La Spagna è già nel mezzo della terza ondata. I contagi crescono, nonostante i pochi tamponi nelle ultime due settimane, e le comunità autonome corrono ai ripari. La Catalogna torna a chiudere tutto da giovedì e la Castiglia e León chiede al governo di Pedro Sánchez un lockdown “breve ma efficace”. I dati sul numero delle dosi di vaccino inoculate sono incoraggianti: martedì sono passate da 82.834 a 139.339. Ma c’è ancora tanta strada da fare e molta differenza tra le regioni. Per il momento, la questione della riapertura delle scuole resta fuori discussione: gli studenti torneranno nelle aule. Ecco il punto della situazione.
Crescita dei contagi – Il basso numero di tamponi eseguiti durante le feste natalizie non permette di definire la portata reale della diffusione del virus, ma la sensazione è che la situazione sia destinata a peggiorare. Tutti gli indicatori lo confermano. Martedì 5 gennaio i nuovi positivi erano 23.700, un dato che si avvicina molto al record di 25.595 del 30 ottobre, quando la Spagna era alle prese con la seconda ondata. Dal 24 dicembre, i casi per 100mila abitanti sono aumentati a 296, con cifre altissime in Estremadura (639), Isole Baleari (531) e Madrid (408). Nove tra le 19 comunità e città autonome superano i 250, la soglia di “rischio estremo”.
Anche la pressione ospedaliera continua a crescere: 13.841 persone sono attualmente ricoverate e risulta occupato l’11,4% del totale dei posti letto e il 23,1% delle terapie intensive. Prima del 5 gennaio il ministero della Salute ha processato i dati ogni quattro giorni e il numero dei morti tra l’1 e il 4 si era abbassato a 241 dai 298 registrati tra il 25 e il 28 dicembre. Martedì, invece, sono stati 352. Per l’Epifania ci sarà un’ulteriore pausa, ma il 7 sarà con ogni probabilità il giorno in cui i contagi supereranno i 2 milioni totali.
Le vaccinazioni – Come in Italia, la campagna di vaccinazione spagnola prosegue a velocità radicalmente diverse dipendendo dalla regione, però in questo caso a partire dalle Rsa. Nelle Asturie, la regione con l’età media più alta del paese, il personale sanitario ha inoculato il 100% delle 12mila dosi ricevute durante la prima settimana grazie al lavoro svolto anche nei weekend e nei giorni festivi. Le Baleari hanno raggiunto il 37,5%, nonostante la sospensione momentanea dovuta a un caso di positività in una residenza.
Guardando alle comunità più importanti, Madrid si ritrova a essere fanalino di coda con un 5% delle dosi somministrate a causa dell’assenza di personale nelle Rsa durante le vacanze. In Catalogna, che segue con il 9%, la campagna è iniziata solo il 30 dicembre per la mancanza di frigoriferi e problemi logistici con con la Pfizer. Gli amministratori di Barcellona sono stati attaccati per non aver formato in tempo il personale sanitario e per non essere riusciti a far quadrare i turni degli oltre 6mila infermieri che si sono offerti. Il governo centrale spera che la situazione si sblocchi dopo l’Epifania.
Nuove restrizioni – Le regioni godono di assoluta autonomia sulle restrizioni da adottare, ma senza il permesso dell’Esecutivo di Madrid non possono imporre alcun tipo di lockdown. Tuttavia, la Castiglia e León lo ritiene necessario e nel prossimo Consiglio Interterritoriale, che riunisce i responsabili della sanità nazionale e locale, chiederà di poter agire liberamente per imporre un confinamento domiciliare “corto ma efficace”.
Con il passare dei giorni sempre più decisioni vengono prese dai governatori per contrastare la diffusione della pandemia. La comunità valenciana ha esteso il periodo di chiusura dei confini del territorio, attivo già durante il periodo natalizio senza eccezioni, neanche per le riunioni familiari. La ristorazione chiuderà alle 17 mentre il coprifuoco verrà anticipato di un’ora, alle 22. In Catalogna, dal 7 gennaio non si potrà uscire dal proprio comune e verranno chiusi tutti i centri commerciali e le palestre, come richiesto dalla comunità scientifica. Chiusure delle attività essenziali dalle 20 anche in Aragón e riunioni per un massimo di quattro persone nella piccola regione di La Rioja. La più grande preoccupazione riguarda l’Estremadura, già nel pieno della terza ondata. A differenza della Catalogna, chiuderanno tutte le attività nei comuni superiori ai 5mila abitanti che hanno registrato più contagi.
La riapertura delle scuole – In Spagna non esiste nessun dibattito sulla riapertura delle scuole. Tutte le comunità autonome manterranno le date di apertura previste, eccetto l’Estremadura, dove gli studenti dalle medie in su torneranno alla didattica a distanza per almeno una settimana dall’11 gennaio. Anche la Castiglia e La Mancia ha rinviato l’inizio delle lezioni all’11, ma questa volta per le previsioni metereologiche: si attende molta neve.
La convinzione è quella che le aule siano uno spazio sicuro. Ximo Puig, governatore di Valencia, ha dichiarato di non voler fare in modo che “il virus continui a pregiudicare il futuro degli studenti”. Per questa ragione ha confermato come data il 7 gennaio e così hanno fatto altre regioni. Madrid, Cantabria e Navarra saranno le ultime e a ripartire, l’11 gennaio.