La società americana che gestiva il deposito di prodotti per i supermercati ex Sma-Auchan, il 30 giugno ha chiuso definitivamente i battenti dopo la decisione di Conad, subentrata al gruppo italo-francese, di non servirsi più di quell'hub alla periferia del capoluogo marchigiano. Per i 95 dipendenti, a fine anno, è scaduta la cassa integrazione e sono entrati in regime Naspi
“Auguriamo a te e alla tua famiglia un periodo di vacanza indimenticabile. Buone vacanze”. Firmato Malcolm Wilson, Ceo della Xpo Logistics. Nessun dubbio sul fatto che i 95 dipendenti della società che per oltre cinque anni ha gestito il deposito di prodotti per super ed ipermercati ex Sma-Auchan alla periferia sud di Ancona abbiano trascorso vacanze indimenticabili. Le ultime come dipendenti della società americana che il 30 giugno scorso ha chiuso definitivamente i battenti dopo la decisione di Conad, subentrata al gruppo italo-francese, di non servirsi più di quel deposito alla periferia del capoluogo marchigiano.
Il 31 dicembre l’avventura dei lavoratori si è conclusa definitivamente con la cessazione della cassa integrazione e l’inizio, da Capodanno, della Naspi (Nuova assicurazione sociale per l’impiego), in sostituzione della mobilità, per due anni: si parte con lo stipendio all’80% e si va a scalare fino al 40-50% degli ultimi mesi.
Il biglietto d’auguri ricevuto via posta tra la vigilia di Natale e la fine dell’anno da tutti gli ormai ex dipendenti ha scatenato critiche, anche perché non era mai successo prima che la Xpo inviasse un messaggio caloroso ai suoi dipendenti, l’augurio di un sereno Natale in famiglia: “Quando ho aperto la busta contenuta nella cassetta delle poste non riuscivo a credere ai miei occhi – sottolinea imbarazzato Graziano Braconi, 58 anni, 36 dei quali trascorsi al lavoro dentro quel capannone dell’area industriale Baraccola prima sotto Rinascente, poi Sma, Sma-Auchan e infine Xpo – Mai la direzione ci aveva inviato alcuna comunicazione via posta ordinaria, tanto meno biglietti di auguri. Ironia della sorte, la Xpo lo ha fatto proprio nell’anno e nel periodo in cui la nostra storia lavorativa è terminata con tanto amaro in bocca. Una beffa oltre al danno. Ecco, sbigottimento e amarezza sono i sentimenti che ho provato. La prima reazione dopo aver letto il contenuto di quell’assurdo biglietto d’auguri è stata quella di stracciarlo, ridurlo a pezzettini per la rabbia. Poi ha prevalso il buonsenso e ho deciso di tenerlo. Forse ad inviarci quel biglietto è stata un’agenzia che non ha tenuto conto di cosa fosse accaduto, in fondo noi siamo e siamo sempre stati soltanto numeri”.
La frase riportata ad inizio articolo è la parte conclusiva del messaggio pubblicato su quel biglietto augurale inviato da Xpo a tutti i suoi dipendenti in decine di sedi in Italia e nel mondo chissà da quale agenzia di comunicazione. Nel corpo del testo ci sono particolari agghiaccianti considerando come si è conclusa poi la vicenda: “Con l’avvicinarsi della fine dell’anno – scrivono Wilson, il Ceo Europe, con la controfirma di Ube Gaspari, Managing Director Supply Chain Italy, e di Emmanuelle Bonmarchand, Managing Director Transport Italy, a tutti e 95 i dipendenti – vogliamo ringraziarti sinceramente per come hai affrontato le sfide senza precedenti del 2020. Abbiamo raggiunto un livello di servizio per il supporto dei tuoi colleghi e dei nostri clienti che durerà ben oltre la pandemia. Grazie per far parte del fantastico team di Xpo”. Toccante lo slogan scelto per la copertina del biglietto: sullo sfondo 42 foto di operatori della società al lavoro e in primo piano la scritta a caratteri ampi: “Ti siamo riconoscenti!”.
Il servizio e il supporto non sono durati troppo oltre la pandemia di coronavirus visto che il 30 giugno, di fatto, il deposito ha smesso di essere operativo. Una vicenda sanguinosa all’interno di una vertenza sindacale difficile: “Il 19 novembre scorso la storia con Xpo si è conclusa con un accordo di incentivazione all’esodo per quei lavoratori – spiega Selena Soleggiati, segretario regionale Fisascat Cisl che da anni si occupa di tutto il settore – L’azienda ha proposto delle ricollocazioni fuori regione, ma soltanto in tre hanno accettato per posti di lavoro a Colleferro, vicino Roma, e a Bologna. In altri casi lo spostamento era davvero improponibile. Abbiamo anche attivato un tavolo istituzionale per cercare altre realtà produttive del sistema in grado di riassorbire qualche unità, ma nulla si è mosso. La stessa Conad non ha inserito nei suoi punti vendita neppure uno dei lavoratori licenziati”.