I due medici e il volontario, che il 5 gennaio al centro vaccinale dell’ospedale modenese di Baggiovara hanno somministrato ai parenti dosi di vaccino avanzate e prossime a scadere, sono stati sospesi dalla campagna vaccinale. A confermarlo è l’Ausl di Modena, che definisce l’azione “un atto dovuto”. Un provvedimento, quello preso dall’Azienda, in linea con la richiesta del commissario all’emergenza, Domenico Arcuri, che sull’episodio aveva detto: “Le persone coinvolte nella vicenda non somministreranno più vaccini”.
Sul caso, comunque, continuano le indagini, tant’è che l’8 gennaio i Nas di Parma con i carabinieri di Modena sono tornati a Baggiovara per un secondo sopralluogo. A quanto riporta Il Resto del Carlino, venerdì una commissione dell’azienda Ausl ha ascoltato il personale in servizio la sera del 5 gennaio (circa una trentina di persone), compreso il responsabile di turno. Ma, per adesso, la sospensione riguarda solo il volontario, che avrebbe fatto vaccinare l’ex moglie e le due figlie e i due medici che hanno somministrato la dosi di Pfizer a compagna e figli.
A quanto ricostruito, sembra che domenica 5 gennaio, all’ospedale di Boggiovara, dopo un pomeriggio di somministrazioni, intorno alle 21, gli operatori sanitari si siano ritrovati con 11 dosi non somministrate. Ma, dal momento che le dosi diluite hanno una “vita” di 6 ore, per non sprecarle la procedura indicata dalla Ausl è di contattare operatori sanitari che hanno dato la disponibilità ad essere vaccinati, persone già presenti in ospedale oppure già prenotate in altre giornate. Delle undici, cinque persone vengono trovate facilmente con telefonate ai reparti, mentre per le altre gli operatori sono in difficoltà. Così decidono di ricorrere a parenti.
Un gesto che la direttrice sanitaria dell’Ausl, Silvana Borsari, dopo essersi scusata, ha definito “fatto in buona fede”, ma che “non deve sicuramente ripetersi”, assicurando di rafforzare tutti i protocolli. Mentre, per quanto riguarda le dosi di vaccino somministrate in modo “anomalo”, quindi non rispettando la priorità data a operatori sanitari, personale e degenti Rsa, sembra che l’idea sia quella di somministrare ai parenti la seconda dose “perché altrimenti le abbiamo proprio sprecata completamente”, aveva precisato Borsari: “Il diritto di vaccinazione ce l’hanno tutti, è chiaro che ci sono tempi diversi che vanno rispettati, però credo che la cosa più giusta sia questa”.