Cronaca

Vertice sulle nuove misure anti-Covid: probabile proroga al divieto di spostamento anche tra regioni gialle. Stretta sulla movida, per i bar asporto vietato dalle 18

Sull’ipotesi di zona rossa con incidenza settimanale di casi oltre i 250 ogni 100mila abitanti c’è l’opposizione di Bonaccini (presidente della conferenza delle Regioni). Lunedì 11 gennaio l’incontro governo-enti locali. Sul tavolo anche l'istituzione della zona bianca

Ulteriore proroga al divieto di spostamento tra Regioni, dopo le 18 niente più asporto per i bar, parametri più stringenti per i colori delle Regioni. Cominciano a prendere forma le nuove misure anti-Covid allo studio del governo dopo l’aumento dei contagi osservato nell’ultima settimana. Alcune ipotesi sono già trapelate nei giorni scorsi, come lo scatto automatico della zona rossa in caso di incidenza settimanale dei contagi superiore a 250 ogni 100mila abitanti. Ma dall’incontro tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i capidelegazione di maggioranza che si è svolto nel pomeriggio di domenica sono emerse alcune novità: ad esempio lo stop all’asporto serale per i bar, pensato per frenare del tutto la movida (resterebbero consentite solo le consegne a domicilio), e la proroga alle visite private per massimo due persone (esclusi under 14). Smentita, invece, l’ipotesi di mettere in zona arancione tutta l’Italia nei weekend. Si valuta poi la creazione di una zona bianca con palestre, teatri e cinema aperti, ma per definire i criteri di accesso servirà altro tempo.

All’incontro a Palazzo Chigi con il premier, Alfonso Bonafede (M5s), Dario Franceschini (Pd), Roberto Speranza (Leu) e Teresa Bellanova (Italia Viva) hanno preso parte anche il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro. Le misure verranno approvate con un doppio provvedimento: da un lato un decreto-legge, necessario per estendere lo stato di emergenza fino al 30 aprile e per varare i ristori per le categorie colpite, dall’altro un nuovo dpcm che vada a sostituire quello in scadenza il 15 gennaio. Fonti di governo spiegano però che, prima del via libera, ci si confronterà con le Regioni. L’appuntamento è fissato per le 10.30 di lunedì 11 gennaio. La tabella di marcia prevede poi che il ministro della Salute Roberto Speranza torni in Parlamento il 13 gennaio a riferire quali decisioni sono state concordate con i governatori.

Una delle incognite riguarda soprattutto la stretta ai parametri che comportano l’inserimento automatico delle Regioni in zona rossa. La proposta dell’Istituto Superiore di Sanità è già stata vagliata dal Comitato tecnico scientifico. In base all’ultimo monitoraggio, l’unica regione che andrebbe automaticamente in zona rossa in base all’incidenza settimanale dei contagi (superiore a 250 ogni 100mila abitanti) sarebbe il Veneto. Ma è a rischio anche l’Emilia Romagna, con un’incidenza attorno ai 240 casi. E altre Regioni o Province autonome – Friuli Venezia Giulia, Marche e Provincia di Bolzano – superano i 200 casi ogni 100mila abitanti. Il governatore e presidente della conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini però avverte: “Quel limite non l’ha chiesto nessuna Regione e, se volete la mia impressione, non entrerà fra quelli utilizzati per decidere la colorazione o lo spostamento delle Regioni”. Parole che sembrano preludere a un nuovo scontro con i governatori qualora Palazzo Chigi dovesse accogliere la proposta degli scienziati. “Ci confronteremo con il governo – ha aggiunto Bonaccini – e come sempre cercheremo di fare il meglio possibile“.

La stretta dovrebbe riguardare anche gli impianti sciistici: il governo sta valutando un rinvio dell’apertura della stagione, ma si attende il parere dei tecnici sulle nuove proposte che devono arrivare dalle Regioni dopo che erano state invitate ad aggiornare il protocollo di sicurezza. È pressoché certa la conferma del coprifuoco dalle 22 alle 5, mentre sono ancora oggetto di discussione i criteri per entrare nella cosiddetta “zona bianca“. Stando a quanto trapelato finora, scatterebbe nel caso di Rt inferiore a 0,5 e con un’incidenza sotto i 50 casi ogni 100mila abitanti – la soglia considerata minima per riprendere il tracciamento – e porterebbe a una riapertura praticamente totale, sempre rispettando le regole di distanziamento e usando la mascherina, di ristoranti, cinema, teatri, musei e palestre.