Dopo Veneto, Friuli e Marche che hanno deciso in autonomia il rientro in classe per gli studenti delle scuole superiori il 31 gennaio anche la Calabria ha fissato per quella data la riapertura delle scuole. Tutte le altre, di ogni ordine e grado, invece torneranno operative il 15 gennaio. Il presidente facente funzioni della Regione, Nino Spirlì, ha firmato l’ordinanza. L’attività proseguirà con la didattica a distanza. Resta fatta salva l’attività didattica ed educativa per i servizi per l’infanzia e per la scuola dell’infanzia, che continua a svolgersi in presenza, e resta garantita la possibilità di svolgere attività in presenza per l’uso di laboratori o per “mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali”.

Anche la Puglia non farà tornare in aula i suoi studenti. Il presidente Michele Emiliano ha deciso che “le scuole di ogni ordine e grado, dalle primarie alle superiori, saranno in Ddi, Didattica digitale integrata, sino a venerdì 15 gennaio 2021. Questa scelta – ha spiegato in una nota il governatore – si fonda su ragioni epidemiologiche e di mitigazione del rischio di contagio. L’evoluzione della curva dei contagi e dell’indice Rt non è chiara. Non sappiamo ancora quali effetti sui contagi ci sono dopo il periodo festivo. Inoltre, alla luce dei dati forniti dai dipartimenti di prevenzione, è evidente che il virus circola e non ha allentato la sua morsa. L’ordinanza sarà in vigore per un periodo limitato di tempo, quindi è provvisoria e precauzionale, in attesa che la cabina di regia del ministero della Salute chiarisca l’effettivo livello di pericolo”. Anche in Molise la scuola sarà chiusa fino al 17 gennaio, ad eccezione della materna. “Ho appena firmato un’ordinanza – dice all’Adnkronos il presidente della Regione, Donato Toma – Do la possibilità ai sindaci di valutare, in base alla situazione epidemiologica, se tenere aperte le elementari. Aspetto i dati prima dell’11, poi valuterò se rivedere l’ordinanza o mantenerla fino al 18, e se così sarà farò poi una successiva valutazione entro il 17”.

Gli studenti di tutte le altre regioni, a meno di altre ordinanze, torneranno in aula il 7 gennaio: “La data è confermata e si porta dietro un enorme lavoro fatto con i prefetti e – dice la ministra Lucia Azzolina a Rai News 24 – tutti gli attori, ritornano in classe 5 milioni di studenti del primo ciclo mentre l’11 gennaio il governo ha autorizzato l’ingresso anche per le superiori per una percentuale pari al 50%. Si è deciso l’11 perché nel fine settimana si attendono i monitoraggi”. “I dai dell’Iss sono molto buoni e in linea con la letteratura, gli studi fatti e le ricerche europee e questo ci conforta ed è dovuto anche al grande lavoro fatto con la comunità scolastica e grazie al rigoroso rispetto delle regole da parte dei giovanissimi. È evidente a tutti che la mancata scuola in presenza favorisce certe problematicità non perché la dad non sia fatta bene ma perché la didattica in presenza è altro”.

Il vertice dell’esecutivo di lunedì sulla scuola è stato tesissimo. “Non penso sulla scuola ci possa essere una battaglia politica, la scuola è il futuro del paese, è il volano, questo deve tornare ad essere un paese per i giovani che ci porteranno fuori dalla crisi attraverso la scuola; dobbiamo dare ai giovani le competenze. Non ci può essere alcuna battaglia politica sulla scuola che deve essere interesse di tutti, maggioranza e opposizione, fare bene per i nostri ragazzi. Le scuole superiori dovevano riaprire a dicembre, si è fatto un enorme lavoro con i prefetti che sono stati eccezionali. Il problema non è più il trasporto, il governo ha lavorato affinché al scuola ripartisse in sicurezza. Ci sono tutte le condizioni per riportare gli studenti a scuola l’11 gennaio”. La ministra, che da sempre si è battuta perché gli studenti potessero studiare in presenza, mette sul piatto anche le altre possibili aperture e rivendica un risultato: “Se si hanno contagi altissimi posso anche capire, ma allora se si chiude la scuola si deve chiudere tutto il resto, anzi la scuola dovrebbe essere l’ultima a chiudere. Se i contagi non sono alti, e ne abbiamo territori così, la scuola deve restare aperta: decisioni diverse non sarebbero comprese; la scuola ha un ruolo fondamentale, parliamo del futuro delle giovani generazioni che devono essere nel cuore delle istituzioni. Se le ricerche ci dicono che nella scuola c’è stato solo il 2 per cento dei focolai, forse è anche merito dei nuovi banchi, oltre che delle altre misure, che hanno permesso il distanziamento. Ringrazio il commissario Arcuri per il lavoro fatto: ottenere 2,4 milioni di banchi in pochi mesi è un risultato eccezionale”.

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