è stata quella di consigliare immediatamente di rivolgersi all’ospedale. Che poi valuteranno la terapia mirata per ogni caso. “Ad oggi, su 16 bambini, uno solo ha avuto bisogno della terapia intensiva, gli altri li stiamo curando così con risultati più che soddisfacenti. Ma stiamo attenti: la malattia è subdola, il vaccino è l’unico rimedio” ha aggiunto Tipo che nel post del 3 gennaio scriveva “Questo maledetto virus è subdolo e può far male… molto male…ad adulti e bambini… senza guardare in faccia a nessuno!! Unica arma per fermarlo è il vaccino. Io mi vaccinerò… per me stesso… per la mia famiglia…. per le persone a cui voglio bene…. ma anche per .. i bambini non dovrebbero mai conoscere “il nero” …….hanno diritto a vivere una vita a colori !!!! PS: consentitemi di ringraziare tutti i miei colleghi, il personale infermieristico e gli oss che da mesi mi affiancano in questa esperienza indescrivibile. Professionisti di livello altissimo a cui si devono questo e tutti gli altri successi di tutti i giorni!“.
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