Milan-Juventus doveva essere la partita più importante della stagione. Quella che diceva chi non poteva vincere il campionato, e magari pure chi l’avrebbe vinto. Tutto il contrario. La giornata che aspettavamo per avere indicazioni sullo scudetto è servita solo a spazzare tutte le certezze: il Milan si è fermato dopo una serie positiva che sembrava infinita, l’Inter non ne ha approfittato cadendo alla sua solita maniera, la Juve è più viva (qualcuno potrebbe dire proprio favorita) che mai, e lì davanti c’è persino la Roma che di questo passo bisognerà cominciare a prendere sul serio.

La grande sfida di San Siro ha tradito un po’ le aspettative, ma solo di chi con la scusa dell’Epifania sperava di far la festa ai bianconeri. Sul campo è stata una partita divertente, strana, per forza di cose condizionata dalle tante assenze, tra infortuni e Covid che hanno decimato entrambe le squadre. A parità di assenze (Ibrahimovic, Rebic, Bennacer, Tonali da una parte, Morata, Alex Sandro, Cuadrado dall’altra), l’emergenza del Milan però si è rivelata molto più emergenza di quella della Juve. In questo almeno il big match è servito almeno a ricordarci questo aspetto fondamentale, che alla lunga potrebbe sempre fare la differenza: la rosa bianconera, nonostante evidenti limiti strutturali e qualche valutazione discutibile sul mercato, probabilmente è ancora la più completa del campionato.

Quella rossonera invece è ridottissima. Di fronte ai tanti forfait, Pirlo ha potuto comunque schierare alternative del calibro di Dybala e nella ripresa ha inserito Kulusevski che ha spaccato la partita. Quando invece Pioli si è voltato verso la panchina, prima e durante la gara, non ha trovato praticamente nessuno: nella serata più importante si è dovuto presentare con Calabria mediano, che ha persino segnato il gol del momentaneo pareggio, ma alla lunga il divario era troppo ampio perché non venisse fuori. Almeno in queste condizioni. Come squadra, personalità, gioco, il suo Milan non ne è uscito affatto ridimensionato. Come ambizioni complessive nemmeno, perché il gap rispetto al vertice è noto e lo scudetto era e resterebbero un miracolo.

Da staccata e praticamente spacciata (potenziale -13), la Juventus è tornata prepotentemente in corsa (-7 e con una gara in meno) anche e soprattutto grazie al passo falso dell’Inter. Calendario alla mano poteva essere una giornata molto favorevole ai nerazzurri, col senno di poi avrebbe dovuto esserlo: c’era la chance di prendere la vetta della classifica e puntare a non mollarla più. Però la banda di Conte si è fermata. Dopo otto vittorie ci poteva anche stare, se non fosse la maniera in cui l’Inter si è fatta battere dalla Sampdoria: la solita già vista ad inizio stagione, tanta sfortuna, ma anche tanti errori fatali sotto porta, e poi troppi gol presi. Quella sensazione fastidiosa di ruota che gira spesso dalla parte sbagliata e con cui è difficile vincere gli scudetti. L’occasione persa, di superare i cugini rossoneri e tenere a distanza la Juve, è grossa soprattutto perché adesso i nerazzurri avranno una settimana di fuoco. Prima la Roma all’Olimpico, poi la Juventus in casa a San Siro. La grande attesa è solo rimandata: non era Milan-Juve, saranno queste due partite ad indirizzare il campionato. O magari solo a confonderlo ancora di più.

Twitter: @lVendemiale

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