Il "lockdown culturale" fino al primo aprile aveva suscitato una prima presa di posizione dei sindacati Cgil e Uil, che si sono opposti ad un piano di cassa integrazione che coinvolge 390 lavoratori. La questione è arrivata sulle pagine del quotidiano francese e una petizione online ha già raccolto quasi 3mila adesioni. Il primo cittadino però difende la sua scelte: "I nostri musei vivono di turisti"
Forse Luigi Brugnaro sperava di liquidare il problema con un braccio di ferro in laguna con i sindacati, gioco in cui si è cimentato durante tutto il primo mandato da sindaco. Invece questa volta la decisione di tenere chiusi i musei civici di Venezia fino al primo aprile si è trasformata in una caso. Al punto che il quotidiano francese Le Figaro ha titolato: “Venezia, clamore per la chiusura dei Musei”, raccontando di una città desertificata a causa del Covid, ma anche incapace di reagire. Il fatto che l’amministrazione comunale, al di là delle decisioni del governo, abbia deciso di prolungare il lockdown culturale, aveva suscitato una prima presa di posizione dei sindacati Cgil e Uil, che si sono opposti ad un piano di cassa integrazione per i 70 dipendenti della Fondazione Musei Civici e di conseguenza anche per i 320 lavoratori delle cooperative che si occupano delle sale e delle biglietterie. “Brugnaro sceglie di chiudere quando il bilancio è in attivo di un milione di euro, grazie alle sovvenzioni dello Stato, che a Venezia ha portato 8 milioni di euro. Questa è una sconfitta per la cultura e la città”, ha detto Daniele Giordano, segretario Fp-Cgil.
Subito è partita una petizione della rivista veneziana online Ytali, che è arrivata a raccogliere quasi 3mila firme in pochi giorni, comprese quelle dello storico dell’arte Salvatore Settis, dello storico Giuseppe Saccà, del critico Vittorio Sgarbi e del sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Andrea Martella. “Saltano agli occhi i gravi difetti della struttura della Fondazione Musei dove un patrimonio immenso di carattere pubblico rischia di venire gestito in forma privatistica, con gli stessi criteri di un’azienda qualsiasi”, denuncia il documento, riferendosi alla dozzina di musei comunali, tra cui Palazzo Ducale, il Correr, Ca’ Rezzonico, Ca’ Pesaro e il Museo del Vetro. “La scelta drastica del sindaco, che è assessore alla cultura, lascia senza parole, perché equipara il sistema museale a un servizio a esclusiva funzione turistica, non tenendo conto che in tutto il mondo i grandi musei svolgono compiti fondamentali di studio, conservazione e cura dei materiali loro affidati”.
Il sindaco Brugnaro non arretra, anzi rincara. Lo ha fatto durante la conferenza stampa di fine anno e lo ha ripetuto in un’intervista al quotidiano Il Gazzettino, con il piglio dell’imprenditore, più che dell’amministratore. “E’ una decisione che rivendico, difendo e spiego. Qui è stata montata la solita bufera dal solito fronte sindacale interno, alimentata poi dalla solita parte che non vede l’ora di fare mozioni, petizioni, interventi, polveroni”. E ribadisce che senza turisti i musei sono in perdita. “La Fondazione è un bene pubblico, merita una gestione oculata. In questa fase di incertezza e assenza di mobilità abbiamo programmato un bilancio a zero incassi per garantire la cassa integrazione ai dipendenti. Tenere aperto avrebbe voluto dire mettere a rischio i conti della Fondazione, i posti di lavoro”.
Però il suo vice, il leghista Andrea Tomaello è sembrato dissociarsi, invocando almeno una apertura nei fine settimana. Brugnaro non sembra accorgersi dello strappo: “Ho agito come un buon padre di famiglia e lo rivendico. L’apertura dei musei dipende dalla ripresa della mobilità delle persone, dal bacino di utenza. I nostri musei vivevano e vivranno soprattutto dei turisti. Io dico che c’è anche una cultura imprenditoriale, gestionale del far funzionare le cose. Sembra che ci si debba vergognare se uno amministra un bene pubblico come un’azienda. Vergognarsi di cosa? Di fare utili con una Fondazione?”. Poi però promette: “Voglio chiarire che noi siamo pronti ad aprire anche domani, se ci sono le condizioni. L’orizzonte del 1° aprile è stato dato solo per garantire i lavoratori. Nel 2021 celebreremo i 1600 anni della nascita di Venezia, il 25 marzo. E la Fondazione Musei è al centro del progetto, per un anno intero”. E le migliaia di firme-contro? “Abbiamo un autorevole esponente di governo che firma una petizione online per aprire i Musei… Che un sottosegretario come Andrea Martella firmi mi sembra un segnale chiaro. Visto che è al governo, faccia anche lui la battaglia per la città e si impegni a stanziare i fondi promessi e chiesti da tutto il consiglio comunale per Venezia e la Laguna”.