La giudice britannica Vanessa Baraitser, a due giorni dalla sentenza in cui ha respinto la sua estradizione, ha negato la libertà su cauzione al fondatore di Wikileaks Julian Assange, che resterà dunque in carcere nel Regno Unito, dove è rinchiuso dal 2019. Secondo il tribunale, l’australiano “ha interesse a fuggire” ed è probabile che, se fosse scarcerato, non si presenterebbe più in tribunale. Baraitser lunedì ha respinto per motivi di salute la richiesta di estradizione negli Usa, dove Assange è accusato di spionaggio per aver pubblicato attraverso WikiLeaks documenti militari. La giudice, nella sentenza di lunedì, ha sottolineato lo stato disastroso della salute mentale del 49enne, che probabilmente, ha stabilito, si suiciderebbe se fosse incarcerato nelle dure condizioni delle prigioni americane. Tuttavia, gli ha negato di nuovo la cauzione e il rilascio immediato, come chiesto dalla difesa, disponendo quindi di fatto che il 49enne attivista e giornalista australiano resti per ora in cella in attesa dei ricorsi preannunciati da Washington.
Il senso della sentenza – Il verdetto significa che Assange non potrà ancora rivedere la libertà dopo i 7 anni trascorsi da rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra e i quasi 2 in carcere nella prigione di massima sicurezza britannica di Belmarsh. L’avvocato difensore Edward Fitzgerald, intervenendo in precedenza a un’udienza ad hoc a cui hanno assistito lo stesso Assange e la sua compagna Stella Morris, aveva sostenuto la richiesta di rilascio sulla base del responso di primo grado di rifiuto dell’estradizione emesso dalla stessa giudice Baraitser; e aveva anche evocato almeno un confinamento agli arresti domiciliari per Assange, con la Morris e i loro due figli piccoli, in un’abitazione di Londra. Ma la giudice ha fatto pesare la violazione della libertà su cauzione concessa nel 2012, quando il cofondatore di WikiLeaks ne approfittò per nascondersi nell’ambasciata dell’Ecuador, da cui poi ottenne inizialmente asilo, avanzando il timore d’una nuova fuga. Mentre si è detta convinta che nel carcere di Belmarsh la sua salute mentale sia nel frattempo garantita da una buona assistenza medica e che i rischi di diffusione di Covid siano tenuti sotto controllo. I sostenitori di Assange hanno subito contestato la sentenza, che lascia in carcere un uomo che al momento nel Regno Unito non è accusato di nulla e già da 15 mesi non ha più alcuna pendenza residua con la legge britannica. Mentre Fitzgerald ha annunciato appello all’Alta Corte britannica.
Amnesty: “Detenzione arbitraria” – “La decisione di rifiutare la richiesta di libertà su cauzione a Julian Assange rende la sua detenzione in corso arbitraria e aggrava il fatto che ha sopportato condizioni punitive nella detenzione di massima sicurezza nella prigione di Belmarsh per più di un anno”, ha dichiarato Nils Muinieks, direttore per l’Europa di Amnesty International, che ha aggiunto: “Invece di tornare finalmente a casa con i suoi cari e dormire nel suo letto per la prima volta in quasi dieci anni, sarà ricacciato nella sua cella d’isolamento in una prigione di massima sicurezza”. Per Muinieks le accuse contro Assange “erano politicamente motivate e il governo britannico non avrebbe mai dovuto aiutare con tanta solerzia gli Stati Uniti nella loro incessante persecuzione di Assange“, ha detto il direttore di Amnesty Europa, secondo cui “il governo degli Stati Uniti si sta comportando come se avesse giurisdizione in tutto il mondo per perseguire chiunque riceva e pubblichi informazioni su illeciti governativi. La decisione odierna – ha concluso Muinieks – sembra intesa a inviare il messaggio che la giustizia britannica non lo ostacolerà”.