Cronaca

Sicilia in zona arancione ma i sindaci chiedono più restrizioni. Orlando: “Tutta l’isola sia rossa”. A Messina De Luca chiude tutto

La Regione secondo i criteri fissati dall’Iss avrebbe dovuto essere in zona gialla, ma è stato lo stesso governo regionale su indicazione del comitato scientifico a chiedere maggiori restrizioni, così che da Roma è stato concesso l’arancione. Ma ora è il primo cittadino del capoluogo siciliano a chiedere ancora di più: "Siamo di fronte al dilagare dell'epidemia". Nella città sullo Stretto, invece, l’incertezza viaggia a suon di dirette facebook del primo cittadino dello Stretto – che così ha comunicato le nuove disposizioni – e di richieste di revoca

Sicilia in zona rossa”. Questo invoca il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, proprio quando è appena iniziata la fase arancione. L’isola secondo i criteri fissati dall’Iss avrebbe dovuto essere in zona gialla, ma è stato lo stesso governo regionale su indicazione del comitato scientifico a chiedere maggiori restrizioni, così che da Roma è stato concesso l’arancione. Ma ora è il primo cittadino del capoluogo siciliano a chiedere ancora di più: “Siamo di fronte al dilagare dell’epidemia, spinto anche da comportamenti irresponsabili di tanti – ha sottolineato Orlando -. Oggi (domenica 10 gennaio, ndr) si è registrato un ulteriore aumento dei contagi e, fatto ancor più preoccupante, un indice di positività che sfiora il 20%, con gli ospedali e i Pronto soccorso prossimi alla saturazione. Prima che sia troppo tardi, prima che si contino in Sicilia migliaia di morti, torno a chiedere al Governo nazionale di dichiarare la nostra regione Zona Rossa, individuando le necessarie misure per sostenere economicamente chi sarà inevitabilmente danneggiato”.

A Messina il sindaco Cateno De Luca nei giorni scorsi ha chiesto l’istituzione della zona rossa per la città sullo Stretto, concessa dal governatore Nello Musumeci e in vigore da lunedì 11 gennaio. Attualmente, infatti, la città dello Stretto è l’unico capoluogo di provincia in zona rossa, mentre il resto dell’Isola è arancione. Una zona rossa che è perfino più ristretta rispetto al lockdown nazionale dello scorso marzo: De Luca, infatti, ha firmato nella notte un’ordinanza che da venerdì 15 prevede la chiusura perfino degli alimentari. “Si tratta, chiaramente, di limitazioni incompatibili con le primarie ed irrinunciabili esigenze di ordine sociale”, ha detto l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, chiedendo al sindaco di Messina di rettificare l’ordinanza. E pare aprirsi una nuova partita tra sindaci e governo regionale. Orlando non si è infatti rivolto soltanto all’esecutivo centrale perché istituisca la zona rossa in tutta la Sicilia, ma ha chiesto anche al “Presidente Musumeci di provvedere a dichiarare Zone Rosse tutti i capoluoghi, che sono quelli più esposti, come dimostrano i dati di Catania, Messina, Palermo e Siracusa”.

Una richiesta che non è stata formalizzata, sottolineano dall’assessorato. Mentre dagli uffici del sindaco ribattono che non è necessaria nessuna richiesta ufficiale da parte del primo cittadino. Un braccio di ferro sulle restrizioni che rende sempre più incerta la popolazione. “Dovevamo sposarci dopodomani, soltanto oggi abbiamo saputo che è stato tutto annullato: avevamo tutto pronto”, racconta Giacomo Anselmo che unirsi con la sua Rossella mercoledì con cerimonia civile. L’incertezza regna, infatti, sovrana sullo Stretto dove l’ordinanza del sindaco di Messina prevede la chiusura di tutti gli uffici pubblici, così che tutti i promessi sposi lunedì mattina sono stati avvertiti dagli uffici dell’annullamento delle unioni. Questo succede nella terza città siciliana, ma l’isola diventerà integralmente rossa? “Secondo i criteri fissati dall’Istituto superiore di sanità, la situazione attuale non richiede un ulteriore inasprimento”, spiega Renato Costa, del comitato tecnico scientifico siciliano e commissario Covid per la provincia di Palermo: “Gli ospedali hanno ancora un margine di accoglienza che non ci allarma. Di certo, però, l’incremento c’è stato e da quello che ci riferisce chi viene a fare il tampone, è senza dubbio frutto delle cene familiari: è in casa che ha viaggiato il contagio, ulteriori restrizioni all’esterno potrebbero non avere l’effetto sperato ma queste sono valutazioni che spettano ad altri”. Intanto, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità sono 12.250 i positivi registrati in Sicilia dal 21 dicembre al 3 gennaio, con un’incidenza di 246,56 su 100 mila abitanti. Un’incidenza che pone l’isola come sesta regione italiana per incremento nei 15 giorni.

“Palermo è sold-out: i nostri medici nei pronto soccorso ci dicono che non hanno più possibilità di ricoverare”, sostiene Angelo Collodoro vice segretario regionale dell’unione sindacale di medici Cimo. “Se i posti di Terapia intensiva in Sicilia fossero davvero 813 con 208 ricoverati ed altri 196 attivabili, come risulta dai dati Agenas – sottolinea Collodoro -. E se i posti liberi ordinari fossero davvero 4177 con 1265 ricoverati ed a Palermo siamo già con posti letto Covid soldout, la domanda che sorge spontanea è: ma è possibile che la pandemia abbia falcidiato solo i posti della città di Palermo?”. “Non è quanto risulta a noi, gli ospedali palermitani non sono al completo”, risponde però Costa.

Intanto dall’altro lato dell’isola, l’incertezza viaggia a suon di dirette facebook del primo cittadino dello Stretto – che così ha comunicato le disposizioni – e di richieste di revoca. L’ultima quella del gruppo consiliare del Pd che ha già protocollato la richiesta di revoca dell’intera ordinanza sindacale, mentre il consigliere Alessandro Russo aveva già inviato un esposto al prefetto chiedendo la rettifica degli articoli in contrasto col Dpcm del 3 dicembre del 2020. E al prefetto si sono rivolti anche i consiglieri del M5s, per “verificare la congruenza e la conformità dell’ordinanza sindacale col Dpcm”. Secondo quanto previsto dall’ordinanza di De Luca, infatti, non resteranno aperti neanche i supermercati. “Un evidente errore di trascrizione, altrimenti siamo alla follia”, sottolinea Russo. L’ordinanza del sindaco – al netto degli errori – prevede la chiusura pure degli esercizi ritenuti essenziali dal Dpcm di Conte, che per la zona rossa prevede comunque l’apertura di alcuni negozi, come librerie, ottiche e negozi di informatica.

Tutto chiuso, invece, a Messina, dove dal 3 dicembre si è registrato un incremento del 34 per cento dei contagi: “Una situazione molto critica”, conferma il commissario Covid, Carmelo Crisicelli. Numeri che sono cresciuti in particolar modo da quando l’assessorato alla Salute ha deciso di commissariare l’Asp di Messina, lo scorso 17 dicembre, e di avviare una commissione d’inchiesta sulla gestione pandemica sullo Stretto. “Prima eravamo in 12, poi siamo stati in 200 a lavorare, di certo c’è stato modo di spacchettare meglio i compiti”, ha sottolineato Crisicelli, che ha da poco firmato la chiusura della quinta Rsa, le ultime due solo negli ultimi due giorni, mentre si appresta a chiudere anche la Casa di Cura Cot. Un incremento che ha fatto scattare la zona rossa lì dove i posti Covid sono 50, estendibili a 75 al Policlinico, 40 all’ospedale Papardo e 15 ancora da creare al Piemonte, di questi è già occupato il 70 percento. Mentre sono occupati per l’80 per cento e sono soltanto 19 i posti di terapia intensiva in tutta la provincia di Messina: 12 al Polclinico, 7 al Papardo e nessuno a Barcellona, dove erano stati finanziati 10 posti, mai realizzati, situazione ora al vaglio della procura che ha aperto un’inchiesta. Procede invece a rilento lo screening degli 8 mila che vivono nelle baracche messinesi, per la riluttanza a farsi tamponare. Nei giorni scorsi a Giostra, in uno dei rioni più degradati della città erano stati riscontrati 7 contagi. La condizione di vita insalubre nelle baracche ha spinto ad intervento immediato: i 7 ma anche i loro contatti sono stati tutti trasferiti dalle baracche all’Holiday Inn, trasformato in Covid Hospital, di Trappitello, ovvero a Taormina.