Introdurre un salario minimo potrebbe “generare un impatto macroeconomico positivo” senza avere “effetti negativi sull’occupazione”. Parola del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, intervenuto in audizione alla commissione Politiche dell’Unione europea del Senato sulla proposta di direttiva europea in materia. E mentre in Italia le proposte di legge per introdurlo languono. In questo contesto macroeconomico e seguendo un filone di ricerca economica keynesiana, secondo Tridico, “nelle economie avanzate salari più alti, e non salari più bassi, potrebbero aumentare la produttività, perché agirebbero come stimolo per investimenti capital intensive; innescherebbero le leve distributive della crescita attraverso l’espansione della domanda aggregata; aumenterebbero l’impegno e l’efficienza dei lavoratori sul luogo di lavoro in quanto, secondo la teoria dei salari di efficienza, i bassi salari sono spesso accompagnati da insicurezza e scarsi incentivi per i dipendenti”. Inoltre, avere un unico salario minimo di riferimento, facilmente identificabile, permetterebbe a imprese, lavoratori e consulenti di verificare l’adeguatezza dei salari ricevuti.
Per i lavoratori i vantaggi sono noti: se la soglia fosse fissata a 8 euro l’ora, al netto delle mensilità aggiuntive, l’intervento riguarderebbe il 13,8% dei dipendenti privati, circa 1,8 milioni di lavoratori. Se invece venisse fissata a 9 euro l’ora incluse le mensilità aggiuntive, sarebbero coinvolti circa 2 milioni di dipendenti privati, pari a circa il 14,8% del totale. La misura sposterebbe in aggregato sulla quota lavoro circa 4-5 miliardi di euro (a seconda della scelta dell’importo) e il costo del lavoro complessivo per le aziende lieviterebbe di 6,176 miliardi perché oltre ai 4,6 miliardi di retribuzione lorde in più ci sarebbero 1,613 miliardi di contributi sociali in più. Secondo studi recenti di economisti citati dal presidente Inps circa il 75% dei costi economici dell’introduzione del salario minimo sarebbe trasferito sui consumatori con un effetto redistributivo a favore dei lavoratori a basso salario. Ma ci sarebbero effetti positivi anche “per la finanza pubblica, con un incremento di gettito che potrebbe servire a defiscalizzare una parte del costo della Naspi a carico delle imprese (l’1,61% corrisponde a 4 miliardi)”.
Per quanto riguarda lo scenario europeo, il presidente dell’Inps ha illustrato un quadro in cui emergono due gruppi di Paesi: da una parte gli Stati con importi superiori ai 10 euro (Francia, Olanda, Irlanda, Belgio, Germania e Regno Unito, e Lussemburgo, unico a superare i 12 euro). Dall’altra Paesi con importi prossimi o inferiori a 5 euro, come la Spagna, la Grecia, e i paesi dell’Est europeo. Con l’introduzione del salario minimo ci sarebbero effetti positivi anche “per la finanza pubblica, con un incremento di gettito che potrebbe servire a defiscalizzare una parte del costo della Naspi a carico delle imprese (l’1,61% corrisponde a 4 miliardi)”.
Inoltre, secondo alcuni studi riferiti agli Stati Uniti citati da Tridico, un aumento di un dollaro di salario minimo ha un effetto di una riduzione tra il 3,4% e il 5,9% del tasso di suicidi nella classe di età tra i 18 e i 64 anni fra i non laureati. “L’aumento di 1 dollaro del salario minimo – nota ancora Tridico – aumenta del 10% la probabilità di un bambino di essere in uno stato di salute eccellente e diminuisce del 25-40% la probabilità di assentarsi da scuola per problemi di salute”. Per questo – sottolinea – l’introduzione di un salario minimo in Italia porterebbe benefici in termini di qualità della vita, di efficienza sul posto di lavoro e di benessere, assieme a una riduzione del gender gap.