di Antonio Marino
C’è solo un modo, a mio parere, per Giuseppe Conte per mettere fine a questa farsa inscenata dal senatore di Rignano: andare in Parlamento. So che, in tempi di Covid e con sfide eccezionali da affrontare (vaccini e Recovery) sembra un azzardo, ma è il solo modo per liberarsi di una zavorra che rischia di impantanare l’azione dell’esecutivo.
Esattamente come Matteo Salvini nell’agosto 2019, Matteo Renzi piccona quotidianamente il Governo dimenticando di fare parte della stessa maggioranza che lo sostiene e minacciando un giorno sì e l’altro pure di ritirare le sue due ministre e il suo sottosegretario dalla compagine di Governo (e come Salvini, puntualmente non lo fa mai).
A differenza del 2019, dove era chiaro il fine di Salvini (andare ad elezioni e capitalizzare il consenso), ora non si capisce bene cosa vogliano Renzi e Boschi dal Governo (forse poltrone?). Tanto più che nella bozza di Recovery Plan di Italia Viva c’è mezza pagina di proposte, che tra l’altro nulla c’entrano con i fondi europei (prescrizione, ponte sullo stretto, reddito di cittadinanza).
Nei propositi del senatore di Rignano Conte verrebbe sfiduciato e subentrerebbe un governo di unità nazionale (un modo elegante per definire il vecchio inciucio), suo sogno mai nascosto, con a capo forse Mario Draghi (a sua insaputa) e magari con possibilità maggiori di mettere le mani sui soldi che arriveranno dall’Ue. Ebbene, se così fosse, è tanto sicuro che anche senza Italia Viva Conte non avrebbe i numeri in Parlamento?
Credo che Renzi farebbe bene a guardarsi in casa perché alcuni dei suoi non lo seguirebbero in questo piano suicida; se è così certo di poter affossare Conte perché non presenta col suo gruppo una mozione di sfiducia al Governo in Parlamento? Evidentemente sta giocando d’azzardo.
Conte prenda esempio dal se stesso di due anni fa: vada in Parlamento e lo inchiodi alle sue responsabilità. Metta a nudo quegli illusori interessi di parte che lo muovono e di cui ben ha parlato Sergio Mattarella nel discorso di fine anno. Smascheri l’esibizionismo e le sue aspirazioni velleitarie. Evidenzi la “scarsa cultura delle regole” (la stessa che rinfacciò a Salvini due anni fa) di chi ritiene di avere il controllo del Parlamento, proponendo governi alternativi basati su maggioranze inesistenti ed escludendo, non si sa su che basi, le elezioni, considerato che nella legislatura sono state sondate tutte le vie possibili.
Dimostri quel coraggio che rinfacciò a Salvini, sebbene la situazione oggi sia molto più drammatica di due anni fa. Non abbia paura dei numeri, li troverà: molti non andrebbero volentieri ad elezioni col rischio di perdere il seggio e rigetterebbero l’idea di una crisi di governo al buio, soprattutto in un momento così delicato. Del resto, la logica del sistema proporzionale è valutare in Parlamento quali maggioranze esistono, dal momento che nessun partito ha la maggioranza assoluta.
Certo, nella sua versione nobile, la maggioranza parlamentare dovrebbe formarsi dopo le elezioni sulla base dell’affinità di idee e proposte, mentre quasi sempre il processo è stato guidato da logiche spartitorie. In questo caso, si intende, i “responsabili” nulla devono avere in più che la garanzia di non perdere lo scranno. Il rischio c’è, ma il beneficio sarebbe sbarazzarsi di un alleato che non è mai stato tale: il gioco vale la candela.