La lussuosa cattedrale galleggiante fu sequestrata nel 2010 per l'evasione di 3,6 milioni di Iva sull’importazione. Reato poi prescritto in appello. Adesso il custode giudiziario ha chiesto e ottenuto di mettere l'imbarcazione all'asta visti gli enormi costi di manutenzione. Le buste saranno aperte il 27 gennaio, due settimane prima che sul caso si esprima la Cassazione: se dovesse ordinare la restituzione all'imprenditore spetterà la cifra incassata dallo Stato
Messo in vendita all’asta, a un terzo del valore di mercato. A sole due settimane dalla sentenza di Cassazione che avrebbe potuto liberarlo dopo undici anni. È il destino a cui i giudici della Corte d’Appello di Genova hanno condannato lo yacht Force Blue, la lussuosa cattedrale galleggiante di Flavio Briatore, sequestrata a maggio 2010 per la presunta evasione di 3,6 milioni di Iva sull’importazione. Il 31 dicembre, il collegio della II sezione penale ha deciso che il natante – 62 metri per 1.325 tonnellate di stazza lorda, registrato alle isole Cayman – sia aggiudicato al miglior offerente su una base d’asta di 7 milioni di euro: cioè meno della metà dei 20 milioni di valore stimati al momento del sequestro. A pesare sulla valutazione – spiegano fonti giudiziarie al fattoquotidiano.it – lo stato di grave degrado in cui versa il Force Blue dopo un decennio di inattività forzata, interrotta solo da brevi periodi di noleggio nella stagione estiva. Soluzione, questa, utile a contenere i costi di gestione, ma quest’anno impraticabile a causa del Covid: i debiti accumulati dallo Stato, pertanto, erano ormai tali da rendere antieconomico anche il semplice rimessaggio a secco.
Così, su richiesta del custode giudiziario, il collegio presieduto da Giuseppe Diomeda ha applicato la norma che permette di “destinare alla vendita i beni mobili sottoposti a sequestro se gli stessi non possono essere amministrati senza pericolo di deterioramento o di rilevanti diseconomie”, anche prima della sentenza definitiva. Già, perché dopo un annullamento con rinvio – e il successivo appello-bis, che ha dichiarato prescritta l’evasione fiscale – il prossimo 12 febbraio è atteso il verdetto finale della Cassazione sul sequestro: la Suprema Corte potrà confermarlo, trasformandolo in confisca e acquisendo lo yacht al patrimonio dello Stato, o al contrario dichiararlo illegittimo. In quest’ultimo caso, normalmente, il bene tornerebbe in possesso di Briatore. Ma poiché l’apertura delle buste è fissata al 27 gennaio, quindici giorni prima dell’udienza, tutto ciò che il manager può sperare di ottenere è il ricavato della vendita giudiziale: cioè, con tutta probabilità, nemmeno il 50% del valore originario del Force Blue.
Una gigantesca beffa per il patron del Billionaire, che, tentando di rimettere le mani sulla creatura, è finito persino indagato per corruzione. Secondo la procura di Genova, infatti, nel 2017 si accordò con il direttore dell’Agenzia delle entrate del capoluogo ligure, Walter Pardini, per sponsorizzare le attività di quest’ultimo in Kenya, in cambio di un’interpretazione favorevole della norma sull’Iva che – nei piani di Briatore e del suo commercialista Andrea Parolini – avrebbe facilitato l’assoluzione del milionario in appello. Non andò così: Pardini finì in manette per una tangente prima di poter concretizzare il patto, e Briatore fu condannato a 18 mesi per evasione fiscale sull’importazione dello yacht. Poi l’annullamento in Cassazione, per un vizio di forma, e il nuovo giudizio d’appello che dichiarò il reato prescritto. Adesso, però – come rivelato dal fatto.it – i pm Patrizia Petruzziello e Walter Cotugno sono pronti a chiedere un nuovo rinvio a giudizio per Briatore, Parolini e Pardini, accusati di corruzione e tentato depistaggio. Così a breve il manager di Verzuolo potrebbe trovarsi ancora una volta imputato a Genova. Con un mega-yacht di meno nel patrimonio.