Politica

L’ultima bugia di Renzi: “Se avessimo preso il Mes sei mesi fa, oggi avremmo più vaccinati”

Il leader di Italia viva sostiene che mancano le risorse per assumere medici e infermieri, ma dimentica che il primo carico da 470mila dosi è arrivato solo a cavallo di Capodanno e che, dopo i primi giorni di rodaggio della macchina organizzativa (in questa fase in mano alle Regioni), ieri sono state vaccinate oltre 60mila persone. Il target è di 65mila ogni 24 ore

“Perché in Italia andiamo a rilento con i vaccini? Se servono più risorse, c’è il Mes. E se avessimo preso il Mes sei mesi fa, oggi avremmo più vaccinati“. Parola di Matteo Renzi, che torna alla carica sul Meccanismo europeo di stabilità per accusare il governo e il commissario all’emergenza Domenico Arcuri di essere in ritardo con la somministrazione del farmaco anti-Covid. Il leader di Italia viva dimentica però che il primo carico di Pfizer da 470mila dosi è arrivato solo tra il 30 dicembre e l’1 gennaio a causa del maltempo e che, dopo i primi giorni di rodaggio della macchina organizzativa (in questa fase in mano alle Regioni), nel nostro Paese sono state vaccinate oltre 60mila persone nel giro di 24 ore. Poco lontano dal target di 65mila fissato dalla tabella di marcia di Arcuri.

Ci sono comunque Regioni virtuose come Lazio, Toscana, Veneto, che hanno somministrato più della metà delle dosi che hanno a disposizione, mentre altre – tra cui la Lombardia – sono ferme intorno all’11%. Come ha spiegato l’assessore alla Sanità in Puglia ed epidemiologo Pier Luigi Lopalco, è una falsa partenza dovuta a problemi organizzativi di asl, ospedali e governatori e non a una presunta carenza di risorse per la sanità. E se anche 6 mesi fa ci fossero stati più fondi per assumere medici e infermieri, come sostiene Renzi, non ci sarebbero state abbastanza fiale da iniettare nei pazienti. Al momento l’unico farmaco anti coronavirus approvato dall’Ema in Unione europea è quello prodotto da Pfizer-Biontech. Il gemello di Moderna dovrebbe ottenere l’ok nelle prossime ore, mentre è ormai certo il ritardo del vaccino Oxford-Astrazeneca. È su questo che si sta concentrando il dibattito pubblico in Germania, il primo Paese Ue per numero di vaccinati seguito dall’Italia, anziché sui tempi della primissima fase della campagna di somministrazione. Tra l’altro Berlino ha raggiunto il suo record di iniezioni il 30 dicembre, con 54.322 dosi in un giorno: ieri nel nostro Paese ne sono state effettuate di più.

Numeri che il leader di Italia viva tralascia nella sua e-news: “Mesi fa avevo chiesto un piano vaccinale per tempo, senza che a gestirlo fosse sempre e soltanto il commissario Arcuri, ribattezzato Superman dal Governo. Quando avanzai questa proposta mi dissero che non era il momento delle polemiche. Ma non è colpa nostra se diciamo le cose prima e non ci ascoltano”, scrive, puntando il dito contro il mancato ricorso al Mes. Una partita più politica che di sostanza, specie in questi giorni di crisi di governo. Il ministro all’Economia Roberto Gualtieri, infatti, ha ripetuto più volte che da quando è iniziata la pandemia Palazzo Chigi ha stanziato oltre 9 miliardi per il sistema sanitario. Il mese scorso ha rinunciato anche a due emissioni di Btp perché al momento non c’è bisogno di liquidità. E non ce ne sarà bisogno nemmeno quando aumenteranno i vaccini a disposizione per l’Italia: il bando per il reclutamento di 3mila medici e oltre 12mila tra infermieri e operatori sanitari da impiegare su tutto il territorio nazionale per somministrare il farmaco ai cittadini si è già chiuso. “Una prima parte sarà inviata nei vari siti per accelerare le procedure entro la fine di gennaio“, fanno sapere ambienti vicini al commissario Arcuri.

Per Renzi il modello da seguire è invece quello di Israele, dove “corrono e vaccinano a più non posso, anche con un governo dimissionario. Perché in Italia andiamo a rilento?”, si legge nella e-news. Lo Stato mediorientale in effetti guida la classifica mondiale delle Nazioni con la più alta percentuale di vaccinati contro il Covid ogni 100 abitanti, ma qui la campagna di somministrazione è iniziata prima, il 20 dicembre. A differenza dei Paesi europei, inoltre, che hanno fatto riferimento a Bruxelles per contrattare i vaccini da acquistare dalle varie case farmaceutiche, l’esecutivo israeliano si è mosso in modo autonomo e ha potuto contare sul via libera anticipato ai farmaci di Pfizer e Moderna da parte della propria autorità regolatoria. Nonostante tutto, anche qui non mancano i problemi. Come riportano The Times of Israel e il Washington Post, da settimana prossima il Paese sarà costretto a rallentare il ritmo delle sue vaccinazioni o addirittura a sospendere temporaneamente la campagna. Il motivo è che mancano le dosi per il richiamo che – stando ai protocolli Pfizer – va somministrato dopo tre settimane dalla prima iniezione. Il direttore generale del ministero della Salute, Chezy Levy, ha dichiarato che, sebbene Israele sia sulla buona strada per vaccinare circa 2 milioni di persone entro la fine di gennaio, si aspetta una pausa di due settimane per garantire la seconda dose ad anziani e persone immunocompromesse. In sostanza, e paradossalmente, Israele ha fatto le vaccinazioni “troppo” in fretta.