Un altro attacco di Boko Haram in Camerun, dopo quello che il 4 gennaio ha ucciso tre membri delle forze di autodifesa in un villaggio: 13 civili, tra cui otto bambini, sono morti oggi, sempre nel nord del Paese, dopo che una donna si è fatta esplodere. Il Camerun settentrionale subisce le incursioni dei miliziani jihadisti dalla vicina Nigeria, dove Boko Haram, alleata dell’Isis, ha ucciso oltre 36 mila persone, la maggior parte delle quali in Nigeria dall’inizio dei suoi attacchi nel 2009. I blitz degli islamisti si sono poi diffusi nei Paesi confinanti di Ciad, Camerun e Niger, colpito anche da jihadisti provenienti dal Mali. Circa 100 persone sono state uccise sabato in due villaggi della regione a ovest del Niger, Tillabéri.
L’attacco del 3 gennaio in Niger – Almeno 100 civili sono stati trucidati nelle loro case da uomini armati su un centinaio di moto che, in pieno giorno, si sono divisi in due gruppi circondando e attaccando due villaggi del Niger a ridosso del confine con il Mali. Un attacco pianificato militarmente che fin da subito gli osservatori hanno attribuito a terroristi islamici, facenti capo alle ‘famiglie’ dell’Isis o di Al Qaeda o ai Boko Haram nigeriani, gruppi che percorrono e colpiscono fra il Sahara e il Sahel in un mondo senza confini.
Almeno 70 delle vittime abitavano il remoto villaggio di Tchombangou e 30 quello vicino di Zaroumdareye, entrambi situati nella regione nigerina sud-occidentale di Tillabéri, un imbuto di deserto incuneato fra i porosissimi confini con il Mali e il Burkina Faso, due Paesi travagliati non meno del Niger, preda di instabilità politica, di terrorismo jihadista, di traffici di esseri umani, armi e droga e percorsi da violenze interetniche, spesso sottotraccia. Tre Paesi che da soli nel 2019 hanno avuto circa 4mila morti per terrorismo o comunque per violenza armata, secondo una stima dell’Onu citata dai media locali.
(immagine d’archivio)