“Buongiorno prof!”. Sono le sei di sera, è buio, ma alla prof si dice sempre buongiorno, anche nelle tenebre più buie.
Mi volto e li vedo lì, per strada. L’istinto sarebbe quello di avvicinarmi e abbracciarli, la ragione mi impone di stare lontana il giusto. Non li vedo fisicamente da un po’, se escludiamo certi impietosi primi piani della fotocamera sfocata sui loro brufoletti adolescenti. Può essere che qualcuno sia anche più alto o forse è la mascherina che slancia, non so.
“Che fate qui?” chiedo circospetta, riconoscendo almeno un terzo della mia classe nel giro di una sola occhiata. “Niente, prof, prendiamo una cosa”. E infatti hanno in mano certi bicchieroni all’americana, di quelli col coperchietto di plastica e la cannuccia che esce. I tavolini del bar sono vuoti, ma tutt’intorno alla struttura del gazebo si appoggiano con la schiena e si attardano per due parole. Alcuni, sprezzanti del freddo alle chiappe, sono seduti su di un gradino: se lo facessi io dovrebbero ricoverarmi per ipotermia, ma loro hanno l’età dell’incoscienza.
“Ragazzi, dovreste andare, però, non è che potete stare tutti qui in mezzo alla strada, li leggete i giornali?!” dico consapevole di non essere un gendarme e di non avere per la via la stessa autorevolezza che ho nei corridoi di scuola. Fanno come a scuola, fingono di ascoltare e si sparpagliano un po’, tranne un paio che hanno voglia di parlare.
“Ma quindi, prof, lei che sa… lunedì prossimo…?”. Lei che sa. Come si ci fosse ancora qualcuno che sa; io no di sicuro.
“Vediamo cosa ci dicono, aspettiamo il decreto” rispondo cauta.
“Un altro? Che suspense, manco certe serie tv. Ma torniamo?”.
“Non lo so”.
“Ma a gruppi?”
“Forse”.
“Ma a classi alterne, o ogni classe a metà?”
“A classi alterne credo. A settimane alterne. Noi. Altre scuole non so. Vi è arrivata la circolare?”
“Prof, io non le leggo più, tanto dopo tre ore ne arriva un’altra che smentisce la precedente. E l’orario quindi cambia?”
“Dovrebbe. E’ uscito quello nuovo”.
“Un altro?”
“L’ennesimo di molti”.
“Ma poi nel secondo quadrimestre torniamo tutti, prof?”
“Spero, non so, dipende dai trasporti, se li aumentano, dai contagi, se calano. Dalle regioni, cosa decidono. Dai colori”.
“Domani che colore è?”
“Giallo. Ma poi nel weekend cambia”.
“E andare a scuola così, com’è prof?”
“Com’è? Vuota. Strana”.
“E’ diventato tutto strano, prof”.
“Ragazzi, devo tornare a casa, fa freddo. Andate anche voi, non state tutti qui”.
“Sì prof. Ah, e se non ci vediamo… ci si becca in giro!”
Ci si becca in giro. E certo. In giro sì. A scuola no.