Il rally dei Bitcoin non rallenta. Al contrario: l’8 gennaio il valore della criptovaluta sulla piattaforma Coindesk ha sfondato i 41mila dollari, un nuovo record, portando la capitalizzazione di mercato oltre i 700 miliardi. In meno di un mese le quotazioni sono raddoppiate e nell’ultimo anno la crescita è stata superiore al 400%. A differenza della breve “fiammata” del 2017, seguita da un rapido crollo, stavolta lo scatto è stato alimentato dall’interesse di investitori istituzionali e banche d’affari. Citigroup prevede che nei prossimi 12 mesi la moneta virtuale basata su un sistema peer to peer possa raggiungere quota 300mila dollari. Anche se i movimenti degli ultimi giorni, trainati dai tanti piccoli risparmiatori attirati dalla prospettiva di alto profitto, fanno temere che a breve ci sarà un nuovo calo, per quanto temporaneo.
Nei giorni scorsi Chamath Palihapitiya, analista di Social Capital, in un intervento sulla Cnbc ha affermato che il margine di rialzo per il Bitcoin è ancora consistente: “Probabilmente salirà fino a 100.000 dollari, poi 150.000 dollari, poi 200.000 dollari. Forse in cinque/dieci anni, ma ci arriverà”. E la spiegazione chiama in causa anche la politica: “Ogni volta rally del genere ricordano che i nostri leader non sono degni di fiducia e affidabili come in passato. Dunque, c’è davvero bisogno di una qualche forma di assicurazione, che possiamo nascondere sotto il materasso, e che ci dia accesso a una qualche forma di protezione“.
E da questo punto di vista secondo Christian Miccoli, fondatore della fintech Conio dopo aver lanciato CheBanca! di Mediobanca, anche il “fattore Trump” ha pesato sul forte aumento delle ultime ore: “Ci sono fattori sottostanti di medio lungo periodo che spingono le cripto a salire. Nel breve, c’è da dire che quando ci sono delle immagini come quelle abbiamo visto tutti, quando un presidente americano incita al golpe la popolazione, la spinge a prendere d’assalto le istituzioni, e si vedono persone che riescono a entrare nei palazzi delle istituzioni senza un’opposizione significativa dell’esercito, di polizia e così via, cosa succede?”.
Guardando invece al lungo periodo, oltre al fatto che il numero massimo di Bitcoin che possono entrare in circolazione è intrinsecamente limitato c’è un altro fattore che per gli analisti spingerà a ulteriori aumenti. Con le politiche ultraespansive adottate ormai da gran parte delle banche centrali, è il ragionamento, le valute tradizionali sono destinate a perdere valore a causa dell‘inflazione e le criptomonete, dal Bitcoin all’Ethereum, potrebbero arrivare a soppiantarle. Del resto non è un caso se la stessa Bce sta preparando un euro digitale. Pesa anche la debolezza del dollaro che spinge a cercare altri “rifugi”. Sullo sfondo resta comunque l’avvertenza che le aspettative di crescita delle monete digitali sono scommesse e il rischio che l’eventuale bolla scoppi in mano al piccolo investitore che si affretta a comprare mentre le quotazioni salgono è alto.