La nuova bozza di Recovery plan è stata inviata intorno alle 21.30 a tutti i ministri esattamente 24 ore prima del consiglio dei ministri decisivo di martedì 12 gennaio. Il testo, le cui linee guida sono state discusse venerdì scorso dallo stesso Giuseppe Conte con i capidelegazione, è ora nelle mani delle forze di maggioranza che dovranno studiarlo prima del voto definitivo in Cdm. E’ questo un passaggio fondamentale, soprattutto alla luce delle tensioni delle ultime settimane con Italia viva: proprio in mattinata, dopo la moral suasion del Quirinale, Matteo Renzi ha fatto sapere di essere disposto a dare il suo via libera al piano. Ma questo non basta per dichiarare archiviata la crisi e le prossime ore si preannunciano come, di nuovo, decisive.
A confermare l’invio del nuovo testo è stato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri che, su Twitter, ha annunciato di aver consegnato il documento al presidente del Consiglio: “In oltre 170 pagine sono esposte le strategie, i progetti, le risorse per far ripartire l’Italia. Ora nel governo, in Parlamento e nel Paese si apre la fase di analisi, miglioramento, decisione”, si legge. La struttura e la spartizione di fondi è in larga parte confermata rispetto a quanto deciso nell’ultimo confronto di venerdì scorso, fatto salvo per alcune variazioni che sembrano essere comunque un segnale di distensione nei confronti di Italia Viva. Risultano infatti leggermente aumentati i fondi per istruzione (circa mezzo miliardo in più) e digitalizzazione, ma anche per l’agricoltura, cara alla ministra Teresa Bellanova, che passa da 5,5 a 6,3 miliardi. Salgono anche a 7,1 miliardi le risorse destinate alle politiche del lavoro.
Un altro nodo – ancora da sciogliere – riguarda la governance del Recovery, la cui definizione viene di nuovo rinviata: “Il governo, sulla base delle linee guida europee per l’attuazione del Piano – si legge nel testo che arriverà domani in consiglio dei ministri -presenterà al Parlamento un modello di governance che identifichi la responsabilità della realizzazione del Piano, garantisca il coordinamento con i ministri competenti a livello nazionale e gli altri livelli di governo, monitori i progressi di avanzamento della spesa”. Si tratta dell’unico riferimento alla questione contenuto nel Piano.
171 pagine per 310 miliardi – Il testo, riferisce l’agenzia Ansa, è salito precisamente a 171 pagine. Il Piano nazionale di rilancio e resilienza si articola in sei missioni, 16 Componenti funzionali, 47 Linee di intervento per progetti omogenei e coerenti. Il documento promette di spendere subito, nel 2021, 25 miliardi di euro per gli obiettivi individuati e aumenta le risorse per i due importanti capitoli di istruzione e digitale. Ai 222,9 miliardi (144,2 per nuovi interventi) previsti imbarcando anche i fondi per la coesione, vengono poi aggiunti i soldi della programmazione di bilancio 2021-26. Il totale sale così a 310 miliardi. Una massa enorme dalla quale il governo si aspetta una “svolta per l’Italia nella programmazione e attuazione degli investimenti” per un Paese che intende essere “protagonista del rinascimento europeo”.
I 6 macro capitoli – Come già anticipato il 7 gennaio scorso, la nuova bozza messa a punto dal governo prevede per il settore sanitario quasi 20 miliardi di risorse: ovvero 19,72 miliardi, 5 in più rispetto ai 14,5 (comprensivi dei soldi per ristrutturare gli ospedali) che risultavano in precedenza. Di questi 7,9 miliardi vanno per ‘Assistenza di prossimità e telemedicina’ e 11,82 per ‘Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria’. Se la sanità a un posto primario, tre sono gli assi strategici del progetto: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale – ma tre sono alcune priorità trasversali a molti progetti sui quali il governo intende porre l’attenzione: le donne, i giovani, il Sud. Il primo dei sei macro capitoli rimane quello della rivoluzione verde e transizione ecologica con 68,9 miliardi. Poi, sono previsti 46,18 miliardi per la digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (che “recupera” rispetto ai 45,86 previsti nella bozza precedente), 31,98 miliardi vanno alle infrastrutture per una mobilità sostenibile, 28,46 miliardi per l’istruzione e la ricerca, 21,28 miliardi per l’inclusione e la coesione. Infine, come già detto, 19,72 miliardi per la sanità.
Le variazioni: digitale e scuola – Rispetto all’ultimo documento su cui si erano confrontati i partiti solo qualche giorno fa, si scopre che aumentano leggermente le risorse per il capitolo istruzione e ricerca (da 27,91 a 28,49 miliardi) e quelle per la digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (da 45,86 a 46,18 miliardi). In particolare, per quanto riguarda le scuole, si prevedono investimenti nelle infrastrutture (cablaggio, laboratori, aule didattiche) e altri interventi per un totale di 15,4 miliardi. Nel capitolo digitalizzazione rientrano invece anche i 4,2 miliardi (di cui 1,1 già stanziati per progetti in essere) per banda larga, 5G e monitoraggio satellitare. Sono 1,25 i miliardi stanziati per ‘Infrastrutture digitali e cybersecurity‘, si legge sempre nella bozza. Non sembrerebbe però nominato il Centro nazionale sulla cybersecurity che aveva sollevato le critiche dei renziani, ma anche del Pd.
Le variazioni: agricoltura e lavoro – Non cambiano le somme cumulate degli altri capitoli: 68,9 miliardi per la Rivoluzione Verde e Transizione ecologica, 31,98 miliardi per le infrastrutture per una mobilità sostenibile, 21,28 miliardi per l’inclusione e la coesione. Al loro interno però ci sono altri ritocchi. Attenzione all’agricoltura, per esempio: ci sono 6,3 miliardi (invece che 5,5) per la voce “agricoltura sostenibile ed economia circolare”. Altrettanto importante per Italia Viva anche il capitolo famiglia che compare con oltre 30 miliardi della programmazione di bilancio al 2026, volti a finanziare l’assegno unico a partire da quest’anno. Si dichiara “soddisfatta” anche la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, commentando i 7,1 miliardi destinati alle politiche del lavoro. Guardando invece alle risorse destinate alle infrastrutture, ci sono ben 28,30 miliardi per l’Alta velocità ferroviaria e la manutenzione stradale, mentre altri 3,68 riguardano intermodalità e logistica integrata.
Le riforme – Il Pnrr, il Piano nazionale di rilancio e resilienza, verrà accompagnato da una serie di riforme per “rafforzare l’ambiente imprenditoriale, ridurre gli oneri burocratici e rimuovere i vincoli che hanno rallentato gli investimenti”. Quindi vengono citati alcuni interventi: dalle riforma della concorrenza, della giustizia, del mercato del lavoro e del fisco, in particolare dell’Irpef. L’obiettivo è “la riduzione delle aliquote effettive sui redditi da lavoro, dipendente ed autonomo, in particolare per i contribuenti con reddito basso e medio-basso, in modo da aumentare il tasso di occupazione, ridurre il lavoro sommerso e incentivare l’occupazione delle donne e dei giovani”. “Next Generation EU è una svolta europea. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza richiede una svolta italiana, nella programmazione e nell’attuazione degli investimenti, che segni una discontinuità decisiva per lo sviluppo sostenibile, la digitalizzazione e l’innovazione, la riduzione dei divari e delle diseguaglianze”. Così il governo presenta il Piano Recovery. L’Italia “intende essere protagonista di questo Rinascimento europeo, attraverso il rilancio degli investimenti pubblici e privati e con riforme volte a rafforzare la capacità e l’efficienza delle istituzioni”.
Quest’anno 25 miliardi – Nel 2021 saranno utilizzate risorse del Next Generation Eu per 24,9 miliardi di euro. Emerge da una delle tabelle contenute nella bozza del Pnrr: dal Recovery saranno impiegati 18 miliardi (10 di sovvenzioni e 8 di prestiti), del React EU 6,3 miliardi, 0,3 miliardi del Fondo per lo sviluppo rurale, 0,1 del Just Transition Fund e 0,2 di altri programmi. Si tratta, viene specificato, di stime preliminari i cui importi “potrebbero variare in conseguenza dei negoziati in corso” con la Commissione Ue.