Dopo sei settimane di calo, tra il 29 dicembre e il 5 gennaio torna a crescere il numero di nuovi casi. Un aumento del 26,7%, rileva il monitoraggio della Fondazione Gimbe, nonostante “un’imponente riduzione dei tamponi”. E anche la pressione sugli ospedali adesso resta stabile, con l’area medica e le terapie intensive che restano “sopra soglia di saturazione in metà delle Regioni”. Tradotto: “Si intravede l’inizio della terza ondata con numeri troppo elevati per riprendere il tracciamento”, mentre il reale impatto del vaccino è “molto lontano”. Per questo, sostiene la fondazione, il sistema delle Regioni ‘a colori’ è da “rivedere” perché ha dato “risultati modesti a fronte di costi economici e sociali elevati”.

Nella settimana 29 dicembre-5 gennaio, rispetto alla precedente, sottolinea Gimbe c’è stato un l’incremento dei nuovi casi (da 90.117 a 114.132), mentre si è stabilizzato il numero dei casi attualmente positivi (da 568.728 a 569.161) e, sul fronte ospedaliero, si rilevano “lievi oscillazioni dei ricoveri con sintomi (23.395 vs 23.662) e delle terapie intensive (2.569 vs 2.549)”, mentre tornano a crescere i decessi (da 3.187 a 3.300). Rispetto alla settimana precedente, si registrano quindi un aumento dei morti (+3,6%), un lieve incremento delle terapia intensive (+0,8%) e un altrettanto lieve decremento dei ricoverati con sintomi: -267 (-1,1%).

“A cavallo del nuovo anno – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – i dati documentano l’inversione della curva dei nuovi casi, in calo da 6 settimane consecutive, e l’incremento percentuale dei casi totali. Numeri sottostimati dalla decisa frenata dell’attività di testing nelle ultime due settimane accompagnata dal netto aumento del rapporto positivi/casi testati che schizza al 30,4%”. Infatti, dal 23 dicembre al 5 gennaio, rispetto ai quattordici giorni precedenti, il numero dei tamponi totali si è ridotto del 20,9% (-464.284), quello dei casi testati del 22,5% (-208.361), con una media giornaliera simile a quella di fine agosto.

In questa fase – nota Gimbe – è molto complesso valutare l’evoluzione della curva “per il sovrapporsi degli effetti di restrizioni e allentamenti introdotti nelle varie Regioni e/o con tempistiche differenti”. In generale, secondo la Fondazione, tenendo conto che l’impatto delle misure si riflette sulla curva epidemiologica dopo circa 3 settimane, gli effetti delle norme introdotte con il Dpcm 3 novembre 2020 “si sono definitivamente esauriti, le curve cominciano a riflettere i progressivi allentamenti che hanno portato ad un’Italia tutta gialla, eccetto Campania (per propria scelta) e Abruzzo, l’eventuale impatto delle misure introdotte dal Decreto Natale sarà visibile solo dopo metà gennaio”.

“Le nostre analisi – spiega Cartabellotta – documentano che, a circa 5 settimane dal picco, il sistema delle Regioni “a colori” ha prodotto effetti moderati e in parte sovrastimati: i casi attualmente positivi per la netta riduzione di casi testati nel mese di dicembre, i ricoveri e le terapie intensive per gli oltre 20mila decessi nelle 5 settimane di osservazione”. “Considerato che i primi mesi dell’anno – avverte Cartabellotta – saranno cruciali sia per contenere la terza ondata, sia per controllare la pandemia per l’intero 2021, è necessario puntare l’attenzione su tre elementi”.

Ovvero: “Le curve iniziano a risalire con un numero di casi attualmente positivi troppo elevato per riprendere il tracciamento, con ospedali e terapie intensive ai limiti della saturazione in metà delle Regioni e con i dati preoccupanti sulle nuove varianti del virus”. E ancora: “In secondo luogo, urge un consistente restyling del sistema delle Regioni “a colori”, perché a fronte di risultati modesti in termini di flessione delle curve i costi economici e sociali sono sproporzionati. Infine, la comunicazione istituzionale deve diffondere la massima fiducia nel vaccino, ma al tempo stesso non alimentare aspettative irrealistiche che rischiano di far abbassare la guardia alla popolazione”.

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