di Roberto Severoni
Per poter giudicare i recentissimi fatti americani, secondo me occorre capire che tipo di persona sia Donald Trump e quali siano le sue capacità e i suoi difetti, che si possono desumere dalle scelte personali ed imprenditoriali passate.
Nonostante il velo che Donald ha alzato sul suo passato, sappiamo che ha gestito tre grosse attività: una legata all’edilizia, principio delle fortune del padre ereditate in seguito da lui, un’altra relativa alle scommesse in Borsa e l’ultima riguardante le fortune e la popolarità che ha accumulato durante lo show televisivo condotto per 14 anni.
È molto probabile che le prime due attività abbiano avuto alterne vicende finanziarie, soprattutto siano state gestite in maniera spregiudicata, al limite della truffa. Questo direbbe molto delle scelte personali di Donald. Il successo vero e certificato da tutti è quello conseguito con la televisione dove, oltre ad avere una presenza scenica notevole, ha dimostrato una indubbia capacità di venditore di se stesso e delle sue attività. Questa è la sua dote migliore che, insieme alla popolarità acquisita, ha reso possibile la scalata alla Casa Bianca con numeri mai visti nel primo e nel tentativo di ottenere il secondo mandato.
Sono tre le sfide che Trump ha dovuto affrontare durante il suo mandato, mettendo alla prova la sua capacità di scelta e di decisione: l’attuazione delle sue idee politiche che ne hanno decretato il successo elettorale, la risposta alle varie accuse di brogli e la gestione della pandemia. In una escalation di scelte, che lo hanno portato ad essere sempre più solo dal punto di vista politico e sempre più impopolare presso l’elettorato, si è evidenziato sempre più il suo carattere narcisista maligno, testimoniato da tweet, conferenze stampa e interviste che ne hanno sottolineato il carattere privo di empatia, manifestato tramite bugie, sottovalutazione e negazione dei rischi, disinteresse verso gli altri: insomma, un manipolatore infido e inaffidabile.
In un crescendo emotivo, culminato con la sconfitta elettorale, ha arringato l’ultimo manipolo di discepoli devoti e fedeli nell’invasione della Casa Bianca, azione politica gravissima condotta dai negazionisti. In questo ultimo colpo di coda si può condensare la sua incapacità di prendere decisioni politiche “giuste” in quanto prima ha compattato l’opinione pubblica, i democratici, i repubblicani e persino il vicepresidente a schierarsi contro di lui e poi si è giocato la possibilità di ripresentarsi in futuro e chissà cos’altro. Poteva ripresentarsi in futuro con notevoli chances, ma il suo carattere ha avuto la meglio sulla sua razionalità.
Puntualizzando che il sistema democratico, guidato da un signore che ha notevoli problemi emotivi, è riuscito a tenere salda la sua struttura, la riflessione è che in politica occorra un capitano dalle idee chiare, dai nervi saldi e da una sana moralità e non un venditore, orientato solamente al merchandising del voto ma privo della preparazione e della capacità di gestire la Cosa Pubblica.
Quando si tratterà di scegliere un rappresentante, occorrerà dargli fiducia non solo per quello che dice, ma soprattutto per i suoi comportamenti che svelano quello che è in realtà. Gli statunitensi sapevano già che tipo fosse Donald, ma hanno dato fiducia alle sue parole sottovalutando la sua personalità contraddittoria. A chi sarà attribuita la responsabilità della morte delle cinque persone coinvolte nella sommossa di Capitol Hill?