La campagna vaccinale avviata il 23 dicembre dal ministero della Salute israeliano sta ottenendo applausi e riconoscimenti da ogni parte del mondo: con oltre il 10 per cento della popolazione cui è stata già iniettata la prima dose Israele è lo Stato che, in termini percentuali, vanta finora la maggiore copertura vaccinale.
Questo risultato è stato possibile grazie al tempestivo acquisto, all’inizio di dicembre, di otto milioni di dosi di vaccino dalla Pfizer e di altri sei milioni di dosi da Moderna, sufficienti a vaccinare sette milioni di persone.
Tuttavia, e questo non sta suscitando critiche particolari, la campagna vaccinale comprende i cittadini israeliani, i circa 600.000 coloni degli insediamenti illegali costruiti in Cisgiordania e i palestinesi residenti a Gerusalemme ma non ancora i quasi cinque milioni di palestinesi dei Territori occupati e della Striscia di Gaza che vivono di fatto sotto il controllo militare israeliano.
Invano, il 22 dicembre, 10 organizzazioni per i diritti umani avevano chiesto a Israele di includere nella campagna vaccinale i palestinesi residenti sotto controllo israeliano. Il ministero della Salute non ha ancora reso noto quante dosi verranno destinate ai palestinesi dei Territori occupati né ha stabilito quando queste verranno consegnate alle autorità sanitarie palestinesi.
Israele è l’autorità che controlla effettivamente ogni aspetto della vita dei palestinesi dei Territori occupati e della Striscia di Gaza, compresi il livello e la qualità dei servizi sanitari di cui possono beneficiare.
È bene ricordare cosa prescrive l’articolo 56 della Quarta convenzione di Ginevra a Israele: il dovere, nei territori che occupa, di “assicurare e mantenere le strutture e i servizi medici e ospedalieri, la salute pubblica e l’igiene con particolare riferimento all’adozione e all’applicazione delle misure di profilassi e di prevenzione necessarie per combattere la diffusione di malattie contagiose e di epidemie”.
Al 3 gennaio, secondo il ministero della Salute israeliano, dall’inizio della pandemia erano risultati positivi al coronavirus 435.866 israeliani e i morti erano stati quasi 3400. Alla stessa data, secondo l’Organizzazione mondiale della salute, 159.034 palestinesi dei Territori occupati e di Gerusalemme Est erano risultati positivi e i morti erano stati oltre 1600.
Le autorità palestinesi nella Cisgiordania e l’amministrazione de facto di Hamas non sono in grado di provvedere autonomamente all’acquisto e alla distribuzione dei vaccini. Potrebbero, sì, fare affidamento sui meccanismi di cooperazione globale come il Covax, ma questo forse sarà operativo solo da febbraio.
Israele pertanto deve garantire che i vaccini siano rapidamente distribuiti alla popolazione palestinese sotto il suo controllo senza discriminazione e rimuovere ogni blocco nei confronti della Striscia di Gaza che impedisca il pieno funzionamento del sistema sanitario locale.