Il 92,5% delle persone a cui è stato somministrato ha sviluppato anticorpi. Il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli: "Risultati più che promettenti, ora ci sarà l'ulteriore sviluppo nella fase II e fase III". L'azienda avrà il sostegno del governo, ha assicurato Domenico Arcuri: "Entrerà nel capitale dell’azienda". Si punta a 100 milioni di dosi ogni anno
Il vaccino italiano di ReiThera ha dato risultati “più che promettenti”, è “sicuro” e il 92,5% delle persone a cui è stato somministrato nella fase 1 ha sviluppato anticorpi dopo una sola dose. E ora il governo sosterrà le altre due fasi della sperimentazione, puntando alle 100 milioni di dosi per anno. Sono questi i risultati presentati all’Istituto Spallanzani al termine della prima parte del trial del vaccino sviluppato dall’azienda di Pomezia. Che ha fornito, ha sottolineato il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, risultati “più che promettenti” e “ora ci sarà l’ulteriore sviluppo nella fase II e fase III”. Un momento in cui l’azienda avrà il sostegno del governo, ha assicurato il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri: “Entrerà nel capitale dell’azienda, che ha già presentato una proposta di investimento”. Ma quali sono i tempi? “Il protocollo di Fase 2, già pronto, lo sottometteremo alle agenzie regolatorie in tempi brevi. L’ipotesi poi è di chiudere la Fase 3 entro l’estate”, ha annunciato il direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani, Giuseppe Ippolito. L’azienda punta, infatti, a presentare la domanda di registrazione del vaccino all’inizio dell’estate.
E la presidente di Reithera, Antonella Folgori, ha annunciato che l’azienda vuole “sviluppare 100 milioni dosi di vaccino per anno”. Il siero, ha assicurato, “è stabile ad una temperatura tra 2 e 8 gradi” e “induce anticorpi e dai dati preliminari protegge dall’infezione ed è ben tollerato”. Gli studi “ci hanno consegnato la sperimentazione clinica e serviranno a consolidare i dati della sicurezza”, ha affermato Folgori. “Abbiamo arruolato 100 persone e 45 sono state vaccinate con dosi diverse e tutti sono arrivati alla fine per la valutazione di sicurezza: il vaccino non ha avuto alcun avvento avverso grave nei primi 28 giorni dalla vaccinazioni, un risultato migliore rispetto a Moderna e Pfizer che hanno avuto effetti indesiderati”, ha spiegato il direttore scientifico dello Spallanzani Giuseppe Ippolito. Il picco di produzione di anticorpi “a 4 settimane resta costante ed il vaccino è ad una sola dose”.
Sul vaccino italiano anti-Covid, sperimentato all’Istituto Spallanzani di Roma, “oggi abbiamo i risultati sperati: questa partecipazione darà la possibilità ai cittadini italiani di accedere a un vaccino in modo sostenibile, sia per la popolazione da trattare che per la modalità di accesso”, ha sottolineato il direttore generale dell’Aifa, Nicola Magrini, intervenuto alla presentazione dei risultati della fase 1. In questa fase il vaccino “ha dimostrato di essere sicuro, di avere capacità di indurre risposta immunitaria degli adulti e la risposta è simile a quella di altri vaccini con due dosi”, ha detto ancora Ippolito specificando che “il 92,5% dei vaccinati ha avuto livello di anticorpi rilevabili” con una singola dose e che questi “sono coerenti con uno schema di somministrazione singola e verosimilmente potranno aumentare con altre dosi”.
I risultati sono “incoraggianti” per il ministro della Salute, Roberto Speranza: “Se si confermeranno i dati ottenuti finora avremo nei prossimi mesi un vaccino efficace e sicuro con una sola dose invece che con due dosi. Sarà prodotto interamente nel nostro Paese. È importante continuare ad investire sulla ricerca italiana e sulle sue eccellenze scientifiche”. Arcuri ha parlato di una giornata “molto importante” e ha ringraziato il governatore del Lazio Nicola Zingaretti “che mi parlò di questa opportunità”. Nell’emergenza dettata dalla pandemia “dobbiamo cercare di dipendere il meno possibile degli altri e produrre in maniera propria – ha continuato il commissario – In queste settimane dipendiamo completamente da vaccini stranieri e combattiamo per avere il maggior numero possibile di vaccini”. La sperimentazione è stata finanziata dalla Regione Lazio, dal ministero dell’Università e della Ricerca ed dal Centro nazionale per le ricerche (Cnr)
“In una sfida globale come questa il Cnr interviene con la forza della multi-disciplinarietà della sua ricerca. Nel caso del vaccino il Cnr fornirà attività di supporto nell’analisi dei dati epidemiologici e negli studi su forza, durata e qualità della risposta immunitaria. È anche in partenza – spiega il presidente del Cnr – Massimo Inguscio un’analisi di siero-prevalenza sulla popolazione italiana, con creazione di una sieroteca e genoteca, che consentirà di studiare la risposta immunitaria e la relazione tra geni, infezione e risposta vaccinale, nell’ambito del più ampio progetto Virus Memory”