Al leader del Carroccio, presente nell'aula bunker dell'Ucciardone, sono stati contestati il sequestro di persona e il rifiuto d'atti d'ufficio. 18 le parti civili ammesse, tra cui sette migranti e diverse associazioni (da Arci a Legambiente). Alta la tensione all’uscita dell’udienza tra il leader della Lega e i difensori di parte civile
“Sono orgoglioso di quello che ho fatto”, così insiste Matteo Salvini all’uscita dell’udienza preliminare a suo carico a Palermo. Un’udienza conclusasi con il rinvio al 20 marzo e che vede il leader della Lega accusato di sequestro di persona e di rifiuto d’atti d’ufficio per la vicenda che riguarda lo sbarco negato per venti giorni nell’agosto del 2019 alla Open Arms. L’avvocata e senatrice del Carroccio Giulia Bongiorno, che difende l’ex ministro, ha prodotto una copiosa quantità di documenti, e chiesto la produzione di altri, tra cui il diario di bordo e le mail. Documenti che dovranno essere tradotti e per questo il prossimo 14 gennaio verrà nominato dal tribunale di Palermo un traduttore. Bongiorno ha anche chiesto l’acquisizione della testimonianza a Catania dell’ex ministro Danilo Toninelli. La procura e i difensori delle parti civili si sono invece riservati di chiedere le esclusioni dei documenti non pertinenti e fino a 5 giorni prima potranno presentare controdeduzioni rispetto alle prove presentate dalla difesa.
Sono stati infatti in tutto 18 le parti civili presentatesi oggi in aula bunker, e sono state tutte accolte dal giudice, Lorenzo Jannelli. Si tratta di 7 migranti, di associazioni come Arci, AccoglieRete, Legambiente, Giuristi democratici, Ciss, Opena Arms, Mediterranea Saving Humans, Cittadinanza attiva, e il capitano della nave, Reig Creuss. E proprio contro quest’ultimo ha insistito la difesa che durante l’udienza ha fatto presente di un’indagine a carico del capitano della Open Arms, annotazione alla quale ha risposto prontamente la procura che ha sottolineato che Creuss è stato prosciolto. Si annuncia infuocata la battaglia legale nei confronti dell’ex capo del Viminale. Alta la tensione all’uscita dell’udienza tra il leader della Lega e i difensori di parte civile. Ad infuocare gli animi anche la mascherina di Salvini, contestato da uno dei difensori che assisteva alla conferenza stampa successiva. L’ex capo del Viminale è arrivato in aula alle 9.20 con una mascherina Ffp2 senza immagini, costretto dalle regole del tribunale di Palermo, come lui stesso ha spiegato, ma a fine udienza si è presentato ai giornalisti indossando la mascherina con l’immagine del giudice Paolo Borsellino, la stessa che ieri aveva indossato in Via D’Amelio e che aveva suscitato la reazione indignata del fratello del giudice ucciso dalla mafia, che lo aveva definito “sciacallo”.
Dopo le polemiche, dunque, Salvini è tornato ad indossare la stessa mascherina, stavolta nell’aula bunker dell’Ucciardone, la stessa che vide celebrarsi il maxi processo voluto da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. È qui che ha presenziato all’udienza preliminare davanti al giudice Lorenzo Jannelli. L’ex capo del Viminale è accusato di sequestro di persona e di rifiuto di atti d’ufficio. È la prima tappa processuale dopo la decisione del tribunale dei Ministri che ha disposto il processo, dopo che lo scorso luglio il Parlamento ha votato a favore dell’autorizzazione a procedere del Parlamento. I fatti riguardano i 147 migranti salvati in mare aperto dalla Ong spagnola Open Arms nell’agosto del 2019. È la seconda volta in meno di un mese che l’ex ministro degli Interni si reca in Sicilia per rispondere di sequestro di persona. La scorsa volta, il 12 dicembre, era stato a Catania per il caso Gregoretti. Ma mentre la procura di Catania aveva chiesto il non luogo a procedere, il capo della procura Francesco Lo Voi, l’aggiunto Marzia Sabella e il sostituto Geri Ferrara hanno chiesto il rinvio a giudizio. Di fronte al tribunale palermitano, poi, il leader del Carroccio risponde di due accuse: oltre che di sequestro di persona infatti è accusato di rifiuto di atti d’ufficio. La difesa dell’ex vice premier di fronte al tribunale di Catania, sostenuta dall’avvocata Giulia Bongiorno, ha puntato sulla collegialità delle decisioni prese da Salvini, allora sostenute da tutto la compagine di governo, secondo quanto sostenuto dalla difesa. In questo caso però agli atti risulta anche una nota del premier Giuseppe Conte del 14 agosto del 2019, quando scrisse al leader della Lega invitandolo “ad adottare con urgenza i necessari provvedimenti per assicurare assistenza e tutela ai minori presenti sull’imbarcazione”. Bongiorno ha pero insistito: “Per la Gregoretti la nave era italiana, c’era una linea di governi, qui abbiamo una serie di argomenti in più, il contratto di governo prevedeva il contrasto all’immigrazione clandestina e quindi il governo era assolutamente compatto. In questo caso si strattava di una Ong non ha fatto elementi qualificabili come Sar e su questo il governo era compatto. Sono stati sottoscritti questi argomenti da Toninelli e dalla Trenta”. Ma agli atti della procura ci sono ben due lettere a firma del presidente del consiglio Giuseppe Conte in cui invitava Salvini a risolvere lo stallo sullo sbarco della Open Arms, nell’ultima, sul finire di agosto (dopo quindi l’exploit dell’allora ministro al Papeete), in maniera sempre più esplicita. La difesa di Salvini ha quindi prodotto oggi una nuova lettera del presidente del consiglio che proverebbe l’allineamento di Conte, sebbene si tratti di una nota del febbraio 2019, cioè di ben sei mesi prima i fatti della Open Arms.
“Stiam parlando di una nave spagnola autorizzata per avere a bordo 19 persone e che ne ha raccolte 162 – ha sottolineato invece Salvini – Una nave che disse no allo sbarco a Malta, che disse no a un porto spagnolo. Mise a rischio la salute dei 147 emigrati a bordo, due dei quali ancora in carcere per quali reati stiam cercando di capire, 40 dei quali sono scomparsi, nel senso che sono in giro per il mondo è a processo c’è un ministro che ha difeso la dignità, i confini, la sicurezza del Parse che stava rappresentando”. Accuse quelle di Salvini alle quali ha ribattuto l’avvocato dell’armatore, Arturo Angelini: “Lo sbarco a Malta non è stato mai possibile, il comandante deve tenere conto della sicurezza della nave e su questo c’è un amplissima documentazione, La Spagna era impossibile, una condizione di impossibilità a muoversi, un fatto assolutamente impossibile a determinarsi, le leggi internazionali impongono di arrivare immediatamente allo sbarco quando si sono salvate persone in mare”.