Fino a pochi anni fa (nel periodo “Obama” per intenderci) bastava dire 2% e tutti pensavano subito al tasso d’inflazione che tutte le maggiori economie globali ambivano raggiungere per poter dire di aver superato la crisi; adesso invece quella percentuale indica specificamente la quota di gradimento raggiunta nei sondaggi (in discesa) dal fenomeno più in vista della nostra zoppicante rappresentanza politica, cioè quel Matteo Renzi (così “battezzato” da Marco Travaglio per non partecipare alla propaganda gratuita che gli stanno facendo tutti).
Solo tre anni fa circa Renzi era ancora primo ministro e primo praticamente in tutto quello che girava attorno alla politica della nostra democrazia che lui, sempre persuasivo anche nelle più spericolate dichiarazioni, prometteva di rinnovare rottamando quello che, tutti pensavano, fossero i sovraccarichi accumulati dal berlusconismo nostrano. Invece abbiamo scoperto poi che quello che realmente voleva rottamare in buona misura non erano i rottami delle nostra politica indecente, ma proprio le nostre istituzioni, che a lui stavano proprio strette.
Non gli è nemmeno passato per la testa quel saggio proverbio che dice “Chi troppo vuole, nulla stringe!”. Ha preso due “sberle” del popolo e si è un po’ ridimensionato, ma appena gli si è presentata una nuova occasione, offertagli generosamente (senza saperlo) dal prodigo leghista omonimo, si è di nuovo ringalluzzito ed è partito subito alla riconquista del sacro scranno.
Il suo partito però (il Pd) ora gli andava stretto, e il nuovo segretario (Zingaretti) non riusciva proprio a capire che quegli sprovveduti a 5 stelle, Grillo a parte, se li potevano giocare come faceva il Mangiafuoco coi suoi burattini. Anzi (detto tra noi) lui sapeva come fare per metterseli nel sacco proprio tutti, quei “pelandroni” delle istituzioni (lui non li ha mai chiamati pelandroni, ma nei suoi discorsi ha spesso irriso tutti facendo capire che solo lui sarebbe in grado di guidare il paese, ed è la stessa cosa, nda) che, se avessero dato retta a lui, ora sarebbero la a prendere (probabilmente da lui) ordini precisi, altro che incensare, o protestare, quel signor “nessuno” che ora siede su una poltrona che gli dà un potere che lui non sa e non può gestire. Ma lui sa come fare per tenerlo sulle spine e impedirgli di “gasarsi” troppo!
Questo dev’essere certamente quello che pensa, anche se non lo dice mai, ma lo si capisce bene, perché lo sta facendo. Infatti lui è un vero maestro nel dire e fare il contrario di quello che dice, o viceversa. Questa “abilità” è spiegata benissimo nello splendido articolo di Daniela Ranieri: Calembour e retorica: lo sproloquio di Renzi. Purtroppo però l’onorevole 2%, benché assoluto “mattatore” in questo ruolo, non è isolato nell’uso di queste tecniche. E lo diceva già a chiare lettere persino Travaglio nel suo editoriale Panzanavirus di quasi un anno fa.
Va beh, a tenere sulle spine “l’avvocato del popolo”, effettivamente, il senatore 2% ci riesce benissimo (lui però riesce a tenere sulle spine proprio tutta l’Italia, mica solo il premier!) ma quanto al “gasarsi” appena ne ha l’occasione mi sembra che sia assolutamente senza rivali.
Proprio ieri il direttore di questo giornale nel suo editoriale si chiedeva: Perché lo fa? e rispondeva puntualmente in ben 25 punti, arricchiti peraltro dall’insieme tragicomico di tutta questa brutta faccenda, che mette in gioco un intero paese proprio nel momento di sua maggiore sofferenza causata dai lutti e dai blocchi economici dovuti alla pandemia. Non sarà che dopo aver provato riforme che hanno quasi rottamato il Pd (ed aver rottamato se stesso), ora vorrà riprovarci col serio rischio di riuscire a rottamare l’Italia intera?
Ps. Proprio mentre stavo per concludere questo scritto è arrivata su tutti i canali tv la notizia dell’assalto al Palazzo del Congresso Usa di Washington da parte di centinaia (o migliaia) di facinorosi sobillati dalle continue incitazioni alla protesta di Trump, che continua a dichiarare pubblicamente di essere stato derubato di milioni di voti, senza però poterlo provare. E’ un fatto gravissimo. Uno sfregio intollerabile alla stessa Democrazia americana. E, benché la situazione italiana sul piano della democrazia sia molto diversa e lontana dalla gravita di quanto successo stanotte a Washington, l’allarme per i sistemi democratici deve suonare forte e ovunque.