A partire da domenica 10 gennaio Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Calabria e Sicilia saranno in zona arancione. Lo ha deciso il ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla base dell’ultimo monitoraggio dell’epidemia elaborato dalla cabina di regia. L’ordinanza è stata firmata nelle scorse ore e sarà valida fino al 15 gennaio – data di scadenza del dpcm – ma contestualmente al prossimo provvedimento del presidente del Consiglio verranno valutate probabili proroghe. Nelle cinque Regioni, quindi, torneranno a chiudere bar e ristoranti – restano consentiti l’asporto e la consegna a domicilio fino alle 22 – mentre rimangono aperti i negozi. Ci si potrà spostare dal proprio Comune solo in caso di necessità, motivi di lavoro o salute documentati con l’autocertificazione.
Superate le vacanze natalizie, quindi, torna a pieno regime il meccanismo di divisione del Paese in fasce di rischio che gli italiani hanno imparato a conoscere dal novembre scorso. La fascia delle 5 Regioni è stata decisa, come sempre, sulla base del monitoraggio della curva epidemiologica e degli indicatori di rischio individuati dagli scienziati. Come si legge nella bozza del documento Iss-ministero della Salute, per la prima volta da un mese e mezzo l’indice di trasmissibilità Rt è tornato sopra 1 (1,03) nel periodo 15-28 dicembre 2020. Gli esperti scrivono che l’epidemia si trova “in una fase delicata che sembra preludere ad un nuovo rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero definite ed implementate rigorosamente misure di mitigazione più stringenti“. Sta dunque crescendo il rischio di “una epidemia non controllata e non gestibile dovuto ad un aumento diffuso della probabilità di trasmissione di SARS-CoV-2 sul territorio nazionale in un contesto in cui l’impatto sui servizi assistenziali è ancora alto nella maggior parte delle Regioni”.
Il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, ha confermato in conferenza stampa che la curva dei contagi “ha rallentato la decrescita e ha avuto una controtendenza in questa settimana”. C’è stato infatti “un incremento della velocità di crescita dei casi, come indica l’indice Rt che è sopra 1 in molte regioni”. Un trend generalizzato di cui bisogna tenere conto per la riapertura delle scuole. “Credo che il lavoro fatto dai prefetti su orari e potenziamento dei mezzi di trasporto sia un lavoro prezioso e quindi la riapertura delle scuole va fatta tenendo conto di questi piani, ma anche da analizzare con grande attenzione in funzione dell’andamento dell’epidemia”, ha aggiunto, specificando che i dati dei contagi devono “spingerci alla massima attenzione nelle misure da adottare”. Lo strumento principale resta quello della divisione in zone, che il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, torna a promuovere: “Ha funzionato nel ridurre i contagi“, ha dichiarato, sottolineando che sono necessari ancora degli sforzi prima che possano vedersi gli effetti dei vaccini.
“Oggi abbiamo 413mila vaccinazioni effettuate nel Paese, siamo ai vertici nel continente europeo. La mattina del 3 gennaio eravamo ad 84mila dosi e 5 giorni dopo abbiamo avuto la possibilità di arrivare a 330mila vaccinazioni. Nella sola giornata di ieri sono state vaccinate quasi 90 mila persone”, ha aggiunto Locatelli. “È un dato assai importante da sottolineare, che documenta la nostra capacità di vaccinare un numero elevato di persone”. Anche Gianni Rezza commenta positivamente gli ultimi dati delle iniezioni, specificando che “le Regioni stanno rispondendo molto bene alla vaccinazione e sta andando molto meglio che in altri paesi che hanno una minore cultura vaccinale, ma gli effetti non si possono vedere nel breve periodo”.
Nel presentare il report dell’Iss, Brusaferro ha chiarito che le Regioni/Province autonome considerate a rischio alto sono 12, mentre 8 a rischio moderato (di cui due ad alto rischio di progressione a rischio alto nelle prossime settimane). Solo una, cioè la Toscana, è a rischio basso. L’indice Rt è maggiore a 1 (anche nel valore inferiore) in Calabria, Emilia Romagna e Lombardia. Altre 6 (Liguria, Molise, Sardegna, Sicilia, Umbria, Valle d’Aosta) lo superano nel valore medio, e altre quattro lo raggiungono (Puglia) o lo sfiorano (Lazio, Piemonte e Veneto). In generale si osserva un nuovo aumento dell’incidenza a livello nazionale negli ultimi 14 giorni (313,28 per 100mila abitanti vs 305,47 per 100mila abitanti del periodo 14-27 dicembre). Si evidenzia, in particolare, il persistente valore elevato di questo indicatore nella Regione Veneto (927,36 per 100mila abitanti negli ultimi 14 giorni).
Per quanto riguarda la situazione negli ospedali, sono 13 le Regioni che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica (la settimana precedente erano 10). Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale torna a essere sopra la soglia critica (30%). Complessivamente, il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in lieve aumento da 2.565 (28/12/2020) a 2.579 (04/01/2021); il numero di persone ricoverate negli altri reparti è invece lievemente diminuito passando da 23.932 (28/12/2020) a 23.317 (04/01/2021).
“Siamo preoccupati per l’attuale andamento della curva dei contagi in Sicilia, per questo abbiamo chiesto al ministro Speranza, che ringrazio, di anticipare di almeno una settimana il provvedimento di istituzione della zona arancione per la Sicilia”, ha dichiarato il presidente della Regione Nello Musumeci. “Nonostante l’indice Rt dell’Isola non prevedesse infatti questa classificazione – aggiunge il governatore -, con grande senso di responsabilità, abbiamo così previsto misure più stringenti a salvaguardia del nostro territorio”. Anche il presidente facente funzione della Calabria, Nino Spirlì, ha fatto sapere di aver condiviso con Speranza la decisione di stringere le misure.