“Renzi? Non capisco cosa voglia, a meno che non abbia sulle palle il presidente del Consiglio e lo voglia sostituire con qualcun altro. È una cosa assolutamente legittima, purché la dica. Oggi fa addirittura finta di essere stato cacciato, facendo esattamente come Salvini al Papeete che, dopo aver buttato giù il governo Conte Uno, disse che lo avevano mandato via”. Così, a “Dimartedì” (La7), il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, commenta le ultime tensioni innescate da Italia Viva e dal suo leader Matteo Renzi nel governo.
Travaglio aggiunge: “C’è una piccola pattuglia di guastatori che da un mese provoca e lancia questa minaccia che ormai è quasi diventata una speranza: ‘Ritiriamo le nostre due ministre’. E ritirale. Scopriamo anche che questo partitucolo, che si fa chiamare ‘vivo’ ma forse è un eufemismo chiamarlo così, se ne vuole andare. Pazienza. A un certo punto, è evidente che un governo, in una fase come questa, non può vivere sotto ricatto per mesi e mesi. Se questi se ne andranno, verranno salutati”.
E spiega: “L’impressione è che ci sia un problema personale con Conte. Quando ha chiesto cose di merito, e cioè spostare voci nel Recovery Plan, immediatamente i ministri Amendola e Gualtieri hanno rimesso mano e hanno tenuto conto di alcune delle tante richieste di Italia Viva. All’interno di un governo si fa così. Invece in questo momento c’è uno che dice: ‘O prendete tutto o prendete niente’. Poi tira fuori il Mes – continua – che non è all’ordine del giorno perché ci hanno già detto che non abbiamo problemi di cassa e comunque non avrebbe la maggioranza di voti a favore in Parlamento. Poi il ponte sullo Stretto, che lo stesso Innominabile in tv l’altra sera ha detto che non c’entra niente col Recovery Plan. E non solo: nella riunione di lunedì una ministra renziana ha addirittura parlato dei porti di Trieste e di Trento, come se ci fosse il mare a Trento”.
Il direttore del Fatto chiosa: “Lo ha detto Massimo D’Alema l’altro giorno: in questo momento Conte è il politico più popolare d’Italia e quell’altro il più impopolare. E’ questo il peccato originale di Conte: essere molto, molto, molto più popolare. In più, quell’altro ha perso un referendum nel 2016 e si è giocato la carriera, questi invece hanno appena vinto un referendum. Il suo ex partito, da quando se n’è andato lui, sta addirittura meglio perché ha superato il 20%. Lui è sempre lì col 2% e si illude che, buttando giù questo governo e rimettendosi a dare le carte, potrà ottenere chissà che cosa. Sono tutti falsi problemi per nascondere quelli che non stanno venendo fuori, ma che sono i veri problemi. Cioè meschinerie personali“.