Un aumento dei casi e quindi la crescita di possibilità di mutazioni di Sars-Cov-2 durante la campagna vaccinale è da scongiurare. Ne è convinto Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia all’Università di Padova: se la curva sale, spiega riferendosi anche a quanto sta accadendo in Inghilterra, “crescono le possibilità di mutazioni”. E “non è una cosa buona mentre ci si vaccina: si aumenta il rischio che si generino varianti resistenti”.
Secondo il professore che gestì la prima ondata in Veneto i potenziali nuovi criteri sulle zone rosse, che potrebbero entrare nel Dpcm in vigore dal 16 gennaio, “non sono abbastanza”. Quando “si arriva a certi numeri vuol dire” che “poi avremo un numero inaccettabile di morti”, dice a The Breakfast Club su Radio Capital. Riguardo all’Italia a zone, Crisanti spiega: “Sono per misure chiare, semplici e annunciate con anticipo”.
E sulla variante inglese aggiunge: “Responsabile dei contagi in Veneto? Se così, allora bisogna fare come in Gran Bretagna: tutto chiuso e strade d’accesso per la regione bloccate”. Ma per dimostrare che i contagi sono causati dalla variante – specifica – “bisogna dimostrare che rappresenti l’80% delle mutazioni isolate e in questo momento così non è. Se in Italia dovesse imporsi la variante inglese, allora per raggiungere l’immunità di gregge bisognerebbe superare la soglia del 70% di persone vaccinate”.
Secondo lo specialista “la soglia di 250 nuovi contagi per 100mila abitanti” prospettata dall’Istituto Superiore di Sanità come limite oltre il quale ci sarebbe l’ingresso della regione in zona rossa “è un po’ troppo alta, a mio avviso”, dice all’Adnkronos Salute. “Io l’avrei abbassata a 50 casi per 100mila abitanti, lo dico sinceramente”, evidenzia l’esperto ponendosi più su una linea simile a quella seguita da altri Paesi, come l’Australia, dove subito alla comparsa di un numero non particolarmente elevato di casi è stato disposto un lungo lockdown, o come diversi Paesi orientali che stringono le misure ai primi contagi.