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Renzi: “Sul Recovery aspettiamo che dalle parole si passa ai fatti. Conte? Ha detto che sarebbe venuto in Senato, lo aspettiamo”

Il leader di Italia Viva parla al Tg3 dopo il messaggio arrivato dal premier su Facebook: sul Piano ammette che "il governo sembra aver cambiato idea". Poi smentisce l'ipotesi di un esecutivo di scopo e di un voto anticipato, ma torna a sfidare Conte: "Se è in grado di lavorare lo faccia, altrimenti toccherà ad altri"

Un passo avanti sul Recovery, un’altra minaccia al presidente del Consiglio e una nuova proposta. In serata Matteo Renzi parla al Tg3 dopo il messaggio arrivato dal premier Giuseppe Conte su Facebook: le frasi del leader di Italia Viva però contribuiscono a ingarbugliare ancora di più la matassa della pre-crisi di governo. Prima ammette che “il governo sembra aver cambiato idea” sul Recovery Plan, “segno che forse le idee di Italia viva non erano così male”. Poi smentisce l’ipotesi di un esecutivo di scopo: “Non esistono, esistono i governi in grado di lavorare”. E qui arriva la nuova frecciata al premier: “Se Conte è in grado di lavorare lo faccia, altrimenti toccherà ad altri. Ha detto che è pronto a venire in Aula, lo aspettiamo lì”. Alla fine, la sintesi del suo intervento la fa lo stesso Renzi su Facebook: “Aspettiamo di vedere se dalle parole si passa finalmente ai fatti“.

Il post del premier Conte, arrivato dopo giorni di silenzio, è il segnale di un primo passo per provare a sciogliere la semi-crisi di governo. Il premier fa entrare nel vivo la riscrittura del Recovery plan, accogliendo molte delle proposte dei partiti, inclusa Iv. Poi parla di “rafforzare la coesione della maggioranza e la solidità della squadra di governo” come “premessa imprescindibile” per andare avanti. Ed elogia le proposte arrivate dalle forze di maggioranza, definite “contributi utili ad arricchire e a migliorare il Piano”. Un messaggio che arriva nel giorno in cui il premier ha incassato la difesa del Pd, con le parole del segretario Nicola Zingaretti e del suo vice Andrea Orlando.Questo è quello che il premier sembra offrire a Renzi: un’intesa sul piano e un cambio di ministri ‘mirato’, senza passare prima da sue dimissioni. Se Iv alzerà troppo l’asticella, è l’opinione unanime nella maggioranza, resta l’ipotesi di un redde rationem in Senato, con un voto di fiducia.

Ai microfoni del Tg3 Renzi replica: “Sul recovery lo abbiamo detto: più investimenti e meno bonus, e devo dire che, da quello che si legge, il governo sembra aver cambiato idea”. Il leader di Iv poi rilancia con una nuova provocazione, questa volta sui vaccini: “La settimana prossima vacciniamo solo gli insegnanti e facciamo tamponi agli studenti, così che possiamo aprire le scuole”, dice. La categorie prioritarie, come medici e anziani over 80, sono però state decise ormai più di un mese fa e approvate dal Parlamento. Infine, Renzi torna a sfidare ancora il premier: “Quando Conte è stato indicato come presidente del consiglio l’abbiamo indicato anche noi, pur di mandare a casa Salvini. Ma non si può governare solo contro, adesso bisogna dare risposte alla crisi economica, ai soldi che mettiamo nel Recovery che vanno ad aumentare il debito e quindi: se il governo è in grado di fare faccia. Il presidente Conte ha detto ‘verrò in Senato’, quasi sfidandoci, lo aspettiamo lì”.

E’ al tavolo del Recovery plan, dov’è iniziata, che si gioca la partita decisiva tra Conte e Renzi. I ministri Dem Roberto Gualtieri, Enzo Amendola, Peppe Provenzano, portano al premier una bozza di piano riscritta, con più investimenti e meno incentivi, più soldi alla sanità, ai giovani, agli asili nido. Pd e M5s fanno trapelare la loro soddisfazione perché le loro richieste sarebbero in gran parte accolte e anche Iv ammette che la direzione sembra quella giusta. La ‘road map’ prevederebbe ora l’invio nelle prossime ore della bozza ai partiti, un nuovo confronto nelle successive 24 ore con Gualtieri, poi una riunione di sintesi di Conte con i capi delegazione e un Consiglio dei ministri dove mettere alla prova la tenuta dell’accordo, vista la minaccia sul tavolo di dimissioni delle ministre renziane. Si era ipotizzato il Cdm venerdì, ma i tempi sembrano allungarsi ancora, Conte annuncia “a breve” una sintesi, per poi avviare un confronto con Parlamento e parti sociali. Piena disponibilità al dialogo, sottolinea il premier. Il tentativo è stanare Renzi, metterlo alla prova sui contenuti, lasciargli il cerino – e la responsabilità – di una eventuale crisi.

Beppe Grillo evoca Renzi in un post sul suo blog, in cui riprende una lunga orazione di Cicerone (Conte) contro il congiurato Catilina (Renzi): “Quo usque tandem (fino a che punto) approfitterai della nostra pazienza? Le porte sono aperte, vattene”, cita. Anche Massimo D’Alema si schiera con Conte: “Non credo che possa passare per la mente di nessuno l’idea di mandare via da Palazzo Chigi l’uomo più popolare del Paese per fare un favore a quello più impopolare”. E il Pd, con Andrea Orlando, avverte l’alleato: se salta questo governo c’è il voto e anche lo schema di un governissimo (magari, come auspica Renzi, con Mario Draghi o Marta Cartabia premier) non sarebbe praticabile perché il Pd sarebbe in “grande imbarazzo” a governare con Meloni e Salvini. Il senatore di Rignano nella chat con i suoi parlamentari scrive: “La discussione sui contenuti viene prima di quella su formule o nomi“. In realtà, sullo sfondo resta una trattativa già avviata sul rimpasto. Conte apre a interventi mirati e – dicono dalla maggioranza – anche a cedere a un fedelissimo la delega ai Servizi, non a un Conte ter che passi da sue dimissioni “al buio”.