di Riccardo Mastrorillo
I momenti delicati, le situazioni di crisi, in Italia producono spesso l’epifania dei mediocri. E anche quest’anno, in piena pandemia, crisi economica e forte preoccupazione per tutti, i mediocri sono partiti alla riscossa.
Una parte significativa dell’Italia colta e borghese, dimentica delle cialtronerie dei politici italiani, ritiene, per una sorta di mediocre elitarismo autolesionista, Giuseppe Conte inadatto alla gravità del momento, magari incolpandolo da un lato della severità dei provvedimenti restrittivi dall’altro della diffusione del virus, facendo irrealistiche comparazioni con altri paesi, evidentemente non comparabili.
Non sappiamo dire se hanno una qualche ragione, certo gli errori nella forma, e anche nella sostanza, di Conte sono evidenti, e non li abbiamo mai taciuti, ma per uno a digiuno di politica, che fino a 3 anni fa era solo un avvocato e docente universitario, ci sembra che Conte, da un punto di vista meramente politologico, si sia dimostrato più efficace di tanti suoi predecessori, professionisti della politica.
Come sempre aleggia, nella mente dei molti ipercritici parvenu, l’ideale illiberale del “governo dei saggi”, quindi si mormora, sempre più ad alta voce, della necessità di investire una figura come, ad esempio, Mario Draghi, di comporre un governo di unità nazionale, per superare la presente crisi.
E non a caso in questi giorni circola insistentemente la traduzione in italiano di un articolo di Mario Draghi, pubblicato lo scorso marzo sul Financial Times, articolo pregevole e largamente condivisibile, ma – ci sembra – scritto non da uno disposto ad essere insediato a Palazzo Chigi da una congiura di palazzo, ordita da Matteo Renzi.
Gli antecedenti di “governi dei saggi” peraltro non sono certo rassicuranti, sono stati tutti forieri di gravi sventure successive. Comprendiamo la fascinazione che fa presa sull’inconscio servile di una parte della società italiana: sempre alla ricerca dell’uomo della provvidenza, con l’inconfessabile sogno di un taumaturgico leader, che risolva i problemi, senza alcun sacrificio per le tasche degli idioti sognatori.
In genere sono gli stessi “sognatori” che inventano una scusa per andare in discoteca durante il lookdown, lamentandosi di dover indossare la mascherina per strada, ma indignandosi se altri non l’indossano.
Ecco, in queste circostanze si manifesta appieno la mediocrità della classe dirigente. I giornali, si riempiono di audaci ricostruzioni e dietrologie, sulla imminente crisi di governo: in una intervista del Corriere a Matteo Renzi, intervista in cui Renzi, come al solito, non dice nulla, ma lo dice benissimo, alla domanda se ha paura delle elezioni, è relegata, in fondo, l’unica vera notizia, rivelatrice:
“Io non ho paura di niente, meno che mai della democrazia. Quanto ai diciotto senatori di Italia viva mi faccia dire che sono orgoglioso di loro […] E che non hanno paura delle elezioni. Per due motivi. Uno, perché le elezioni non fanno paura a chi è abituato a misurarsi con il consenso come i nostri colleghi che vengono da una bella gavetta: più della metà di loro ha fatto il sindaco o l’amministratore locale, ha preso voti con le preferenze, non è alla prima esperienza. Il secondo motivo è ancora più chiaro: tutti sanno che non ci saranno elezioni”.
La consapevolezza che nelle attuali condizioni sarebbe impossibile votare, consente a Renzi di comportarsi come un corsaro della politica, scorrazzando indisturbato. Ma le ricostruzioni fantasiose mettono in luce altri geni della politica. Siamo rimasti fulminati dalla proposta di Carlo Calenda in una intervista al Mattino: “Penso a un esecutivo di amministratori e tecnici, che siano dentro ma anche fuori dalla politica”.
Un po’ come lui del resto, a volte politico e, più spesso, dispensatore di “cazzate” (“Queste cazzate le abbiamo sostenute, io le ho sostenute, per 30 anni” come ha dichiarato egli stesso a ottobre del 2019), infatti subito dopo aver indicato Draghi, come capo del governo di salute pubblica, elenca i ministri che, secondo lui non possono mancare: “Governatori come Stefano Bonaccini, Luca Zaia, Nicola Zingaretti o il sindaco Giorgio Gori“, ci sorprende che non abbia ricompreso Attilio Fontana e Giulio Gallera, tra la “gente in politica che ha fatto bene anche l’amministratore”.
Quello che, al posto dell’intervistatore, avremmo chiesto a Calenda è se fosse consapevole che per legge la carica di Sindaco di grande città, di Presidente e Assessore di Regione è incompatibile con quella di Ministro. O forse nel dire che il voto anticipato “sarebbe una pazzia” era riferito solo alle elezioni politiche ma che si possano tenere senza problemi elezioni regionali, considerate le inevitabili dimissioni dei Presidenti.
Non sappiamo dire se sia peggio un politico che dice tali corbellerie o un giornalista che omette di contestargliele, certo che queste manifestazioni ci stanno stancando, facendoci indubbiamente preferire l’epifania che porta in dono oro, incenso e mirra, piuttosto che questa deriva decadente di intollerabile mediocrità.
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