Il nemico dello stopper panzuto della terza categoria è l’attaccante fighetto che si atteggia a Ronaldo. Il nemico dei tifosi della squadra di paese è l’arbitro, a prescindere dalle decisioni che prende. Il nemico del magazziniere del team dilettantistico è l’attaccante coi piedi non proprio sopraffini che gli tira tutti i palloni nel bosco dietro la porta, costringendolo a recuperarli. Insomma, ogni protagonista delle domeniche bestiali ha un nemico diverso, ma tutti insieme abbiamo un nemico comune: quello che buca il pallone. Sì, quante volte durante partite epiche tra cemento e zaini a fare i pali, su fazzoletti di terra battuta – dove battuta indica più che altro l’ironia che ci vuole per immaginare lì un campo da calcio – il pallone è finito su un balcone, in una finestra, finendo per essere distrutto a forbiciate o col coltellaccio da cucina da qualcuno infastidito dalla veemenza della partita? Tutti hanno avuto il loro squartapalloni in gioventù, conservando il sentimento di antipatia e portandoselo dietro in età adulta. Antipatia che diventa ancor più viva se lo squartapalloni non è il vicino burbero ma le istituzioni, come accaduto a Fossano, in provincia di Cuneo. Qui il sindaco, il leghista Tallone, ha vietato di giocare a calcio a chi ha più di otto anni e l’ha fatto col regolamento di polizia urbana. Niente pallone in alcune strade pubbliche, nelle piazze e in altri luoghi pubblici o aperti al pubblico: dunque pure parchi, giardinetti e altro.
Ciò per non “arrecare disturbo, pericolo o intralcio ai cittadini”, perché a Fossano sono soprattutto anziani, ha precisato un consigliere di maggioranza giustificando la decisione. A domeniche bestiali gli anziani stanno molto simpatici, specie, come abbiamo visto, quelli del Veneto e della Toscana che sono vere e proprie autorità dell’insulto creativo sugli spalti dei campi di provincia: proprio per questo sappiamo che disapprovano in toto la decisione. Sì, perché quei vecchietti sanno benissimo che se quella decisione l’avesse presa un sindaco di Bari a cavallo tra fine anni 80 e inizio anni 90, avrebbe tolto il pallone a Tonino Cassano. Se l’avesse presa il sindaco di Caldogno degli anni 70 avrebbe impedito a Roby Baggio di imparare a dribblare tutto e tutti, sottraendo a italiani vecchi e giovani un repertorio artistico che non ha mai arrecato disturbo ad alcuno, neppure agli avversari.
Per non parlare delle catastrofi che avrebbero creato sindaci di Napoli e dalla sua hinterland a vietare il pallone ai vari Di Natale, a Insigne da Frattamaggiore, a Gaetano Letizia oggi in odor di nazionale ieri a tirar calci tra le strade di Scampia: senza quel pallone chissà cosa sarebbe accaduto. E il primo ricordo di Totti, come dichiarato, è il pallone degli amici sotto casa: i rumori di quel pallone e delle grida degli amichetti sono un richiamo quasi ipnotico mentre il Francesco bambino fa i compiti… e i compiti sono importanti, per carità, ma immaginare Roma senza Totti, perché rimasto a fare i compiti, è davvero dura.
E guardando fuori, col pallone vietato a Place de la Tartane di Marsiglia, col piccolo Zidane costretto a fare altro, o a Betondorp di Amsterdam, dove c’è il cemento che secondo Crujiff era stato fondamentale per sviluppare il suo smisurato talento, più dell’Ajax. Per non parlare di spiagge, favelas, villas, stradine dove secondo Di Stefano pure papa Francesco si dilettava a tirar calci… omettendo di menzionare Fiorito. Insomma: da queste parti ai virtuosismi e ai campioni vengono preferite entratacce rudi e centravanti in sovrappeso, ma intanto che i bimbi decidono se essere Baggio o bomber di paese, per favore, non toglietegli il pallone… ovunque ci giochino.